Edmund Husserl: la Fenomenologia
Edmund Husserl: cos'è la Fenomenologia, letteralmente "lo studio di ciò che appare". Spiegazione schematica della corrente filosofica
Genesi e natura della Fenomenologia
La “Fenomenologia” rappresenta – secondo Heidegger – un concetto di metodo che consiste nel ritornare alle cose stesse e porre a fondamento della filosofia dati indubitabili che resistono alla messa in discussione operata da parte dell’Epochè per giungere al “residuo fenomenologico” rappresentato dalla coscienza la cui esistenza è immediatamente evidente.
Fenomenologia come descrizione delle essenze eidetiche
Le cose e i fatti si presentano alla coscienza in modi tipici rappresentati dalle essenze eidetiche. La Fenomenologia è “scienza di essenze” (o “idee essenziali”).
Il fenomenologo:
- non analizza questa o quella norma morale, ma vuole comprendere perché essa è morale e non giuridica o comportamentale;
- assume l’atteggiamento di “spettatore disinteressato” per riuscire ad intuire e a descrivere quell’universale per cui un fatto è proprio quello e non un altro.
La Fenomenologia:
- non è analisi scientifica
- non è analisi psicologica
- non manipola dati di fatto, ma essenze
- non studia fatti particolari, ma idee universali
È, pertanto, una scienza stabilmente fondata che analizza e descrive le essenze.
Fenomenologia: direzione idealistica e realistica
La coscienza è:
- intenzionale
- trascendentale (significa, come per Kant, quello che è nella nostra coscienza in quanto a priori indipendentemente dall’esperienza)
Il fenomenologo analizza i modi tipici con cui la coscienza si presenta: indaga su quello che essa intende per amore, religiosità, giustizia.
La Fenomenologia può, perciò, imboccare due strade:
- “Idealistica”: le essenze degli oggetti, delle istituzioni e dei valori sono posti dalla coscienza (Husserl)
- “Realistica”: sono oggettivamente dati e, come tali, intuiti dal fenomenologo.
I principali esponenti del vasto movimento fenomenologico, decisivo nell’ambito della filosofia contemporanea, sono:
- Hartmann
- Heidegger
- Sartre
- Marcel
- Alcuni seguaci di Husserl
Fenomenologia: origini
Husserl, padre della Fenomenologia, si ispira a Bernhard Bolzano e a Franz Brentano.
Bolzano, matematico e filosofo della prima metà dell’Ottocento, ha elaborato la dottrina della “proposizione in sé” e della “verità in sé”:
- la “proposizione in sé” è il significato logico di un enunciato indipendentemente dal fatto che esso sia pensato o espresso e fa parte di un mondo logico-oggettivo
- la “verità in sé” è data da qualsiasi proposizione valida, indipendentemente dal fatto che essa sia o non sia pensata o espressa.
Brentano, prete cattolico vissuto anch’egli nella seconda metà dell’Ottocento, ha scritto la “Psicologia dal punto di vista empirico”.
Sostiene che:
- la coscienza è intenzionale poiché i fenomeni psichici si riferiscono sempre ad altro.
- I fenomeni psichici sono distinti in tre classi
- rappresentazione ( l’oggetto è puramente presente)
- giudizio (l’oggetto viene affermato o negato)
- sentimento (l’oggetto viene amato o odiato)
Edmund Husserl
Husserl nasce in Moravia nel 1859.
Studia matematica a Berlino e si laurea nel 1883. Nel 1891 pubblica “La filosofia dell’aritmetica”.
Nel 1901 viene nominato professore di filosofia all’università di Gottingen. Nello stesso anno pubblica le “Ricerche logiche”.
Del 1911 è la “Filosofia come scienza rigorosa” e del 1913 le “Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica”.
Dal 1916 al 1928 insegna a Friburgo.
Viene ostacolato, in quanto ebreo, dal regime nazista e non può, pertanto, proseguire la sua attività di docenza in qualità di emerito.
Nel 1929 pubblica “La logica formale e la logica trascendentale” e nel 1931 le “Meditazioni cartesiane”.
Muore nel 1938 lasciando molti scritti inediti che, salvati durante la guerra, saranno raccolti in parecchi libri, il più importante dei quali è “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale”.
L'intuizione eidetica
Secondo Husserl vi sono due tipi distinti di proposizioni:
- proposizioni universali e necessarie: sono condizioni che rendono possibile una teoria e sono dovute all’intuizione di un’ essenza;
- proposizioni che si ottengo induttivamente dall’esperienza: sono dovute all’intuizione di un dato di fatto.
La nostra conoscenza inizia con l’esperienza di “dati di fatto”: un fatto è ciò che accade “hic et nunc” (qui ed ora), è contingente ( potrebbe esserci o non esserci).
Quando un fatto si presenta alla coscienza, noi in esso cogliamo un’essenza: questa è il “quid” (= che cosa) di cui questo fatto è un caso particolare, è il modo in cui i fenomeni si manifestano.
Per gli Empiristi si astraggono le essenze paragonando cose simili: ad esempio, paragonando più triangoli si astrae l’idea o essenza di “triangolo”.
Per Husserl, invece, già nel singolo dato di fatto noi cogliamo un’ essenza: ad esempio “questo” suono di pianoforte è qui ed ora, con queste caratteristiche contingenti; in esso noi cogliamo l’essenza “suono”.
Vengono individuati, pertanto, due tipi di intuizione:
- Intuizione che ci permette di cogliere i fatti singoli
- “Intuizione eidetica” o “Intuizione dell’essenza”: è la conoscenza delle essenze.
Solo i fatti singoli sono reali, le essenze sono concetti universali, cioè oggetti ideali che permettono di classificare i singoli fatti.
Ontologie regionali e ontologia formale
La Fenomenologia – secondo Husserl – è:
- “scienza dei fenomeni”
- “scienza di essenze”
Non è “scienza di dati di fatto”: descrive, infatti, i modi in cui i fenomeni si presentano alla coscienza, ovvero le essenze.
La Fenomenologia studia le essenze dei dati di fatto, cioè gli universali intuiti dalla coscienza quando i fenomeni le si presentano. L’intuizione delle essenze che avviene quando - descrivendo un fenomeno che appare alla coscienza - prescindiamo dall’esperienza, viene definita “riduzione eidetica”.
Viene, inoltre, introdotto dal filosofo il “metodo della variazione eidetica”: è il metodo per mezzo del quale si giunge alle essenze che sono invarianti. Ad esempio, per spiegare un concetto, si utilizza un’immagine introducendo varianti nelle sue proprietà fino al punto in cui, qualora si variasse ulteriormente, si snaturerebbe il concetto stesso.
Le essenze che si presentano alla coscienza posso anche essere, oltre a percezioni, desideri, speranze o ricordi.
Husserl giustifica la “Logica” e la “Matematica” mediante la distinzione tra:
- il fatto, che è un “questo”
- l’essenza, che è un “quid”
Le proposizioni logiche e matematiche sono rapporti tra essenze, pertanto:
- sono giudizi universali e necessari
- non si fondano sull’esperienza
La Fenomenologia, riferendosi alle essenze ideali, permette di studiare e descrivere le “ontologie regionali” che sono:
- natura
- società
- morale
- religione
Studiare tali ontologie ha come scopo il cogliere le essenze, cioè i modi con cui si manifestano alla coscienza i fenomeni morali o religiosi.
Alle “ontologie regionali” si contrappone l’”ontologia formale” da identificarsi con la logica.
Intenzionalità della coscienza
Caratteristica fondamentale della coscienza è “l’intenzionalità”. La coscienza è sempre “coscienza di qualche cosa” vi sono pertanto:
- soggetto: è l’io capace di atti di coscienza (es. ricordare)
- oggetto: è ciò che si manifesta in questi atti (es. paesaggio)
L’”aver coscienza” è la “noesi”.
Ciò di cui si ha coscienza è il “noema” che si distingue in:
- fatti
- essenze
L’oggetto a cui la coscienza si riferisce non è detto che esista realmente fuori del soggetto. Ciò che conta è descrivere quello che si manifesta nella coscienza: il fenomeno. Esso:
- non è l’apparenza contrapposta alla cosa in sé.
- è manifestazione della vera essenza delle cose
- è ciò che appare alla coscienza, l’intuizione immediata, la “forma eidetica”, ossia la pura idea
- permette alla coscienza di intuire l’essenza della realtà.
Per Kant, invece, il fenomeno è la rappresentazione apparente della realtà perché, al di là di esso, si cela il “noumeno”, cioè la “cosa in sé” nascosta e inaccessibile.
Epochè o riduzione fenomenologica
L’obiettivo della Fenomenologia è “andare alle cose”. Husserl propone, pertanto, come metodo filosofico l’Epochè o “riduzione fenomenologica”. Si tratta di un termine usato dagli Scettici greci per indicare la sospensione del giudizio: consiste nel mettere da parte l’esistenza dell’oggetto intuito, del soggetto intuente, le scienze che rielaborano le sensazioni delle cose (empirismo) e le percezioni dello spirito umano (psicologia). Il residuo di tale processo è il “fenomeno”, ovvero ciò che appare alla coscienza. Non può porsi a fondamento di una filosofia rigorosa, poiché alla base di quest’ultima deve esserci solo ciò che è indubitabilmente evidente. In ultimo, ha lo scopo di attingere ad una fonte di certezza rappresentata dalla coscienza, dalla soggettività.
La coscienza:
- è quella realtà che costituisce il mondo e non manca di nulla per esistere
- resiste alla messa in discussione da parte dell’Epochè
- è la realtà a cui si manifesta tutto ciò che appare
- è la realtà più evidente e assoluta
La crisi delle scienze europee e il Mondo della vita
“La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale” è l'ultima opera di Husserl pubblicata postuma nel 1954.
Il filosofo critica le scienze positive che, nella seconda metà dell’Ottocento, trionfarono provocando un allontanamento dell’uomo dai problemi decisivi per la sua esistenza. Critica poi il “naturalismo” e l’”oggettivismo”, secondo cui l’unica vera realtà è quella descritta dalle scienze a partire da Galileo e da Cartesio.
Le scienze, infatti, non affrontano i veri problemi riguardanti il senso e il non-senso dell’esistenza umana, quelli veramente scottanti a causa dei quali l’uomo si sente in balia del destino.
Il dramma dell’epoca moderna ha avuto inizio con Galileo che considerava come vita concreta la dimensione fisico – matematica della vita stessa. La filosofia, invece, pur riconoscendo la funzione della scienza e della tecnica, deve liberarsi dalla “chiusura del mondo” annullando quest’ultimo per scoprire nell’uomo la libertà di volgersi verso nuovi orizzonti.
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