Economia della Grecia: settore primario e secondario
Economia della Grecia: il settore primario (agricoltura, allevamento e pesca) e il settore secondario (risorse minerarie e industrie)
ECONOMIA DELLA GRECIA: SETTORI
Benché, come si è detto, sino a epoca recente l'economia della Grecia sia dipesa pressoché esclusivamente dall'agricoltura, il Paese non è stato molto favorito quanto a condizioni climatiche e pedologiche, data la diffusione delle zone montuose e di vaste aree degradate dall'erosione, dalla frequente povertà dei terreni agrari, dalle precipitazioni quasi ovunque scarse, anzi addirittura spesso insufficienti, e dalla carenza di adeguati impianti d'irrigazione (è irrigato ca. un quinto delle terre arabili); a ciò si aggiunge lo spezzettamento dei fondi, specie nelle aree montuose, che costituisce un grave ostacolo per l'impiego di moderne tecniche agricole. Tuttavia si vanno estendendo, soprattutto nelle regioni meridionali e nelle pianure, colture ortofrutticole e industriali, che si avvalgono sempre più largamente di sistemi moderni di conduzione dei fondi.
ECONOMIA DELLA GRECIA: SETTORE PRIMARIO - AGRICOLTURA, ALLEVAMENTO E PESCA
Arativo e colture arborescenti coprono il 29,6% della superficie territoriale e interessano il 24,8% della popolazione attiva. Oggi il settore primario (21% della forza lavoro e 15% del prodotto interno lordo) non svolge più il ruolo di settore guida dell'economia.
Un terzo dell'arativo è occupato dal frumento (21 milioni di q), fornito soprattutto dalle pianure della Macedonia e della Tracia; seguono l'orzo (ca. 5 milioni di q), il mais (17 milioni di q) e, a distanza ancora maggiore, altri cereali come il riso e l'avena. Assai più rilevanti ai fini commerciali sono però le colture arboree, come l'olivo (15 milioni di q di olive; 3,2 milioni di q di olio, per cui la G. è il terzo produttore mondiale), la vite e gli agrumi (7 milioni di q), tutti largamente avviati all'esportazione.
Dall'uva (17 milioni di q) si ricavano buoni quantitativi di vino, taluni dei quali assai rinomati anche all'estero, ma ancor più importanti sono le uve passe (1,5 milioni di q), che provengono per lo più dalle Isole Ionie, da Creta e da Samo.
Particolare incremento ha avuto la cotonicoltura, tanto che la G. è oggi il maggior produttore europeo di cotone (3-4 milioni di q tra fibra e semi), mentre contende il primato, a seconda degli anni, a Italia e Bulgaria per il tabacco (oltre 1 milione di q).
Tra gli altri principali prodotti agricoli vi sono alcune piante oleaginose (arachidi, sesamo, girasole), le barbabietole da zucchero e vari prodotti ortofrutticoli: patate (10 milioni di q), pomodori (21 milioni di q), cipolle, mele, pere, noci, fichi, ecc.
Assai povero è il manto forestale che occupa meno di un quinto della superficie territoriale e fornisce annualmente 3 milioni di m 3 di legname; diffuso è il pino di Aleppo, utilizzato per la resina (utile alla produzione di colofonia e di essenza di trementina).
La scarsità di buoni pascoli limita l'allevamento di bovini (1 milione di capi); più numerosi sono gli ovini e i caprini (16 milioni complessivamente), cui sono sufficienti terreni più poveri, e i volatili da cortile (31 milioni).
Relativamente carente è il settore della pesca (130.000 t di pescato), eccetto quella delle spugne, di antica tradizione.
ECONOMIA DELLA GRECIA: SETTORE SECONDARIO - RISORSE MINERARIE E INDUSTRIE
I minerali sono numerosi, ma in genere non abbondanti; la Grecia è tuttavia il primo produttore europeo di nichel (10-15.000 t) e il secondo per la bauxite (ca.
3 milioni di t) e la magnesite (ca. 910.000 t).
Si estraggono inoltre lignite (48 milioni di t), minerali di ferro, manganese, argento, zinco, cromite, ecc.; molto pregiato è lo smeriglio dell'is. di Nasso e sin dall'antichità sono famosi i marmi.
Scarsa è tuttora la produzione di energia elettrica (33.100 milioni di kWh annui), per lo più d'origine termica; sono stati individuati due giacimenti petroliferi (giacimenti di Prinos) al largo dell'isola di Taso, nella Grecia settentrionale.
L'industria ha registrato notevoli sviluppi nei settori tessile (soprattutto del cotone, con ca. 142.000 t di filati, e delle fibre artificiali e sintetiche), alimentare (industrie enologiche, zuccherifici, oleifici, conservifici, birrifici, ecc.) e del tabacco, nonché una sensibile espansione della chimica (fertilizzanti, acido solforico e nitrico, soda caustica) e della petrolchimica, del materiale elettrico, della siderurgia, della metallurgia del piombo e dell'alluminio, della gomma, della carta, del cemento (13 milioni di t), della concia e del cuoio, ecc.; più carente appare invece nel complesso l'industria meccanica.
Il settore secondario, basato su un grande numero di piccole imprese con meno di 10 dipendenti e pochissime grandi società, statali o controllate ancora da gruppi familiari, fornisce il 26% del prodotto interno lordo dando occupazione al 27% della forza lavoro complessiva (i comparti manifatturieri partecipano rispettivamente con il 15 ed il 19%).
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