Cos'è l'economia di guerra e come funziona
Cos'è, cosa significa e cosa comporta l'economia di guerra. L'Italia è in economia di guerra o no? Spiegazione facile con esempi pratici
ECONOMIA DI GUERRA
L'economia di guerra è un tipo di economia in cui lo Stato indirizza buona parte della sua produzione nello sforzo bellico: alcune imprese vengono riconvertite nella produzione di armi, e anche i lavoratori vengono impiegati nella realizzazione di materiali bellici.
Data la difficoltà nell'approvvigionamento delle risorse, lo Stato può decidere - insieme alla tipologia di produzione su cui si deve investire - anche dei razionamenti controllati, onde evitare che la scarsità delle risorse porti alla loro totale mancanza.
ECONOMIA DI GUERRA: COSA COMPORTA
In economia di guerra lo spazio di mercato si restringe notevolmente: questo implica una riconversione industriale generalizzata, ovvero il fatto che alcune imprese che fino a quel momento producevano determinati prodotti, si troveranno a dover riconvertire la loro produzione per realizzare proiettili, armi, o tutto ciò che può essere impiegato in caso di guerra.
Gli abitanti di un paese, di contro, si troveranno a razionare le risorse: in economia di guerra non è consentito un ampio approvvigionamento dei beni di consumo, ad esempio, per garantirne a tutti.
Nel concreto: se un paese importa da un altro paese un bene che diventa improvvisamente difficile da reperire, quel bene verrà razionato.
ECONOMIA DI GUERRA OGGI
L'Italia è in economia di guerra oggi? Ancora no. Lo ha detto recentemente il premier Mario Draghi, lasciando intendere che sia comunque necessario prepararsi. Il nostro paese è dipendente dal gas russo, il che significa che potremmo trovarci già dal prossimo inverno a dover razionare l'energia in modo da non trovarci scoperti.
Anche le importazioni di materie prime potrebbero portare a una scarsità di alcuni prodotti nei supermercati, con il risultato che la quantità di prodotti pro capite da comprare potrebbe diminuire drasticamente. Una situazione molto simile a quanto accaduto con la pandemia, quando nei supermercati era difficile reperire alcuni prodotti e veniva chiesto di limitarne l'acquisto per evitare di restare senza scorte.
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In questo momento, secondo gli esperti, l'Italia - e l'Europa, più in genere - si trova in una condizione di economia di scorte. Questo significa fondamentalmente che si sta cercando di fare scorte di materie prime che potrebbero presto non essere più disponibili: l'energia, si diceva, ma anche il grano o l'olio di girasole, ad esempio.
L'economia di scorte non implica automaticamente il passaggio ad un'economia di guerra: si pensi ad esempio al razionamento dell'acqua in estate in caso di siccità: non avere disponibile un bene per un certo periodo non implica necessariamente che quel bene non sarà più disponibile, né che lo Stato stia influenzando l'economia del paese come farebbe in economia di guerra.
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