Dulce et decorum est di Wilfred Owen: testo, traduzione e analisi

Wilfred Owen: Testo e traduzione della poesia Dulce et decorum est. Come tradurre la poesia inglese

Dulce et decorum est di Wilfred Owen: testo, traduzione e analisi
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Dulce et decorum est

Dulce et decorum est di Wilfred Owen
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Dulce et decorum est ovvero È bello e dolce (morire per la patria) è una poesia di Wilfred Owen del 1917, durante la prima Guerra mondiale, e pubblicata postuma nel 1920. Il tema della poesia è la rappresentazione cruda della guerra, condannata dal poeta con i suoi versi.

Dulce et decorum est: testo

Bent double, like old beggars under sacks,
Knock-kneed, coughing like hags, we cursed through sludge,
Till on the haunting flares we turned our backs,
And towards our distant rest began to trudge.
Men marched asleep. Many had lost their boots,
But limped on, blood-shod. All went lame; all blind;
Drunk with fatigue; deaf even to the hoots
Of gas-shells dropping softly behind.
 
Gas! GAS! Quick, boys!—An ecstasy of fumbling
Fitting the clumsy helmets just in time,
But someone still was yelling out and stumbling
And flound’ring like a man in fire or lime.—
Dim through the misty panes and thick green light,
As under a green sea, I saw him drowning.
 
In all my dreams before my helpless sight,
He plunges at me, guttering, choking, drowning.
 
If in some smothering dreams, you too could pace
Behind the wagon that we flung him in,
And watch the white eyes writhing in his face,
His hanging face, like a devil’s sick of sin;
If you could hear, at every jolt, the blood
Come gargling from the froth-corrupted lungs,
Obscene as cancer, bitter as the cud
Of vile, incurable sores on innocent tongues,—
My friend, you would not tell with such high zest
To children ardent for some desperate glory,
The old Lie: Dulce et decorum est
Pro patria mori.

Dulce et decorum est: traduzione

È dolce ed onorabile

Piegati in due, come i mendicanti anziani sotto i sacchi,
con le ginocchia che si toccano, tossendo come le streghe, maledicevamo attraverso fango,
Fino ai bagliori spaventosi, ci voltammo indietro
E verso il nostro distante accampamento iniziammo a trascinarci.

Gli uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali 
Avanzavano zoppicando, calzati di sangue. Tutti camminavano zoppi; tutti ciechi; 
Ubriachi di fatica; sordi persino ai sibili

Delle stanche, lontane granate cinque-nove che cadevano indietro.

Gas! GAS! Rapidi, ragazzi! – Un brancolare frenetico,

Indossando i goffi elmetti appena in tempo;

Ma qualcuno ancora gridava e inciampava

E si dimenava come un uomo nel fuoco o nella calce viva…

Pallidi, attraverso i vetri appannati delle maschere anti-gas e la luce verde spessa, 
Come sotto un mare verde, l’ho visto annegare.

In tutti i miei sogni, davanti al mio sguardo impotente,

Si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.

Se in certo affannosi sogni potessi anche percorrere

Dietro il vagone in cui lo gettammo,

E guardare gli occhi bianchi contorcersi nella sua viso, 
Il suo viso pendente, come il malato del diavolo del peccato;
Se poteste sentire, ad ogni scossa, il sangue

gorgogliante venuto dai polmoni intaccati dal gas, 
Ripugnante come il cancro, amaro come il bolo, 
Delle piaghe abiette ed incurabili sulle persone innocenti, -
Amico mio, non diresti con così grande entusiasmo

Ai bambini ardenti per una gloria disperata,
La vecchia bugia: è dolce ed onorevole

Morire per la patria.

Analisi

La poesia Dulce et Decorum Est è una poderosa critica alla glorificazione della guerra e all'idea che sia onorevole morire per la propria patria. Owen, che ha combattuto sulla linea del fronte durante la prima guerra mondiale, descrive in modo crudo e realistico gli orrori della guerra e il dolore che essa causa ai soldati.

La poesia si apre con una scena di soldati esausti e stravolti che stanno tornando dal fronte. L'immagine di questi uomini è lontana dall'eroismo romantico spesso associato alla guerra. Owen utilizza una lingua vivida e immagini visive per dipingere un quadro orribile della condizione dei soldati. La stanchezza, la paura e la disperazione sono palpabili nelle parole dell'autore.

Nel secondo verso, l'autore racconta un'esperienza diretta in cui un compagno di trincea viene vittima di un attacco di gas. Owen descrive in dettaglio l'agonia del soldato, che cerca disperatamente di indossare la maschera antigas ma non riesce a farlo in tempo. Questa scena è particolarmente toccante e mette in luce la crudeltà della guerra e la sua indifferenza verso la sofferenza umana.

La poesia critica apertamente coloro che glorificano la guerra come un atto nobile e dignitoso. Owen sostiene che non c'è nulla di "dolce e degno" nel morire in guerra. Al contrario, la morte in guerra è brutale, spaventosa e priva di senso. L'ironia nel titolo sottolinea questa critica, suggerendo che coloro che propagandano la glorificazione della guerra sono lontani dalla realtà del campo di battaglia.

Nella parte finale della poesia, Owen si rivolge direttamente al lettore, affermando che se avessero visto le atrocità della guerra, non avrebbero mai proclamato la vecchia frase latina "Dulce et Decorum est pro patria mori" come una verità universale. Questa dichiarazione è un appello alla sincerità e alla comprensione della vera natura della guerra.

In sintesi, Dulce et Decorum Est di Wilfred Owen è una poesia potente e commovente che denuncia la glorificazione della guerra e mette in evidenza la sua brutale realtà. Utilizzando un linguaggio vivido e immagini forti, Owen riesce a trasmettere il terrore e la disperazione dei soldati al fronte, sfidando le convinzioni tradizionali sulla nobiltà della morte in guerra. La poesia è un potente richiamo alla sincerità e alla compassione nei confronti dei soldati che hanno vissuto gli orrori della prima guerra mondiale.

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