La donna nell'antichità: ricerca

La condizione della donna nell'antichità: ricerca sulla situazione delle donne dal modello patriarcale del mondo antico

La donna nell'antichità: ricerca
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DONNA NELL'ANTICHITÀ

Com'era la situazione della donna nell'antichità
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La situazione della donna nell'antichità vedeva la figura femminile completamente soggetta all’uomo: la famiglia di tipo patriarcale, giunta in qualche forma fino ai nostri giorni, caratterizzava la società persiana, greca e romana.

Ad Atene, in Grecia, la donna era considerata un essere inferiore e la sua libertà era molto limitata. Le leggi le impedivano di fare testamento e la ponevano sotto la tutela del padre o del marito.

Il tragediografo Euripide, considerato uno dei più grandi poeti del mondo, affermava che la donna fosse il “peggiore dei mali”.

Per Platone, uno dei massimi filosofi greci, la buona organizzazione sociale era priva di donne. Aristotele, altro filosofo, affermava che la donna fosse per natura “ difettosa e incompleta”.

Il grande matematico e filosofo Pitagora affermava che la donna fosse stata creata “ dal principio cattivo che generò il caos e le tenebre”.

LA DONNA ROMANA

La condizione della donna romana non era migliore. Poiché ella era considerata per sua natura irresponsabile, era condannata a vivere in uno stato di perpetua minorità. La sua infedeltà era poi considerata come un delitto che il marito oltraggiato poteva punire con la morte.

Le matrone avevano invece un importante ruolo: era lei che si occupava della prima educazione dei figli.

In età imperiale, la figura della donna si modificò: cominciò sempre più a partecipare a festa e banchetti, a cerimonie pubbliche e private, a volte da sola a volte con il marito.

LA DONNA NEL MEDIOEVO

Nel Medioevo il ruolo della donna non è facilmente riconducibile a un unico comune denominatore; spesso ignorata o disprezzata da teologi e filosofi, occupava spesso una posizione influente nella vita politica, religiosa e artistica.

Influivano di certo condizione sociale e ambiente, ma è certo che, nonostante ciò, alla fine del Medioevo, si consolidò definitivamente quell’atteggiamento di ostilità e di oppressione nei confronti della donna che dominerà poi tutte le società europee dell’età moderna.

Il Medioevo continuò quindi a relegare la donna in una posizione di inferiorità. Alcuni addirittura consideravano la donna l’incarnazione stessa del male.

Nei secoli XII e XIII nacque la cultura cortese in cui si svilupparono i movimenti religiosi non conformisti, sulla base di una larga partecipazione femminile; trionfò in campo cattolico il culto della Vergine.

Tutto questo però venne poi represso o non riuscì a far nascere nuove istituzioni e consuetudini di vita. Questo orientamento ideologico contrastava con il ruolo svolto dalle donne nello stesso ambito della produzione economica a tutti i livelli sociali. Le donne di umili condizioni lavoravano nelle campagne come gli uomini, ma anche in città, in moltissime botteghe e aziende.

Nelle classi superiori, le donne erano a capo dei ginecei (zone del castello riservate alle donne), dove svolgevano importanti lavori di tessitura e ricamo.

LA DONNA NEL RINASCIMENTO

Nel Rinascimento le cose iniziano a cambiare.

Il Rinascimento è stato una corrente artistica e letteraria che ha presentato una rivalutazione dell’uomo nella storia.

Esso si esprimeva nei vari campi della cultura, dell’arte e delle scienze. 

La visione femminile che ne derivava era in genere improntata alle esaltazioni poetiche e alle rappresentazione della sua bellezza. Ufficialmente però le arti figurative, così strettamente collegate dalla chiesa, non potevano dare grande spazio alla raffigurazione realistica della donna, considerata dalla visione cristiana di allora essenzialmente come fonte di vizio.

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Fin dall’antichità la storia della specie umana si è sviluppata affermando un modello patriarcale, cioè di prevalenza del maschio sulla donna.

Fin dalla Preistoria gli esseri umani si sono accorti che il maschio era mediamente più razionale, forte e aggressivo, la femmina tendenzialmente più sensibile e affettuosa.

La differenza tra i due comportamenti è fondamentale, possiamo infatti immaginare cosa diventerebbe il mondo se gli esseri umani fossero tutti aggressivi o viceversa cioè totalmente privi di aggressività.

Lo sviluppo della storia basato sulla prevalenza maschile ha portato il mondo ad assumere il volto che oggi conosciamo. Il comportamento aggressivo maschile ha assunto la prevalenza mentre quello femminile ne è rimasto subordinato. La posizione di predominio del maschio ha comportato per la donna una condizione di sottomissione che l’ha costretta per millenni e tuttora la mantiene, soprattutto nei paesi più arretrati, nell’umiliazione e nell’inferiorità.

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