Chi era Don Milani e di cosa parla Lettera a una Professoressa nella seconda prova 2019 di Scienze Umane

Don Milani di cosa parla Lettera a una professoressa: chi era e quale era il suo pensiero sulla scuola e sulla pedagogia del protagonista della seconda prova 2019 di scienze umane

Chi era Don Milani e di cosa parla Lettera a una Professoressa nella seconda prova 2019 di Scienze Umane
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Don Milani e l'emergenza educativa alla seconda prova 2019 di Scienze Umane

Secondo le prime indiscrezioni la traccia della seconda prova 2019 di Scienze Umane è sulle nuove emergenze educative, prendendo spunto dalla teoria di Don Milani. Si tratta di una importantissima teoria messa a punto in seguito alla sua esperienza di Don Lorenzo Milani durante il secolo scorso: andiamo a scoprire qualcosa di più su questo importantissimo (e famosissimo) pedagogo. Nella traccia della seconda prova di scienze umane è presente un brano della sua celeberrima "Lettere a una professoressa".

Chi era Don Milani

Don Lorenzo Milani è stato un sacerdote nato nel 1923 e scomparso nel 1967. Don Milani proveniva da una famiglia borghese e intellettuale. Oltre a esercitare l'attività di sacerdote è stato insegnante, educatore e scrittore. La sua attività di educatore e teorico della pedagogia si snodò soprattutto con l'esperienza della Scuola di Barbiana.

Barbiana era uno sperduto e piccolissimo borgo sui colli fiorentini, dove don Milani fu mandato in veste di parroco e anche di docente per i ragazzi della frazione: si trattava di una gioventù fortemente svantaggiata, proprio per via dell'arretratezza del luogo in cui erano nati. 

A Barbiana Don Milani mise a punto un metodo educativo innovativo e mai visto prima, in cui la scuola era aperta, sette giorni su sette, e gli obiettivi e i metodi erano condivisi con gli studenti, adattandosi ai loro ritmi di vita (così i ragazzi non dovevano lasciare la scuola per il lavoro nei campi). L'esperienza di Barbiana durò dal 1954 al 1967, e per tutto questo lasso di tempo fu fortemente criticata, anche dalla stessa Chiesa. Tuttavia quest'esperienza fu fondamentale per Don Milani per mettere a punto le sue teorie pedagogiche.

Il sacerdote venne a mancare nel 1967 a causa di un linfoma di Hodgkin.

La Scuola di Barbiana, il pensiero e la pedagogia di Don Milani

L'emergenza educativa è quella di fronte cui si trova Don Milani quando arriva a Barbiana, e man mano mette a punto un vero e proprio metodo educativo. Barbiana era un borgo sperduto praticamente senza strade e senza elettricità nelle case, i figli degli abitanti erano quindi enormemente svantaggiati e Don Milani capì subito che il suo scopo era dare degli strumenti a questi ragazzi.

Per questo mise a punto una tipologia di scuola assolutamente innovativa, mettendo per iscritto il suo pensiero e attirandosi le critiche dell'Italia tradizionalista di quegli anni.

Per Don Milani l'unico modo per dare le stesse possibilità ai figli delle famiglie povere era mettersi al loro livello e dare loro gli strumenti culturali per innalzarsi, altrimenti l'istruzione sarebbe rimasta appannaggio delle classi agiate.

Tra i metodi messi a punto da Don Milani quello della scrittura collettiva. L'ideale alla base della pedagogia di Don Milani sosteneva che la scuola non dovesse "selezionare" i migliori, ma far arrivare tutti a un certo livello culturale, che permettesse loro di muoversi nella vita, in maniera tale di dare a tutti le stesse opportunità a prescindere dall'agiatezza della famiglia di provenienza. Idee che sembravano richiamare il socialismo, e che per questo furno avversate dalla chiesa.

Lettera a una professoressa: di cosa parla

In risposta alle numerose critiche Don Milani scrisse - in collaborazione con i suoi studenti - l'ormai celeberrimo testo "Lettera a una professoressa".

Si tratta di un testo che raccoglie tutti i principi più importanti della pedagogia di Don Milani.

In questo testo si denuncia che la scuola italiana fondamentalmente era classista e favoriva i figli delle classi più agiate, provenienti da famiglie e da contesti che li favorivano in partenza. Un metodo anche abbastanza miope, visto che in quegli anni l'analfabetismo in Italia era diffusissimo ed era una vera e propria piaga.

Il motto di Don Milani era "I care", cioè "mi importa": per lui essere docente voleva dire preoccuparsi delle esigenze di ogni studente e aiutarlo tramite il dialogo a dargli tutti gli strumenti di apprendimento, assieme a una presa di coscienza generale sulla propria posizione nella società.

La Lettere a una professoressa venne pubblica nel 1967 subito dopo la morte di Don Milani, e non a caso divenne uno dei testi di riferimento del movimento studentesco del '68.

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