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Don Abbondio dei Promessi sposi: descrizione del personaggio

Don Abbondio dei Promessi Sposi: descrizione del carattere, tipologia di personaggio, citazioni testuali di una delle figure principali del romanzo di Manzoni

Don Abbondio dei Promessi sposi: descrizione del personaggio
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Don Abbondio dei Promessi Sposi

Don Abbondio fermato dai Bravi
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Chi è Don Abbondio? Don Abbondio è uno dei personaggi principali dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Rappresenta il tipico curato pavido e conformista, la cui paura del potere e dei soprusi lo spinge a evitare ogni conflitto, anche a scapito della giustizia.

La figura di Don Abbondio assume fin dal primo capitolo una dimensione di netto rilievo sia per la funzione che svolge nell’intreccio, come strumento di Don Rodrigo, sia per il ruolo di antagonista che si trova a rivestire suo malgrado nei confronti dei protagonisti.

Ma il personaggio si impone soprattutto per il comportamento, legato ad un carattere pavido e a una serie di scelte morali che l’autore rappresenta in modo da renderlo umano proprio per la sua carenza e le sue debolezze. Ecco come lo descrive Manzoni:

  • Mostra Don Abbondio nel corso della sua abituale passeggiata: certi aspetti del carattere emergono già dal suo comportamento quotidiano;
  • Lo rappresenta dinanzi al pericolo, affidando al dialogo, in cui reticenza e servilismo si alternano, l’espressione della sua fragilità morale; 
  • Ne recupera la storia passata, collegandolo al suo tempo. Qui emerge la figura di un antieroe, chiuso in difesa nel suo egoismo, ma anche vittima di circostanze;

Nel soliloquio e nel dialogo con Perpetua Don Abbondio esprime maggiormente la sua stizza e il suo terrore, drammatico e comico al contempo, umano e complesso proprio come lui.

Chi è Don Abbondio

Curato di un piccolo paese vicino a Lecco, Don Abbondio non è né nobile, né ricco, né coraggioso. Di lui Manzoni dice “non ha certo un cuor di leone”, “era un vaso di terracotta costretto a viaggiare tra altri di ferro”.

La sua vita si basa su poche regole precise: scansare tutti i pericoli, schierarsi sempre dalla parte del più forte, restare sempre neutrale per evitare rischi, badare solo a sé stesso, non prendere mai posizione nei contrasti per evitare qualunque problema.

Don Abbondio non è certamente ispirato dalla morale cristiana della non violenza, ma fa qualsiasi pur di non correre rischi. Questa natura, per niente coraggiosa, emerge sin dall'inizio del romanzo nell’incontro con i bravi, quando cerca una via di fuga. Quando si rende conto che l’unica via d'uscita è affrontarli corre loro incontro e affretta i tempi affinché la paura duri il meno possibile.

Don Abbondio cede alle prepotenze appena sente il nome di Don Rodrigo e si dichiara disposto ad ubbidire, pur sapendo di andare incontro ad un guaio. Nel dialogo con Perpetua emerge la stizza per essere stato messo in mezzo per cose a cui non è interessato, e si lamenta del fatto che solo i galantuomini vengono maltrattati. Forse è complicato condividerne il comportamento, ma si può certamente provare una forte pena per un uomo così debole che si trova a vivere in un mondo e in una società che lo schiacciano con la loro violenza.

Don Abbondio è il personaggio nel quale meglio si riflettono i difetti degli uomini e, soprattutto, le paure e gli egoismi dei mediocri.

La descrizione di Don Abbondio

Manzoni descrive così Don Abbondio:

Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ suoi primi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser divorato. […] Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’esser in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi assai di buon grado ubbidito ai parenti che lo vollero prete. […]Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui.

Il carattere di Don Abbondio

Don Abbondio non è un uomo cattivo: per essere cattivi occorrerebbe infatti una buona dose di intraprendenza e coraggio,che il nostro personaggio non possiede. Ma don Abbondio non è neppure buono: vive in un mondo tutto suo, costretto nella paura; soffre e si arrovella, e passa momenti che non si augurerebbero a nessuno. È un tipo che non riesce a imparare dalle vicende che lo colpiscono.

Don Abbondio non solo teme il pericolo, ma vede ostacoli e insidie anche dove non ci sono, e si crea pregiudizi e timori infondati, rinchiudendosi in un ottuso egoismo, che gli impedisce, nel modo più assoluto, di distinguere con serenità il bene dal male.

Il tema religioso insieme con la scelta di porre gli umili come protagonisti della storia, rappresenta l’elemento di grande novità del romanzo. Certo è che i personaggi e i diversi elementi che caratterizzano la vicenda risultano sorprendentemente attuali: pensiamo ai vari spunti tematici ispirati al romanzo e cerchiamo di trovarne i paralleli nella realtà.

Manzoni in tutto il romanzo non è mai aspro con don Abbondio («il nostro don Abbondio», lo definisce): l’asprezza avrebbe sminuito la comicità del personaggio. L'autore maltratta - seppur ironicamente - il suo personaggio ma nello stesso tempo è indulgente verso le sue debolezze. Dopo l'incontro con i Bravi, don Abbondio si sfoga: lo sfogo ricade su Perpetua prima, e su Renzo e Lucia poi. Ecco quindi come ci si presenta il curato: come un individuo privo di personalità, un pusillanime, oppresso dai tempi e oppressore di chi non è alla sua altezza.

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Il riassunto dei capitoli dei Promessi Sposi

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