Uno degli esami più impegnativi della laurea a ciclo unico
in Giurisprudenza è diritto civile. Purtroppo questo
insegnamento è anche uno tra i più intricati dal
punto di vista organizzativo. L’esame Principe della
facoltà (lasciamo il posto di Re a chi di diritto) si svolge
su due semestri e prevede 15 CFU, una quantità di crediti
formativi pari a nessun’altra materia: gli altri esami
raggiungono massimo 12 crediti. Ma a differenza di ogni altro corso i
semestri in cui è suddivisa questa materia non si trovano
all’interno di uno stesso anno accademico (insegnamenti come
diritto costituzionale e diritto del lavoro svolgono una parte delle
lezioni nel primo e una parte nel secondo semestre), bensì
nello stesso semestre di due anni consecutivi.
Il corso di diritto civile prevede alternativamente lo svolgimento
delle lezioni della parte generale o della parte speciale.
Così facendo se ci si iscrive nell’anno
“giusto” si affronta prima il corso di parte
generale e l’anno successivo di parte speciale, mentre se
malauguratamente si “sbaglia” l’anno di
iscrizione al corso di diritto civile ci si troverà a
seguire prima le lezioni sui singoli contratti mentre saranno rimandate
all’anno successivo le spiegazioni delle caratteristiche del
contratto in generale. Quindi si può sostenere
l’esame solo un anno dopo aver seguito il corso. Un problema
a cui alcune cattedre (ma non tutte) hanno cercato di porre rimedio
prevedendo alla fine della prima parte del corso un compito scritto che
permetta di considerare già superata quella porzione del
programma, non concedere a tutti questa agevolazione è
un’ingiusta discriminazione.
Questa situazione è invivibile e inaccettabile per gli
studenti. I rappresentanti studenteschi, spronati dalle numerose
lamentele degli studenti, hanno sollevato la questione chiedendo che
l’organizzazione di questo corso venga al più
presto modificata. Le soluzioni prospettate sono diverse. Per esempio
la semplice separazione del corso in due esami diversi (sul modello
degli esami di diritto privato I e II), ma questa ipotesi sebbene
elimini il problema di discriminazione tra le cattedre si indirizza
verso una frammentazione della didattica negativa perchè non
permette una preparazione organica e continuativa della materia e non
ottiene in ogni caso un insegnamento costante e a frequenza annuale di
uno dei corsi più caratterizzanti della facoltà.
I rappresentanti di Sinistra Universitaria mirano a ottenere una
struttura simile a quella attuata per l’esame di diritto
costituzionale, la parte generale insegnata nel primo semestre a
conclusione della quale è previsto una prova intermedia e la
parte speciale spiegata nel secondo semestre dello stesso anno
accademico cosicché il percorso di studio sia progressivo e
costante.