Diritti umani nel XX secolo: cosa sono, evoluzione, obiettivi e il ruolo dell’Onu
Indice
1L’organizzazione delle Nazioni Unite
La Seconda Guerra Mondiale rappresenta una cesura all’interno della storia mondiale del XX secolo. La sua conclusione ha segnato infatti uno spartiacque anche nella gestione delle relazioni diplomatiche. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (nota anche con la sigla Onu) nasce proprio come istituzione internazionale volta a favorire il dialogo tra tutti i Paesi del mondo, promuovere la pace e prevenire così l’insorgere di conflitti armati. Essa venne fondata da 51 Paesi nel 1945 e divenne un’istituzione operante sin dall’anno successivo. La sua sede è a New York. Ad oggi, sono 193 i Paesi che ne fanno parte.
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Gli obiettivi principali di questa organizzazione sono:
- Il perseguimento della pace e della sicurezza a livello internazionale;
- La realizzazione di rapporti di tipo amichevole tra i diversi Paesi al fine di incentivare il ricorso alla diplomazia e non alle armi nel caso di controversie internazionali nel rispetto del principio di autodeterminazione;
- Il rispetto dei diritti umani;
- La cooperazione tra le diverse Nazioni per favorire lo sviluppo dei diversi Paesi.
La nascita dell’Onu è correlata a una conferenza internazionale che si tenne nella città di San Francisco, in California, nell’aprile del 1945, quando venne stilata la Carta delle Nazioni Unite. A guerra ancora in corso, i paesi che combattevano contro la Germania nazista, si riunirono per discutere dei modi in cui, terminato il conflitto, avrebbero dovuto dirimere le relazioni internazionali e per redigere un documento fondamentale nel quale fossero contenuti i principi cardine ai quali si impegnavano ad attenersi.
Questa Carta, entrata in vigore dall’ottobre del 1945, venne suddivisa in un preambolo e in 19 capitoli. Essa definisce quali sono gli organi dell’Onu e le istituzioni che operano al suo interno e chiarisce quali sono i fondamenti della sua attività.
Tra i capitoli presenti in questo testo, uno è proprio dedicato alla soluzione pacifica delle controversie tra i diversi Paesi e ampio spazio è anche concesso alla definizione dei Diritti umani e alle misure da attuare per la loro tutela. A partire dalla scrittura di questa carta, l’attività delle potenze che avrebbero vinto di lì a pochi mesi il conflitto è proseguita nella definizione di tale istituzione e dei suoi organismi interni.
L’attività delle Organizzazioni Unite (Onu) si dispiega attraverso una serie di organi, tra i quali:
- L’Assemblea generale delle Nazioni Unite: ne fanno parte circa duecento nazioni, ognuna delle quali partecipa con diritto di voto.
- Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: al suo interno si contano i cinque Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale come membri permanenti (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina, Unione Sovietica oggi Russia) e altri dieci paesi che vi partecipano in seguito a una elezione che avviene ogni due anni. Dunque tutti i Paesi, a turno, possono far parte di questo Consiglio. I Paesi membri permanenti godono del diritto di veto, cioè possono opporsi anche singolarmente a una decisione presa collettivamente.
2La dichiarazione dei Diritti Umani
Nel 1948, nel contesto della Guerra Fredda, si ha l’approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Essa venne approvata il 10 dicembre 1948 in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si radunò a Parigi. Fu votata da 48 Paesi. I Paesi del blocco sovietico, che esprimevano 8 voti, si astennero.
Tale Dichiarazione è composta da 30 articoli e da un preambolo. La dichiarazione non è una legge, dunque non possiede carattere vincolante dal punto di vista giuridico.
La storia di questa Dichiarazione affonda nella concezione dei diritti dell’uomo espressa in nuce sia:
- Negli emendamenti apportati nel 1791 alla Costituzione del 1787 (noti come Bill of rights) degli Stati Uniti.
- Nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino approvata dall’Assemblea nazionale il 26 agosto 1789 nel contesto della Rivoluzione francese.
Come in questi due documenti fondamentali, così anche nella Dichiarazione del 1948 i diritti dell’uomo sono considerati come appartenenti all’uomo sin dalla sua nascita e dunque presentano un carattere naturale caratteristico dell’uomo in quanto tale. Non sono dunque una concessione fatta dallo Stato, ma costituiscono un insieme di diritti che l’uomo possiede sin dalla sua nascita e che risultano inalienabili.
In particolare, nella Dichiarazione del 1948, tali diritti hanno una validità universale e devono essere riconosciuti all’uomo ovunque esso si trovi.
I principali diritti contenuti in questa dichiarazione sono:
- Il diritto alla vita, alla libertà e alla dignità umana;
- L’uguaglianza di fronte alla legge;
- La tutela di ognuno di fronte alle discriminazioni;
- Il diritto a una cittadinanza e alla libertà di movimento;
- Libertà di pensiero, coscienza e religione;
- Il diritto al lavoro;
- Nessuno può subire torture o essere ridotto in schiavitù.
3La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea
La Dichiarazione del 1948 ha dato origine a una costante riflessione sui diritti dell’uomo. I Paesi dell’Onu hanno infatti sottoscritto numerose convenzioni inerenti tali diritti e la lotta per la loro tutela. Parimenti, il documento del 1948 è la principale fonte di ispirazione per un altro documento molto importante, relativo ai Paesi facenti parte dell’Europa: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Tale documento risale al 2000, quando venne firmato nella città francese di Nizza. È una carta che vincola al suo rispetto tutti i Paesi che fanno parte dell’Unione europea e definisce i diritti dell’uomo nella loro accezione politica, economica, civile, sociale. È suddivisa in 54 articoli e un preambolo.
Essendo piuttosto recente, la definizione di diritto va a toccare ambiti che appartengono alla stringente attualità e che riguardano tematiche proprie del mondo contemporaneo, come, ad esempio, la bioetica (sono così vietati esperimenti sugli uomini o la clonazione). Oltre a ciò vengono proibite la tortura, la tratta di esseri umani, la schiavitù. Riconosce una serie di libertà fondamentali dell’individuo colto anche nella sua singolarità e vincola i Paesi al rispetto e alla tutela, ad esempio, dei suoi dati personali. Riconosce, inoltre, il diritto d’asilo.
Questa Carta fa seguito alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che, varata nel 1950, stabilisce, a livello europeo, che coloro che subiscono una limitazione o una soppressione dei loro diritti fondamentali possono rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha sede a Strasburgo.
4La conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa e gli accordi di Helsinki
Un momento fondamentale nella storia del riconoscimento dei diritti umani risale alla metà degli anni Settanta quando 35 Paesi, tra i quali l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, giunsero ad approvare quelli che sono conosciuti come gli accordi di Helsinki (1975).
Nella capitale della Finlandia, si aprì nel luglio del 1973 la Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. La sede della Conferenza fu poi trasferita a Ginevra, per tornare poi in Finlandia.
Nell’ambito dei diritti umani, i Paesi convenuti e firmatari lavorarono soprattutto per il riconoscimento e la tutela della cooperazione fra persone e Stati relativamente alla cultura e al campo dell’educazione, per garantire l’accesso più vasto possibile all’informazione e per facilitare i contatti tra le persone.
Gli accordi precisavano inoltre la volontà dei diversi Paesi di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali dell’uomo.
A partire dalla Conferenza, ha avuto origine l’Organizzazione intergovernativa per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE). Ad oggi, tale istituzione annovera 57 Paesi membri e promuove iniziative volte a tutelare la sicurezza dei Paesi che ne fanno parte e il rispetto dei diritti umani e delle libertà dell’uomo.