Didattica in presenza: la protesta simbolica di Gloria Ghetti per tornare in classe
Gloria Ghetti, professoressa di Storia e Filosofia al Liceo Torricelli-Ballardini, ha iniziato un'occupazione simbolica: "sul diritto allo studio è stato dato un colpo di spugna"
DIDATTICA IN PRESENZA
Giovedì 7 gennaio è il giorno in cui secondo il Governo si sarebbero dovute riaprire le scuole in sicurezza. Ma dopo il dietrofront di qualche giorno fa, nulla è più sicuro: si torna a scuola a distanza, solo qualcuno riaprirà, e le eccezioni sono già moltissime.
Ma qualcuno non ci sta. Genitori e docenti protestano: la scuola è importante, e la didattica a distanza sta lasciando indietro molti, troppi studenti. Fra chi protesta allora c'è anche lei, Gloria Ghetti, professoressa di Storia e Filosofia al Liceo Torricelli-Ballardini e cofondatrice di Priorità alla Scuola, che in un video messaggio sulla pagina facebook di Priorità alla scuola ha spiegato le ragioni per cui stanotte occuperà simbolicamente l'istituto.
LA PROTESTA SIMBOLICA DI GLORIA GHETTI
Ho deciso di restare a scuola perché non sappiamo più come chiederlo: tutte le scuole devono aprire in presenza, perché docenti e studenti si stanno rassegnando alla DAD, perché ormai sul diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, è stato dato un colpo di spugna.
Sono queste le parole con cui Gloria Ghetti, docente di Faenza, ha spiegato le motivazioni che la stanno spingendo ad occupare simbolicamente la scuola. Nel video messaggio in cui su Facebook spiega le sue ragioni, racconta che accanto alla didattica a distanza lei e altri docenti stanno già svolgendo alcune ore di didattica in presenza per chi voglia partecipare: ci avevano promesso che il 7 saremmo tornati a scuola, e io ci resto, per far capire che vogliamo tornare in sicurezza, spiega.
RIENTRO A SCUOLA IN SICUREZZA
Ma cosa si intende per "rientro a scuola in sicurezza"? Screening per la popolazione scolastica, innanzi tutto. La docente chiede test che abbiano dei risultati rapidi per individuare subito gli eventuali positivi. Perché laddove è successo, ad esempio in Toscana, non ci sono state stragi.
Il secondo passo sarebbe includere il personale scolastico nell'agenda 1 della somministrazione del vaccino: Siamo importanti, la scuola è importante per la società, continua la docente.
Che la didattica a distanza sia stata fondamentale nel periodo di gestione dell'emergenza, è innegabile tanto per gli studenti che per i docenti. Ma la DAD non è e non può essere capillare: troppe variabili in gioco, che in molte zone d'Italia stanno portando le fasce più deboli della popolazione alla dispersione scolastica, e certamente alla perdita di molte relazioni umane fondamentali nella vita dei bambini e dei ragazzi.
La protesta della docente accende i riflettori su una situazione già precaria: vogliamo rientrare a scuola in sicurezza: lo diciamo dal 18 aprile, continua la docente, che aggiunge: Lo abbiamo capito il giochetto: se non rientriamo in sicurezza ci richiudete. La speranza, per ora, è quella che la scuola riapra, in modo efficace e prolungato, magari proprio grazie alla protesta dei docenti.