Descrizione del cardinale Borromeo ne I promessi sposi

Descrizione del cardinal federigo Borromeo ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni: tratti caratteristici e comportamentali del personaggio manzoniano

Descrizione del cardinale Borromeo ne I promessi sposi
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FEDERIGO BORROMEO

Il cardinale Federigo Borromeo incontra San Filippo Neri
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Quasi tutto il capitolo XII del romanzo I Promessi Sposi è dedicato da Alessandro Manzoni alla descrizione della vita del cardinale Federigo Borromeo, finemente paragonata ad “un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume”.

Vengono pertanto ripercorsi i momenti più salienti della biografia di questo personaggio: la prima giovinezza, in cui il rifiuto degli agi e dei privilegi del nobile ceto di appartenenza si affianca ad una dedizione già completa al bene degli altri; la meditata risoluzione di vestire l’abito ecclesiastico; la nomina ad arcivescovo di Milano; la fondazione della Biblioteca Ambrosiana.

Uomo dotto, scrittore prolifico ed eclettico (fu autore di opere di morale, storia, letteratura, arte ecc.) Federigo intende mettere liberalmente la cultura alla portata di tutti, proprio attraverso l’istituzione dell’Ambrosiana: “pensate che generoso, che giudizioso che benevolo, che perseverante amatore del miglioramento umano”, può così argomentare il Manzoni. Alla carità, alla soavità delle maniere, ad un’amabile cortesia, ad un’imperturbabile pacatezza fu interamente ispirata la sua missione sacerdotale e vescovile.

E con queste qualità il personaggio si presenta a noi, ormai vecchio ma ancora vigoroso.

A Federigo in visita pastorale si rivolge l’Innominato, bisognoso di conforto dopo la terribile notte: se il “selvaggio signore” è tormentato dalle due passioni opposte, una di trovar sollievo al subbuglio interno, e dall’altra parte una vergogna nel pentirsi davanti ad un’autorità ecclesiastica, il cardinale appare impeccabile nel suo sereno e rasserenante aspetto, testimonianza di una perfetta armonia interiore.

Il portamento era naturalmente composto, e quasi involontariamente maestoso, né incurvato né impigrito dal peso degli anni; lo sguardo grave ma vivace, la fronte talvolta serena e talvolta pensierosa, ora tutte le caratteristiche del suo volto denotano una passata ma non del tutto sfiorita bellezza.  Prendendo spunto da una disperata domanda dell’innominato (“se c’è questo Dio, se è quello che dicono, cosa vo9lete che faccia di me?”), Federigo avvia un lungo discorso, grazie al quale, utilizzando appieno le sue naturali e spiccate capacità di predicatore, riuscirà a condurre alla conversione religiosa l’uomo che gli sta di fronte.

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