Denis Diderot: biografia, pensiero filosofico, libri e teatro
Indice
1Diderot e l’Encyclopédie
Diderot è uno dei protagonisti dell’immenso progetto di scrittura dell’Enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, antenata dell’attuale Wikipedia. L’Enciclopedia, pubblicata in Francia a metà del Settecento (fra il 1751 e il 1772), in pieno illuminismo, tenne Diderot impegnato per anni.
Il progetto nacque per iniziativa di un editore, che inizialmente aveva intenzione di tradurre in francese la Cyclopedia inglese di Ephraim Chambers, pubblicata nel 1728, e che poi decise di avviare la stesura di un’enciclopedia nuova e coinvolse, tra gli altri, Diderot e D’Alembert.
In qualità di direttore del progetto, Diderot aveva il compito di trovare i soldi necessari a proseguire l’impresa, tenere i contatti con gli autori, scrivere lui stesso molte voci e rivedere i testi.
Rispetto alle enciclopedie precedenti, quella francese ha introdotto almeno tre novità importanti:
- l’ordine alfabetico al posto della suddivisione tematica;
- la stesura collettiva, invece che individuale. All’Encyclopédie contribuirono molti autori, scelti per le loro competenze sugli argomenti trattati dalle diverse voci. Alcuni sono i celeberrimi Voltaire, Montesquieu e Rousseau, ma la maggior parte sono rimasti anonimi;
- l’attenzione per la tecnica. Come recita il titolo, l’Enciclopedia non si occupa solo “della scienza”, ma anche “delle arti e dei mestieri”. I curatori credevano che il lavoro manuale e le conoscenze tecniche fossero importanti tanto quanto il sapere astratto e che dovessero essere rese note, spiegate in modo rigoroso e condivise.
17 volumi di testi scritti, 11 di tavole illustrate e più di 70.000 voci compongono l’immensa opera. La sostenibilità economica dell’Enciclopedia era garantita dagli abbonati, che in poco tempo divennero più di 4000 (nonostante la censura del Parlamento e la condanna papale).
Per redigere le voci tecniche, gli autori dell’enciclopedia dovevano osservare gli artigiani e imparare loro stessi almeno i rudimenti della fabbricazione e del funzionamento degli oggetti e dei procedimenti di cui avrebbero scritto. Si racconta che lo stesso Diderot abbia passato molto tempo presso le più diverse botteghe artigiane per poter poi redigere o correggere le voci.
L’Enciclopedia è un ottimo esempio di progetto culturale illuminista, fondato sulla convinzione che la fonte del sapere sia la ragione e non la tradizione, la competenza (una parola contemporanea, ma che ben si adatta al caso) e non l’autorità. Il sapere illuminista è frutto di ricerche, esperienze e argomentazioni, non di tradizioni, credenze o rivelazioni.
2Biografia di Denis Diderot
Diderot era un uomo del Settecento, nato all’inizio secolo, nel 1713, da una famiglia di artigiani cattolici e vissuto fino al 1784, pochi anni prima dell’inizio della Rivoluzione francese. La sua famiglia sperava che diventasse sacerdote e lo fece studiare in un collegio di gesuiti, ma Diderot divenne invece un illuminista, ateo e materialista.
A venticinque anni si trasferì a Parigi per iscriversi all’Università, rompendo il legame con la famiglia. Per mantenersi faceva diversi lavori, tra i quali alcune traduzioni che gli permisero di accedere al più aggiornato sapere filosofico e scientifico inglese. In particolare, tradusse il Saggio sulla virtù e sul merito di Shaftesbury, da cui imparò che la morale (le regole per condurre bene la propria vita e agire in modo virtuoso) e la religione non per forza dipendono l’una dall’altra.
A Parigi Diderot incontrò e frequentò illuministi come Rousseau, Condillac, Voltaire e D’Alembert. Nel salotto del Barone d’Holbach, Diderot conobbe David Hume, filosofo empirista scozzese che tra il ’39 e il ’40 pubblicò il Trattato sulla natura umana, e l’illuminista italiano Cesare Beccaria, autore di un celebre trattato contro la tortura e la pena di morte: Dei delitti e delle pene.
Anche gli anni dedicati all’Enciclopedia furono segnati da difficoltà: quando il Parlamento censurò l’opera e il papa la mise all’Indice, molti se ne allontanarono – persino Rousseau e D’Alembert! – e Diderot dovette continuare a lavorarci in modo clandestino.
Negli anni, Diderot strinse alcune amicizie e conoscenze illustri anche fuori dai confini francesi. Conobbe Federico II di Prussia, che lo nominò membro dell’Accademia di Berlino, e mantenne per diversi anni una relazione personale con Caterina II di Russia, che lo nominò membro dell’Accademia delle arti di San Pietroburgo e che dopo la sua morte fece trasportare lì la sua biblioteca, dove si trova ancora oggi.
Per anni, Diderot ripose le proprie speranze politiche nelle monarchie illuminate come quella russa. Cercò così, senza successo, di persuadere Caterina II a pubblicare un’edizione russa non censurata dell’Enciclopedia e a realizzare alcuni progetti di riforma da lui ideati.
3Diderot ateo e materialista
Le condanne e le denunce furono una conseguenza delle sue posizioni religiose, o meglio anti-religiose. Educato al cattolicesimo, Diderot assunse negli anni prima una posizione deista: credeva cioè che di Dio si potessero ammettere solo quegli atti e caratteri che possono essere riconosciuti dalla ragione, come l’esistenza. Altri aspetti della vita religiosa, come i riti, i testi sacri e le istituzioni ecclesiastiche sono invece un residuo della tradizione e della superstizione e devono essere dismessi.
Se nei Pensieri filosofici ancora sosteneva la necessità di una religione razionale, successivamente Diderot divenne decisamente ateo come emerge nella Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono e successivamente, negli Elementi di fisiologia, una delle sue ultime opere. L’ateismo – l’affermazione dell’impossibilità di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio e della superiorità morale di una vita condotta indipendentemente dalla religione – si coniuga in Diderot con delle tesi filosofiche materialiste.
La natura è un tutto materiale in movimento. Con Spinoza e contro Descartes, Diderot afferma che non c’è separazione tra spirito e materia e che la sostanza è unica. Del pari, il movimento non è prodotto da un elemento esterno ai corpi (come Dio), bensì è intrinseco alla materia stessa. Così, nei Principi filosofici sulla materia e il movimento, del 1770, scrive che «L’ipotesi di un essere qualsiasi, posto al di fuori dell’universo materiale, è impossibile».
Diderot intende superare il dualismo cartesiano anche in antropologia. Concepisce perciò l’essere umano come unità psico-fisica, dando molta importanza al ruolo del cervello (cosa che oggi può sembrare banale, ma non lo era all’epoca). In accordo con gli altri organi, ma in modo preponderante, il cervello, secondo Diderot, contribuisce a produrre e organizza le sensazioni, le percezioni e la conoscenza.
3.1Diderot e la morale
Diderot nel “L’uomo e la morale” scrive: “Io sono convinto che la specie umana può essere veramente felice solo in uno stato sociale nel quale non vi siano né re, né magistrati, né preti, né leggi, né tuo, né mio, né proprietà mobiliare, né proprietà fondiaria, né vizi, né virtù". In sintesi Diderot è contrario a qualunque impostazione deterministica. Per il filosofo francese l’uomo non è vittima impotente degli elementi naturali ma al contrario l’essere umano è libero di scegliere il suo comportamento dominando se stesso e le forze naturali nei limiti in cui riesce a sfuggire ai suoi istinti naturali. Per dominare la natura e per la sua libertà l'uomo ha bisogno di conoscere i fenomeni naturali e la storia umana. Diderot, nonostante la diffusione del razzismo e de filo-colonialismo tra gli intellettuali del periodo, era ostile allo schiavismo e alla colonizzazione e non solo: si espresse contro la sottomissione della donna e a favore della libertà sessuale nell'opera Supplemento al viaggio di Bougainville.
4Diderot e il teatro: il paradosso sull’attore
Il Settecento è stato un secolo di grande fortuna per il teatro, che ha iniziato ad attirare un pubblico sempre più numeroso. Per un filosofo illuminista come Diderot l’arte drammatica rappresentava un’occasione per diffondere e difendere le proprie idee (scrisse anche un paio di opere teatrali – Il figlio naturale e Il padre di famiglia – che non ebbero però il successo delle sue opere teoriche).
Il paradosso sull’attore è un dialogo che Diderot scrisse negli anni Settanta e fu poi pubblicato postumo nel 1830. Tra i suoi scritti, è uno di quelli che ha avuto maggior successo, fino alla contemporaneità. Nell’opera, Diderot – che era stato anche autore della voce Arte dell’Enciclopedia – non presenta solo la propria teoria teatrale, ma più in generale la propria teoria dell’arte. Nel corso del dialogo si interroga e propone delle risposte a domande sulla natura dell’opera d’arte e dell’imitazione.
Per quanto riguarda il teatro, Diderot sostiene che i grandi attori non siano coloro i quali sanno immedesimarsi nelle passioni umane e riviverle sulla scena. L’attore non deve essere sensibile, ma intelligente e razionale. Con un’immagine efficace Diderot scrive che «Le lacrime dell’attore scendono dal cervello; quelle dell’uomo sensibile salgono dal cuore».
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Domande & Risposte
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Chi è stato Diderot?
E’ tra i massimi rappresentati dell’Illuminismo ed è famoso per aver promosso e diretto l'Encyclopédie.
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Cosa ha scritto Diderot?
Il figlio naturale, Il padre di famiglia.
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A quale corrente di pensiero appartiene Diderot?
All’Illuminismo.