Delacroix: La libertà che guida il popolo
La libertà che guida il popolo di Delacroix: schema, analisi, allegoria, collegamenti e tecnica del dipinto di Eugène Delacroix
Indice
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO
La libertà che guida il popolo è una grande tela (le dimensioni sono 260x325 cm) conservata nel museo del Louvre a Parigi e realizzata nel 1830. Ispirata alle famose tre giornate rivoluzionarie di Parigi, vuole commemorare la rivoluzione del luglio del 1830 e, in genere, esaltare la libertà.
Eugène Delacroix, che per il contenuto delle sue opere ha per lo più tratto ispirazione dalla letteratura - Dante, Byron, Shakespeare, Walter Scott - questa volta, per eccezione, guarda alla storia del suo tempo e realizza un’opera di passione che trascina chi la guarda.
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO: FATTI STORICI
L’opera nasce in relazione ad un evento contemporaneo all’autore che, significativamente, invece di evadere dalla realtà, vive appassionatamente la sua età. Per Delacroix la storia non è esempio dell’agire umano ma è un dramma che è cominciato con l’umanità e dura nel presente: la storia contemporanea è la lotta politica per la libertà. La libertà che guida il popolo è il primo quadro politico nella storia della pittura moderna che esalta l’insurrezione, sulla scia della quale scoppiarono tutti gli altri moti del 1830-31 e che pose fine al terrore della monarchia borbonica dando inizio alla monarchia di luglio con Luigi Filippo.
Sembrerebbe dunque la fredda documentazione di un grande evento storico contemporaneo, ma la scelta di questo tema individua una svolta importante nella poetica romantica. È vero che anche Géricault dipinse fatti contemporanei, ma amplificandoli con la mente, non vivendoli in modo diretto; adesso, invece, l’artista, piuttosto che evadere, vive appassionatamente la sua età.
Per Delacroix, come per tutti i romantici, libertà è l’indipendenza nazionale; non a caso la donna emblema della Libertà stringe il tricolore, frutto della rivoluzione che Carlo X aveva tentato di vanificare e rappresenta ad un tempo la Libertà e la Patria. Una libertà in nome della quale si uniscono in lotta popolani e borghesi.
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO: SCHEMA
Non si tratta di un quadro storico, perché non rappresenta un fatto o una situazione, e neanche di un quadro allegorico perché l’unica allegoria è la figura della Libertà: si tratta di un quadro realistico. Il suo realismo anticipa quello di Courbet, ma si accompagna ad un’altra espressione ideale.
L’effetto eroico è raggiunto attraverso un rincalzarsi di chiari e di scuri interrotti da squillanti note di colore: il giallo delle vesti della Libertà, il rosso della bandiera, in primo piano il bianco del camice del caduto. A sinistra le luci chiare del fondo formano come un’aureola alla figura simbolica e s’intonano col fiammeggiare della moltitudine che avanza.
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO: DESCRIZIONE
Opponendosi al rigido dogmatismo accademico egli traduce sulla tela il moto improvviso del popolo armato che avanza incitato dalla simbolica figura seminuda che rappresenta la libertà. L’organizzazione del paesaggio è immaginaria e l’opera è a metà tra allegoria e realtà, fonde elementi fantastici e personaggi reali.
Lo schema piramidale, con la libertà ai vertici è d’impostazione classica arricchita, però, di elementi realistici. I cadaveri in primo piano sono tratti dall’opera di Gros: “Napoleone sul campo di battaglia di Eylau”, mentre la figura del soldato seminudo si ispira a Omero e rappresenta, come il corpo di Ettore trascinato dal carro di Achille, l’eroismo del vinto. Se si escludono le figure in primo piano il resto della folla si dissolve e tende a confondersi con la polvere e il cielo.
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO: ALLEGORIA
Delacroix ha unito le varie classi sociali nella lotta comune: ci sono il popolano, il militare e il borghese (l’uomo con il cilindro). Il fumo degli incendi e degli spari e la polvere sollevata dagli insorti lasciano immaginare l’esistenza di un qualcosa anche lì dove ci è impedito di vedere. Le torri gemelle della Cattedrale di Notre-Dame, sulla destra, stanno a suggerire la collocazione geografica dell’avvenimento. Sulle barricate una donna con il berretto frigio e a seno scoperto, la Libertà, stringendo con la mano destra il tricolore, i cui colori rosso, bianco e blu sono ripresi in tutta la composizione, e impugnando con la sinistra un fucile, incita il popolo a seguirla. Essa viene verso di noi seguita dalla gran massa degli insorti: è un modo per invitarci a partecipare. È come se noi stessi, parte del popolo in armi, ci fossimo voltati indietro per riprendere vigore spronati dalla consapevolezza d’avere compagna la Libertà.
È molto probabile che la fonte iconografica a cui Delacroix si rifece per la fanciulla a seno scoperto fosse la statua ellenistica della Venere di Milo.
C’è da sottolineare, in ogni caso, che il personaggio principale del racconto pittorico di Delacroix costituisce il primo tentativo di proporre un nudo femminile in abiti contemporanei. I nudi, infatti, venivano solitamente accettati dal pubblico e dalla critica solo perché filtrati attraverso rappresentazioni mitologiche o della storia antica e già nel 1794, ad esempio, Antoine-Jean Gros aveva dato le fattezze di una fanciulla con il seno scoperto, abbigliata però alla maniera greca, alla personificazione della Repubblica.
I colori scuri sono resi più vivaci da quelli brillanti della bandiera della Francia repubblicana, colori che si ripetono negli abiti della figura ai piedi della Libertà.
Alcuni critici, inoltre, si interrogano sull’identificazione dell’uomo con il cilindro, nel quale taluni riconobbero lo stesso Delacroix, mentre altri pensarono di individuarvi Fréderic Villot, amico dell’autore e futuro conservatore delle pitture del Louvre. Stessi problemi di interpretazione per il bambino che, con pistola e tamburello, precede la Libertà. Secondo alcuni si tratterebbe del giovane coraggioso che, nel 1830, sfondò la barriera sul ponte della Senna verso il Municipio e perì durante l’impresa. In lui, alcuni critici, riconobbero invece il modello ideale del piccolo Gavroche, che Victor Hugo avrebbe creato trenta anni più tardi ne I Miserabili.
RIFERIMENTI AD ALTRI ARTISTI
Attraverso questi indizi si può facilmente risalire alla fonte: La zattera della Medusa di Géricault. Come in quest’opera infatti lo sfondo è instabile, fatto di travi e barricate e da questa instabilità si sviluppa il movimento della composizione. Come nella “Zattera” le figure formano una massa che culmina in una figura che agita qualcosa, in primo piano ci sono i morti riversi; coincidono poi altri particolari realistici e il modo di sottolineare il gesto culminante accompagnandolo col braccio levato di altre due figure.
Ci sono però anche molte differenze: ad esempio il moto della massa è invertito, mentre nella “Zattera” il movimento va dall’avanti all’indietro, nella “Libertà” viene in avanti, si precipita verso lo spettatore. Tutto ciò che vi è di classico nel quadro di Géricault scompare in quello di Delacroix: non più corpi illuminati e ben modellati ma un profilarsi delle figure in controluce su un fondo fumoso, non più corpi avvinghiati ma isolamento delle figure principali che emergono dall’assieparsi confuso delle altre. E’ importante inoltre notare come Delacroix non descriva un fatto isolato, un popolo come massa anonima, ma come un insieme di individui consapevoli e condotti all’azione violenta dal proprio ideale di libertà.
È chiaro che Delacroix non ricalca lo schema compositivo di Géricault per pigrizia ma per l’esigenza di correggerlo: sentiva che per quanto innovativo quello schema riportava comunque verso il passato, verso l’ideale classico. Proprio grazie al romanticismo di Delacroix l’arte cessa di volgersi al passato e si propone di essere del proprio tempo.
Altro quadro storico dell’epoca romantica è I Vespri Siciliani di Hayez. Il dipinto rievoca una rivolta popolare scoppiata a Palermo nel 1282 che liberò la città dal dominio degli Angiò. Tuttavia non vi è il sentimento che era presente nel dipinto di Delacroix, poiché il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Hayez, infatti, concepisce teatralmente le storie che narra, tanto è vero che la stessa tematica del dipinto verrà poi ripresa da Verdi in un’opera lirica.
Basti notare come i protagonisti del dipinto sono disposti in primo piano, così come i cantanti di un melodramma: la donna svenuta in seguito alle offese di un francese, sostenuta amorosamente dal fratello, il francese cadente a terra, una mano istintivamente appoggiata sulla ferita; il giovane, la punta della spada sguainata ancora intrisa di sangue, si ritira guardando il nemico caduto. Ognuno è in una posa studiata registicamente. Intorno è il coro, ossia il popolo, sul fondo il Monte Pellegrino sorgente dal mare (elemento indispensabile per localizzare il fatto a Palermo), a sinistra l’abside della chiesa (per ricordarci il momento storico), al centro la croce. Le figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici neoclassici del David.