Dei sepolcri di Ugo Foscolo | Video
Dei sepolcri di Ugo Foscolo: analisi e spiegazione del carme di 295 endecasillabi sciolti. Video a cura di Emanuele Bosi
DEI SEPOLCRI DI UGO FOSCOLO
Nel 1807 Ugo Foscolo scrive un Carme di 295 endecasillabi sul tema dell'utilità dei sepolcri. Perché lo fa, e cosa vuole trasmettere con quest’opera? Foscolo è uno spirito ateo, materialista e profondamente inquieto. Non dovrebbe risultare strano, quindi, che dedichi un carme ai Sepolcri, giusto?
In realtà in questo caso c’è una motivazione in più: un provvedimento francese del 1804 che scuote nel profondo il nostro autore: è l’editto di Saint-Cloud, che impone che i cimiteri siano posti al di fuori delle mura cittadine e che le lapidi siano composte del solo nome del cittadino defunto. Perché un provvedimento del genere? Per due ragioni:
- Una, igienico-sanitaria: le tombe vengono poste al di fuori delle città per ragioni di tutela della salute
- L’altra, ideologica: questa legge impedisce la costruzione di mausolei per le persone più ricche. I defunti vengono messi tutti sullo stesso piano, e nel caso di artisti o intellettuali, è una commissione esterna a decidere se dedicare loro un epitaffio o meno
La misura arriva in Italia solo nel 1806, ma già da tempo Foscolo ha in mente di scrivere qualcosa sul tema. Ne parla con Ippolito Pindemonte, anche lui impegnato in un testo sui cimiteri. Così nasce questo Carme. Vediamo di cosa parla e come è strutturato.
DEI SEPOLCRI: STRUTTURA
Il poemetto ha un’impostazione di tipo epistolare: è dedicato a Ippolito Pindemonte, con cui aveva discusso del tema, come abbiamo detto. A lui Foscolo si rivolge continuamente al vocativo. Ecco, questo è un espediente che devi tenere a mente, perché ogni invocazione segna il passaggio da una sezione all’altra del Carme.
La poesia ha una struttura argomentativa, è in endecasillabi sciolti ed è ricca di figure retoriche, tra cui principalmente l’enjambement.
Vediamo ora qualche passaggio importante:
- La frase in latino Deorum manium iura sancta sunto», cioè «I diritti degli dèi Mani sono inviolabili, viene direttamente dalle leggi delle XII tavole di epoca romana arcaica. Usare questa frase serve a Foscolo per contrapporre le antiche leggi romane alle nuove leggi francesi, che mancano del tutto di quel concetto di pietas così caro ai nostri antenati.
- La prima sequenza è quella in cui Foscolo parla dell’ineluttabilità della morte e del ruolo pratico dei sepolcri, che in effetti non servono a consolare della morte, né possono resistere allo scorrere del tempo.
- Subito dopo, inizia una proposizione interrogativa che mette tutto questo in discussione: i sepolcri – dice Foscolo – hanno un’utilità dal punto di vista soggettivo: mantengono in vita il ricordo dei nostri cari. La maledizione della morte, dice, viene sconfitta solo dal legame emotivo tra i defunti e i vivi che li ricordano.
- A partire dal verso 51, Foscolo chiama in causa la legge francese, che spezza quei legami, al punto che anche importanti personaggi della storia o della letteratura possono finire per essere dimenticati.
- Nella seconda sequenza Foscolo parla del ruolo civile e patriottico dei sepolcri, che distinguono gli uomini dagli animali. Per rafforzare la sua tesi, si ricorda il ruolo delle tombe nella storia: nella chiesa, nei culti pagani, in Inghilterra.
- Segue la critica all’Italia e alla sua classe dirigente: qui i sepolcri non sono altro che segno di ostentazione e magniloquenza
- Nella terza sequenza Foscolo parla delle grandi tombe della chiesa di Santa Croce, dove riposano importanti personaggi e dove lui stesso troverà sede dopo la morte: Firenze, dice Foscolo, è beata, perché in un unico luogo conserva le uniche glorie italiane
- Nella quarta sequenza, infine, Foscolo chiama in causa la poesia e il suo ruolo salvifico, capace di rendere davvero eterne quelle glorie.