Il declino della Spagna nel Seicento: cause e conseguenze

Storia del declino della Spagna nel 600, in seguito a motivazioni di politica interna ma anche di politica internazionale, per la crisi economica e la guerra dei trent'anni.
Il declino della Spagna nel Seicento: cause e conseguenze
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1Introduzione

Nel corso del Seicento, la Spagna affrontò una inarrestabile decadenza. Le ragioni a causa delle quali una delle massime potenze europee divenne uno Stato di secondo ordine nel XVII secolo sono numerose e sono relative sia alla situazione interna della Spagna, sia al contesto internazionale

2Le origini della decadenza: la Spagna di Filippo II

Filippo II di Spagna (1527-1598)
Filippo II di Spagna (1527-1598) — Fonte: getty-images

Il re Filippo II, figlio di Carlo V d’Asburgo, aveva ereditato nel 1556 numerosi possedimenti: la Spagna, le Fiandre, la Franca Contea, i territori in America, il ducato di Milano, il regno di Napoli

Filippo II fu il sovrano che scelse come capitale l’isolata Madrid, all’epoca un villaggio posto al centro della Spagna, in Castiglia. 

Da qui, viaggiando molto poco, governò fino al 1598, anno della sua morte. Durante il suo lungo regno, la Spagna cominciò a perdere centralità politica ed economica. Tale decadenza sarebbe continuata con i suoi successori nel corso del Seicento

2.1La difesa della cristianità

Tra le misure adottate da Filippo II, scrupoloso fino all’eccesso e chiamato per tale regione “il re prudente”, vi fu la lotta per la difesa del cattolicesimo e della Controriforma. A capo dell’Inquisizione spagnola, Filippo II esercitò un ampio controllo sul clero e sulla vita religiosa dei suoi cittadini. 

Egli inoltre perseguitò quegli ebrei e musulmani convertiti (i marranos e i moriscos) accusati però di continuare a praticare la loro religione ufficialmente abbandonata e di fingere di essere sinceramente cattolici. La persecuzione nei loro confronti fu particolarmente rigida e costrinse molti di essi ad abbandonare il Paese

L’allontanamento di queste minoranze dalla Spagna implicò un impoverimento generale del Paese dal punto di vista economico e culturale; esse infatti erano particolarmente attive nei commerci, nell’artigianato e nelle finanze, pagavano tasse e spesso concedevano prestiti alla corona. Erano dunque una parte della popolazione che contribuiva attivamente al benessere del Paese.  

2.2La crisi economica

Filippo II e sua moglie Maria I Tudor
Filippo II e sua moglie Maria I Tudor — Fonte: getty-images

Dal punto di vista economico, durante il governo di Filippo II, la Spagna dichiarò tre volte bancarotta: nel 1557, nel 1575 e nel 1596. Non fu sufficiente a risanare le finanze dello Stato l’acquisizione nel 1581 del Portogallo e di tutti i suoi territori oltreoceano (Brasile e possedimenti in Africa e in Asia). 

Le difficoltà economiche erano dovute a una molteplicità di fattori: al grande afflusso nella penisola iberica di metalli preziosi dall’America non corrispondeva un adeguato sistema produttivo in madrepatria. La Spagna infatti non aveva manifatture particolarmente sviluppate e gli spagnoli cominciarono così a richiedere merci straniere

Lo squilibrio tra domanda e offerta portò a un generale aumento dei prezzi. Ad arricchirsi, allora, non fu la Spagna, ma quelle potenze europee con manifatture in grado di stare al passo con la domanda dei consumatori.

Anche al costosissimo impegno bellico nel quale si era impegnato Filippo II. Nonostante il successo riportato a Lepanto dalla Spagna e dagli altri Paesi uniti nella Lega Santa e l’ascesa al trono portoghese, alcune iniziative militari di Filippo II furono fallimentari:

  • lo scontro con i Paesi Bassi terminò con la dichiarazione di indipendenza (1581) delle protestanti Province settentrionali unite nell’Unione di Utrecht. L’indipendenza sarà ufficializzata nel 1648.
  • Nel 1588 l’Invincibile Armata, la flotta spagnola, venne sconfitta nel mare del Nord e lungo le coste dell’Irlanda dalle navi inglesi e da una fortissima burrasca.

3Filippo III

Il figlio di Filippo II, Filippo III, al potere dal 1598 al 1621, cercò di interrompere i lunghi decenni di guerre che avevano dissanguato le finanze dello stato e caratterizzato il regno del padre. Egli proclamò infatti paci e tregue, in modo da garantire stabilità alla sua corona:

  • nel 1604 la Spagna giunse alla pace con l’Inghilterra dopo il duro scontro con Elisabetta I;
  • nel 1609 ebbe inizio una tregua con le Province Unite, premessa al riconoscimento della loro indipendenza che sarebbe stata ufficializzata al termine della Guerra dei Trent’anni.

Nonostante il periodo di pace e dunque il minor investimento economico a sostegno di imprese belliche, neanche Filippo III riuscì a risollevare la situazione finanziaria del suo Paese: nel 1607 un’altra bancarotta dovette essere dichiarata. La difficile situazione economica fu gravosa soprattutto per i contadini, schiacciati da situazioni lavorative sempre più oppressive.  

4La crisi del Seicento e la Guerra dei trent'anni

Statua di Filippo III. Plaza Mayor, Madrid
Statua di Filippo III. Plaza Mayor, Madrid — Fonte: getty-images

Se già nel corso della seconda metà del Cinquecento, durante il regno di Filippo II, la potenza spagnola aveva iniziato la sua parabola discendente, questa decadenza sembrò inarrestabile nei primi decenni del Seicento

La crisi che in questo secolo colpì in misura diversa tutta Europa fu particolarmente dura proprio in Spagna. Nel corso del secolo, la Spagna fu infatti caratterizzata da: 

  • decremento demografico (tra il 1600 e il 1650 la popolazione della penisola iberica passò dall’avere 10.500.000 abitanti ad averne solo 9.250.000);
  • impoverimento diffuso;
  • carestie;
  • diffusione di grandi epidemie, come la peste bubbonica, ma anche tifo, vaiolo, colera;
  • processi di rifeudalizzazione dei rapporti di lavoro nelle campagne.

A tale crisi che contraddistinse la Spagna e numerose altre aree europee, si aggiunse un conflitto che ridisegnò il quadro politico dell’Europa. Con la guerra dei Trent’anni, combattuta tra il 1618 e il 1648, la Spagna perse la sua egemonia nello scacchiere europeo.

In primo luogo, nel 1648 dovette riconoscere ufficialmente l’indipendenza delle Province Unite, avviatesi ormai da tempo verso una incredibile ascesa economica.

Con la pace dei Pirenei, siglata nel 1659, dovette cedere numerosi territori alla Francia, potenza risultata egemone alla fine del conflitto.

5Filippo IV

Filippo IV di Spagna (Valladolid, 1605 - Madrid, 1665)
Filippo IV di Spagna (Valladolid, 1605 - Madrid, 1665) — Fonte: getty-images

Filippo IV (1621-1665) salì al potere quando la guerra dei Trent’anni era iniziata da circa tre anni. Tale sovrano si segnalò infatti per il suo impegno nella guerra che avrebbe ridisegnato i confini di Europa e relegato proprio il suo Paese a potenza di second’ordine.

La centralità dell’impegno bellico riguardò anche alcune scelte di politica interna. Il re cercò di realizzare una politica sempre più di stampo assolutistico e accentrata.

Tra le misure adottate vi fu la creazione della Unione delle Armi attraverso la quale il re impose nuove tasse e il reclutamento di soldati su base territoriale.

Tali imposizioni provocarono disordini e rivolte in numerose province. Diversi territori spagnoli erano infatti non solo contrari a queste nuove richieste, ma erano anche poco abituati a una così grande ingerenza del potere centrale e si mostrarono gelosi delle loro tradizionali autonomie.

Nel 1640 nella regione della Catalogna e nel Portogallo cominciarono le proteste.

Nella Catalogna, la rivolta ebbe origine nelle campagne e poi si estese nella città principale, Barcellona. Solo nel 1652 la rivolta venne sedata dal potere centrale.

In Portogallo, la protesta fu da subito una lotta anche per l’indipendenza. Tale obiettivo venne raggiunto nel 1668 quando, con il trattato di Lisbona, il Portogallo riconquistò la sua autonomia dalla Spagna.

Le rivolte non riguardarono soltanto la penisola iberica: numerose città italiane si sollevarono alla metà del secolo contro le sempre più pesanti richieste fiscali della Spagna. Tra le rivolte più eclatanti vi fu quella che ebbe luogo a Napoli tra il 1647 e il 1648, anno durante il quale la protesta fu repressa nel sangue.

6La fine del Seicento e degli Asburgo sul trono di Spagna

Filippo V di Spagna (1683-1746)
Filippo V di Spagna (1683-1746) — Fonte: getty-images

Carlo II d’Asburgo, re di Spagna, salì al trono nel 1665. Figlio di Filippo IV, regnò fino al 1700. La Spagna era ormai un Paese fortemente indebolito e, durante il suo regno, non riuscì a risollevarsi dalla crisi economica.

Con lui si estinse il ramo degli Asburgo di Spagna: Carlo II non aveva figli e aveva nominato nel testamento come suo erede il duca d’Angiò Filippo di Borbone, salito al trono con il titolo di Filippo V. Questi era però anche nipote del re francese.

Il fatto che il sovrano spagnolo fosse anche imparentato con una delle corone più importanti dell’epoca mise in allarme l’Europa e fu alla base di un conflitto scoppiato all’inizio del Settecento, la guerra di successione spagnola che, terminata solamente nel 1714, avrebbe determinato l’ascesa della famiglia dei Borbone come dinastia regnante in Spagna.