Dare la vita di Michela Murgia: trama e riassunto
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Dare la vita di Michela Murgia: trama e riassunto
"Dare la vita" è il primo libro postumo della scrittrice sarda Michela Murgia, pubblicato pochi mesi dopo la morte dell'autrice. Si tratta di un saggio concepito come un testo incentrato sulla gestazione per altri (GPA), che si è ampliato fino a esplorare temi più profondi, come il senso della genitorialità e della famiglia.
La trama di “Dare la vita”
Non essendo un romanzo, "Dare la vita" non ha una vera e propria trama, ma si sviluppa procedendo tra una serie di considerazioni sui concetti di maternità e famiglia, includendo in essi temi meno convenzionali e tradizionali, come la gestazione per altri (GPA).
"Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta è sì". È l'incipit del libro, che fin da subito mette in campo l'idea di queerness.
Il fulcro dell'opera è difatti l'idea di una "famiglia queer", all'interno della quale i legami d'anima, non necessariamente basati sul sangue, hanno un peso significativo: "Discutere intorno a questa radice significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati".
Partendo dai temi di maternità e gravidanza, affrontati sia da un punto di vista sociologico che filosofico e politico, l'autrice avanza attraverso due capitoli, il primo suddiviso in "Premesse" e "Promesse", e il secondo incentrato sui vari aspetti "diversi", o "altri", della maternità e della genitorialità.
Il riassunto di “Dare la vita” di Michela Murgia
"Dare la vita" è un saggio che sviluppa temi complessi legati alla maternità, alla libertà femminile e alla famiglia, attraverso un'evoluzione di ragionamenti personali, sociali e politici.
Partendo da una riflessione sul concetto di maternità, e sulla dicotomia tra rapporto di sangue (biologia) e scelta, Michela Murgia introduce il concetto di "madre d'anima", cioè "membro di una famiglia fatta di legami altri", sfidando così l'associazione tradizionale della maternità con il solo atto biologico del generare figli.
Buona parte del libro è difatti incentrato sul tentativo di scardinare la concezione classica della maternità, portando il lettore (o la lettrice) a considerare come si possa "dare la vita" senza necessariamente partorire.
Nei capitoli successivi, l'autrice delinea il suo attacco alla società patriarcale e al familismo, concentrandosi su come queste strutture limitino la libertà delle donne e ingabbino la maternità dentro parametri biologici e normativi.
Con il supporto di spaccati di vita personale, la Murgia condivide poi la sua esperienza di madre queer e il modo in cui ha costruito una famiglia attraverso legami affettivi non biologici, i "legami d'anima" che dimostrano come la genitorialità possa nascere dall'amore e dalla scelta reciproca, senza dipendere dal sangue.
“Dare la vita”, i temi del libro
Numerosi sono i temi affrontati nel libro, approfonditi e interconnessi tra loro, andando a toccare questioni sociali, politiche e personali legate alla maternità, alla famiglia e alla libertà individuale.
A partire proprio dalla maternità, concetto che per Michela Murgia va oltre il semplice legame biologico, ma può costruirsi su relazioni affettive scelte, dimostrando che essere madre può significare prendersi cura e amare anche chi non è figlio di sangue.
Molto presente, se non centrale, è poi il tema della famiglia queer, che Murgia descrive come un’unità familiare basata su legami d’anima, affettivi ed elettivi, e non necessariamente biologici. Un’idea che sfida i modelli tradizionali di parentela, provando a porre le basi per un nuovo concetto di amore e cura.
L’autrice è poi molto critica nei confronti del familismo, quella tendenza a esaltare la famiglia tradizionale, vista come unico modello accettabile. Un sistema che, secondo Murgia, giustifica l’esclusività dei legami familiari e perpetua disuguaglianze sociali e di genere.
Altro tema importante del libro è la gestazione per altrə (GPA). L’autrice qui riprende il discorso sull’autodeterminazione femminile, difendendo il diritto delle donne di decidere se portare avanti una gravidanza per qualcun altro, ritenendo che la GPA sia una forma di collaborazione riproduttiva legittima, purché regolamentata.
A questo concetto si lega il tema della politica del corpo, con la critica alla mancanza di politiche di welfare a sostegno delle madri e delle famiglie. Murgia denuncia come lo Stato italiano non supporti adeguatamente le donne e come le politiche attuali disincentivino l’occupazione femminile, confinandole ancora al ruolo di madri e curatrici domestiche.
Tema conclusivo del saggio sono inclusività e pluralismo, con l’invito a una società nella quale i legami familiari non sono definiti dalla biologia o dal genere, ma dall’affetto e dalla scelta, riconoscendo e valorizzando altre forme di famiglia diverse da quella tradizionale.
Chi è Michela Murgia
Michela Murgia è stata una scrittrice, drammaturga, opinionista e attivista sarda, nata a Cabras nel giugno 1972. Ha fatto molti lavori, compresa l'insegnante di religione, la portinaia e la venditrice, prima di diventare una scrittrice.
Dopo aver scritto, oltre al suo blog, drammaturgie, saggi e racconti, raggiunge il successo con il romanzo "Accabadora", pubblicato nel 2009 e tradotto in numerose lingue, grazie al quale l'autrice ha vinto la sezione narrativa del Premio Dessì, il SuperMondello del Premio Mondello e il Premio Campiello.
Sposata due volte, non ha mai avuto figli naturali ma diversi figli adottivi, chiamati figli d'anima ("fillus de anima" in sardo), come spesso riportato nelle sue opere. Autrice cattolica e di sinistra, si è spesso schierata contro le politiche della destra, specialmente quelle sociali.
Michela Murgia è morta a Roma il 10 agosto 2023, all'età di 51 anni, a causa di un tumore renale, che l'aveva già colpita qualche anno prima. Dopo "Dare la vita" è stato pubblicato un secondo libro postumo, "Ricordatemi come vi pare".
Cosa leggere se ti è piaciuto “Dare la vita”?
Non trattandosi di un romanzo, ma di un saggio su questioni etiche, sociali e politiche legate alla maternità e alla famiglia, il libro di Michela Murgia può risultare affine a quello di autori e autrici che si occupano del tema dei diritti LGBTQ +.
È ad esempio il caso della psicologa Ines Testoni, che nel libro "Il terzo sesso" affronta le questioni di genere, la maternità e le bisessualità naturali attraverso l'evoluzione della condizione della donna nel corso del tempo.
Spostandoci poi verso la visione opposta c’è il libro “I figli che non voglio” della giornalista Simonetta Sciandivasci, nel quale l’autrice affronta tematiche come l’essere o il non essere delle madri, il non poterlo o volerlo essere, andando quindi a toccare sotto aspetti culturali e sociali il discorso della libertà delle donne che non vogliono figli.
Andando invece su un diverso tipo di collettività c’è “Gay Bar - Perché uscivamo la notte”, libro di Jeremy Atherton Lin che prende il gay bar come esempio di ciò che a lungo è stato il luogo in cui una comunità priva di diritti e di rappresentazione, esclusa dalla vita “normale” delle città, ha potuto riunirsi per sentirsi parte di qualcosa, in un certo senso di una famiglia.
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