La Dama con l'ermellino: storia, descrizione e analisi del dipinto di Leonardo

Storia, analisi e descrizione del quadro dipinto da Leonardo da Vinci con immagini e curiosità su Cecilia Gallerani.
Indice
1Introduzione

La Dama con l’ermellino è una tavola ad olio del pittore Leonardo da Vinci (1452-1519), dipinta tra il 1488 e il 1490.
La critica è unanime nell’identificare i soggetti del quadro Cecilia Gallerani (1473-1533), nota per essere stata amante del duca Ludovico Sforza, detto il Moro (1452-1508), nella fanciulla e un ermellino nell’animale.
Al momento, l’opera è conservata presso il Museo Czartoryski a Cracovia.
Il dipinto si inserisce in quella florida stagione politica e culturale di Milano, che si affermò come una delle più importanti città italiane. Ciò avvenne sotto il governo di Ludovico il Moro (1452-1508), a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Egli, oltre ad esser stato un abile statista e stratega, fu anche un raffinato mecenate delle arti.
2Storia dell’opera
2.1Leonardo al servizio degli Sforza a Milano
Grazie alle accorte mosse diplomatiche e le vincenti campagne belliche, numerosi artigiani quali architetti, intarsiatori, fabbricanti di strumenti musicali, mosaicisti, orafi, pittori, scultori, tessitori etc. furono chiamati sia dagli Sforza che dalle famiglie nobili per decorare i loro palazzi e dimore: il risultato fu una Milano sempre più affascinante.

Le fonti dell’epoca e i recenti studi dei ricercatori attestano che Leonardo fosse a Milano tra la primavera e l’estate del 1482.
L’artista fu inviato da Lorenzo il Magnifico (1449-1492) a prestare servizio presso la corte sforzesca, a motivo delle politiche diplomatiche laurenziane con le corti signorili italiane.
All’inizio Leonardo fu accolto tiepidamente, tanto che per sopperire ai suoi bisogni economici dovette prima lavorare per diversi ordini religiosi.
Un contributo rilevante agli Sforza fu quello di Leonardo, il quale fu impiegato intelligentemente dal Moro sia in ambito scientifico-tecnologico che in quello artistico: su commissione ducale, oltre alla Dama con l’ermellino, si rammentano i ritratti delle persone orbitanti la corte sforzesca, tra cui la Belle Ferronnière (1490/1497), ma soprattutto l’affresco dell’Ultima Cena (1494-1498).
2.2Note collezionistiche

Le vicende collezionistiche e l’ubicazione della Dama con l’ermellino sono confuse fino al XIX secolo. È nota la sua acquisizione in Italia intorno al 1800, da parte del principe polacco Adam Jerzy Czartoryski (1734-1823), il quale lo collocò poi nel museo omonimo nella città di Cracovia.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, il dipinto, assieme ad altri pezzi della collezione Czartoryski, venne nascosto nel castello del Wawel, per poi essere rinvenuto dai nazisti nell’invasione della Polonia.
Successivamente, l’intera collezione fu recuperata dalle forze Alleate e riconsegnata ai legittimi proprietari. Quest’ultimi poi la vendettero al governo polacco, trovando così la sua sistemazione odierna.
3Analisi dell’opera
3.1Descrizione

Avvolta in uno sfondo nero, nel dipinto è raffigurata una fanciulla con il viso orientato in delicata contrapposizione con il busto. Lo sguardo della dama appare catturato da un elemento al di fuori del quadro.
Infine, tra le sue braccia è ritratto un ermellino che sembra identificarsi sia nella posa che nelle sembianze della giovane.
La fedeltà al dato anatomico e l’accenno distaccato agli sentimenti della dama, nonché la posa salda ma slanciata, l’abbigliamento curato e il fondale scuro, trasmettono allo spettatore una grazia e una solennità riconducibile alla statuaria antica.
Salvo alcune parti impossibili da riparare, lo stato di conservazione della Dama con l’ermellino è buono. Dagli esami diagnostici risulta che la parte sinistra della figura e lo sfondo nero sono stati ridipinti; tuttavia, si è potuto constatare che il quadro, da una parte, non ha avuto dei rimaneggiamenti e, dall’altra, Leonardo lo ha terminato completamente.
3.2Stile
A differenza dello schema ritrattistico del Quattrocento, ossia di tre quarti e di mezzo busto, Leonardo inserì il contrapposto, ritraendo quindi la fanciulla in una posa con la testa rivolta a destra e il busto a sinistra.
Inoltre, si osserva anche l’espressività più “terrena” della dama, riuscendo a farle trasparire delle emozioni nonostante la gravità dello sguardo.
Questo fu anche uno dei quadri in cui Leonardo anziché la classica tempera iniziò ad adottare l’olio. La consistenza e la trasparenza di questa materia agevolava così la tecnica del chiaroscuro.
La spiegazione di tale sperimentazione pittorica era il suo intento di raggiungimento della verosimiglianza al dato reale.
In questo dipinto, ma come anche quelli di questo periodo milanese, ad esempio, Vergine delle Rocce (1483/1486), sia quella del Louvre e quella National Gallery, o la Belle Ferronière (1490/1497), è evidente che Leonardo stia studiando un modo per tradurre fedelmente in pittura la natura: ciò lo si nota guardando l’attenzione ai dettagli anatomici, fisionomici e degli indumenti, sia della fanciulla che dell’animale.
4Identificazione della dama
4.1Ipotesi non condivise umanamente dalla critica
Sono diverse le ipotesi che sembrano però essere superate dalla critica sull’identificazione della giovane nella Dama con l’ermellino.
Ipotesi storiche:
- la prima è quella di identificare la fanciulla Belle Ferronière a causa della scritta rinvenuta sul dipinto;
- la seconda, invece è quella di vederci Caterina Sforza (1463-1509), figlia di Galeazzo Maria Sforza (1444-1476), fratello di Ludovico, in memoria della congiura del 1476.
Ipotesi sulle somiglianze:
- la terza è quella in cui si vedrebbe Anna di Bretagna (1477-1514), moglie del re francese Carlo VIII (1470-1498) per la somiglianza con un suo ritratto ufficiale;
- infine, la quarta, è quella dove si accosta Claudia di Francia (1499-1524), moglie del re Francesco I (1494-1547) di Francia, per le fattezze simili.
Queste ultime due teorie si basano più che altro per la presenza sovente della corte francese a Blois e ad Amboise, quindi vicino a Clos-Lucé, luogo in cui viveva Leonardo e dove potevano aver posato per lui.
4.2Cecilia Gallerani

Quali sono i motivi per cui la critica è concorde nell’identificare la dama di corte con Cecilia Gallerani la fanciulla nel quadro di Leonardo?
Eppure, della vita di Cecilia non si sa molto, non si conoscono le sue fattezze, né sono stati rivenuti disegni di Leonardo che la ritraggono. Inoltre, l’ermellino in braccio alla giovane non fa parte dell’araldica familiare dei Gallerani.
La fonte principale su cui si fonda l’identificazione con Cecilia Gallerani nella dama del dipinto proviene dal sonetto del poeta di corte Bernardo Bellincioni (1452-1492) del 1493 il quale, inneggiando al ritratto di Leonardo, nomina espressamente la sopracitata:
«’Di che te adiri, a chi invidia hai, natura?’ / 'Al Vinci, che ha citrato una tua stella, / Cecilia sì belissima hoggi è quella / che a' suoi begli ochi el sol par umbra oscura’».
5Interpretazioni
5.1L’ermellino
Nonostante la precisione e la fedeltà al dato naturale di Leonardo, analizzando la morfologia dell’animale, sembrerebbe più vicino ad un furetto anziché a un ermellino.
Probabile che l’artista si sia ispirato ad una bestiolina selvatica catturata anziché avvicinandosi all’iconografica tipica dell’ermellino.
Si è scelto di riconoscerlo come tale poiché l’ermellino è il simbolo araldico sforzesco, dal 1486: ossia da quando Ludovico il Moro si unì all’Ordine dell’Ermellino, il quale ovviamente aveva le insegne con questo animale.
L’ermellino è considerato simbolo di purezza, regalità ma anche di curiosità. Tuttavia, il significato simbolico che poteva assumere questo animale tra il XV e il XVI secolo è quello di moderatezza, indicato dal frate Tommaso Gozzadini (1260-1330) in Fiore di virtù del Trecento:
«L’ermellino per la sua moderanzia non mangia se non una volta al dì e prima si lascia pigliare dai cacciatori che volere fuggire nella infangata tana, per non maculare la sua gientilezza».
5.2Letture iconografiche
Leggendo i versi encomiastici di Bellincioni nelle Rime del 1493: «tutto hermellino è ben, se un nome ha nero» (nel sonetto XXVII, Contro a’ mal dicitori) e «l’Italico Morel, bianco Ermellino» (nel sonetto CXXVIII, Della prudenzia del signor Ludovico) è evidente come l’ermellino fosse in qualche modo la personificazione di Ludovico il Moro: quindi interpretare la presenza dell’animale nel dipinto di Leonardo in chiave politica.
Secondo delle ipotesi da parte di alcuni studiosi, la presenza dell’ermellino nel dipinto sia un richiamo sottile per l’identificazione con Cecilia Gallerani: c’è chi sostiene che l’animale è un’allusione alla prima sillaba di Gallerani in greco, oppure un riferimento alla vicinanza con Ludovico, il cui simbolo era proprio l’ermellino.
Riuscire a comprendere il contenuto di un’opera d’arte e il significato di quest’ultima a distanza di secoli è complicato. Bisogna considerare che questi ambienti cortigiani erano intellettualmente raffinati e gli elementi magari rappresentati in quadri del genere erano specifici e contingenti. È perciò normale la varietà di letture e di vedute dello stesso quadro.