Dalle prime leggi scritte alle attuali costituzioni
Indice
1Leggi, diritto e costituzioni: definizione
Le leggi sono norme di comportamento imposte da un’autorità a un’intera collettività. Le leggi stabiliscono anche quali sanzioni debbano essere applicate in caso di violazione.
Facciamo un esempio abbastanza recente e conosciuto: la legge 16 gennaio 2003 n. 3 che vieta di fumare nei locali chiusi. La stessa legge stabilisce anche a quale sanzione vanno incontro i trasgressori: «sono soggetti al[…] pagamento di una somma da euro 25 a euro 250». Tutti conosciamo questa sanzione, perché è scritta sui cartelli che ricordano il divieto di fumare nei bar, nelle scuole, sui mezzi pubblici ecc.
Anche se volessi, io non potrei promulgare una legge, perché solo chi è autorizzato può farlo. In Italia, il potere legislativo è esercitato dal Parlamento.
Il potere legislativo è attribuito al Parlamento dalla Costituzione. Sempre la Costituzione stabilisce quale sia l’ordinamento politico italiano (una Repubblica democratica) e chi possa esercitare quale potere (legislativo: il Parlamento; esecutivo: il Governo; giudiziario: la Magistratura).
La Costituzione è una “legge fondamentale”, una sorta di super-legge, alla quale deve sottostare anche chi scrive le altre leggi.
Oggigiorno, ci sembra normale che sia così. Sappiamo che il Parlamento non potrebbe – neanche se volesse – trasformare l’Italia in una monarchia, perché la Costituzione stabilisce che l’Italia è una repubblica. Né il Parlamento potrebbe decidere che le persone più alte di 1,85 m non possono iscriversi all’Università, perché la Costituzione stabilisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (Art. 3). L’attività legislativa del Parlamento è vincolata alla Costituzione e non può violarne i principi.
2Dalle più antiche leggi scritte al diritto romano
La storia della legislazione scritta è molto antica. Una delle prime raccolte scritte di leggi risale a più di tremila anni fa: è il famoso codice di Hammurabi, dal nome del re di Babilonia che lo fece redigere.
Il codice di Hammurabi prescriveva tra l’altro la cosiddetta legge del taglione, la cui formulazione più celebre è quella biblica “occhio per occhio, dente per dente ecc.”. La legge del taglione non comporta necessariamente che al responsabile di una violenza fisica sia inflitta come pena la stessa violenza. Piuttosto, indica che le pene debbano essere commisurate all’atto commesso.
Le leggi non sono sempre state scritte, per molto tempo e presso diverse civiltà, la tradizione giuridica è stata perlopiù orale.
La Grecia antica – riferimento storico fondamentale per la successiva storia europea – ha prodotto alcune legislazioni scritte, che hanno poi influenzato l’ancor più importante tradizione giuridica romana. Tra l’VIII e il VII secolo a.C. nelle città greche operarono alcuni famosi legislatori: Zaleuco di Locri, Caronda a Catania, Draconte ad Atene.
Non di tutti sappiamo se siano davvero esistiti, ma quel che è certo è che i Greci in quel periodo (sia nella madrepatria sia nelle colonie) hanno iniziato a produrre raccolte scritte di leggi e – più in generale – a fare un sempre maggiore uso pubblico della scrittura, che sarebbe poi stato ulteriormente incrementato dai regimi democratici.
Il sistema legislativo è strettamente legato al sistema politico. Spesso, dunque, le trasformazioni nella produzione legislativa si accompagnano a quelle delle strutture di governo e dell’equilibrio dei poteri.
Il diritto è una delle più importanti eredità che il mondo romano ha lasciato all’Europa medievale e moderna. Il corpus di leggi prodotto da Roma è stato la base dell’elaborazione giuridica dei secoli successivi.
La prima raccolta di leggi della storia romana sono le Dodici tavole, scritte da magistrati appositamente eletti intorno al 450 a.C. Le tavole furono un primo passo in direzione di una più equa e meno arbitraria applicazione del diritto. Anche se non impedirono che la conoscenza giuridica rimanesse perlopiù riservata ai magistrati.
Nel mondo romano avevano valore giuridico sia le norme emanate dall’autorità pubblica sia le teorie dei giuristi. Finché l’impero mantenne la sua unità, non ci fu bisogno di raccogliere le numerose norme in un unico testo.
Solo quando il potere centrale iniziò a vacillare, l’imperatore d’oriente Giustiniano decise di riunire tutte le norme del diritto romano in un unico testo, il Corpus Iuris Civilis, redatto intorno al 530. Un progetto simile era già stato realizzato da Teodosio, nella prima metà del V secolo. Il Corpus teodosiano, però, non comprendeva le elaborazioni dei giuristi.
Raccogliere le leggi in un unico testo ha senz’altro il vantaggio di ordinarle e sistemarle, rendendole accessibili nella loro interezza ai contemporanei e ai posteri. L’opera di Giustiniano, però, intaccò una caratteristica del diritto romano che era particolarmente significativa: la sua adattabilità alle diverse situazioni reali, garantita dalla coesistenza di leggi e testi della giurisprudenza.
3Dalle leggi dei regni romano-barbarici alla Magna Charta
Nel V e VI secolo, con la fine dell’impero romano, in Europa si forma una molteplicità di regni, cosiddetti romano-barbarici, in cui vivono e condividono tradizioni politiche, istituzionali, religiose e giuridiche romane, insieme a quelle dei nuovi popoli barbari che hanno conquistato il potere.
Nei regni romano-barbarici si producono alcune raccolte di leggi, che ben rappresentano i risultati dell’incontro fra le due tradizioni diverse. Un buon esempio l’Editto di Rotari, emanato nel 643 nel regno dei Longobardi e scritto in latino.
Una ripresa degli studi di diritto romano avvenne successivamente nell’XI secolo, con l’istituzione delle prime università.
Un’altra tappa importante nella storia della legislazione scritta è la Magna Charta Libertatum, un documento concesso dal re d’Inghilterra ai baroni nel 1215. La Magna Charta riconosceva alcuni diritti e alcune libertà ai nobili, alle città, e alla Chiesa. Per esempio:
- il diritto a essere giudicati dai propri pari;
- il diritto di successione ereditaria dei feudi (che era diffusa in modo informale già da diverso tempo).
Nella Magna Charta, inoltre, si stabiliva che l’operato del re fosse sottoposto al controllo di un’assemblea di baroni e che il sovrano non potesse imporre tasse senza il consenso del Consiglio comune del Regno, composto da arcivescovi, abati, conti e baroni. Si tratta di limiti importanti all’esercizio del potere da parte del re. La Magna Charta infatti è ricordata come uno dei primi documenti in difesa dei diritti e della libertà individuale.
4Il costituzionalismo moderno
La tradizione giuridico-politica in cui si inseriscono gli Stati europei di oggi è il costituzionalismo. Le prime costituzioni risalgono alle rivoluzioni dell’età moderna (inglese, americana e francese) e stabilivano l’esistenza di diritti naturali, inalienabili e universali, che lo Stato aveva il compito di riconoscere e garantire.
I diritti costituzionali possono essere distinti in diritti civili, politici e sociali. I diritti civili sono stati i primi ad essere affermati dalle Costituzioni moderne e sono il diritto di proprietà, di espressione, di professione religiosa, di difesa ecc. I diritti civili garantiscono la libertà dei cittadini dall’ingerenza dello Stato (diritti negativi). I diritti politici garantiscono la partecipazione alla vita pubblica e politica (p. e. il diritto di voto). I diritti sociali, invece, sono il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro ecc. Riguardano quindi l’ambito di intervento attivo (positivo) dello Stato nella vita dei cittadini.
L’obiettivo del costituzionalismo è limitare il potere politico garantendo i diritti. Un principio fondamentale del costituzionalismo è la suddivisione dei poteri. Uno dei primi teorici della suddivisione dei poteri è stato Montesquieu, che a metà del Settecento scriveva che, per garantire la libertà dei cittadini, i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere separati e limitarsi a vicenda.
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Domande & Risposte
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Quali popoli avevano leggi scritte nell'antichità?
I popoli della Mesopotamia.
- Chi fu il primo re di Roma a volere leggi scritte?
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Dove venivano scritte le leggi romane?
Sulle Dodici Tavole di Roma.
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Perchè è importante il codice di Hammurabi?
Perché è una delle prime raccolte organiche di leggi che ci è pervenuta e per il suo essere pubblico e facilmente consultabile.