Dal paganesimo al cristianesimo: cristiani e pagani nel tramonto dell’Impero romano
Indice
1Cristianesimo e Paganesimo
Nel periodo che segna la fine dell’Impero romano d’Occidente il cristianesimo assume un iiolo sempre maggiore. Il cristianesimo è una religione monoteista; ha aspirazioni universali; centrale è la dimensione interiore e la fede in una salvezza ultraterrena. È una religione che, fondata sulla solidarietà, sull’amore e sulla fratellanza, rigetta un approccio utilitaristico. Il suo testo sacro è la Bibbia.
Il cristianesimo si diffuse soprattutto tra i poveri e i ceti medi, per poi incontrare poi l’adesione degli abitanti dell’Impero più abbienti e anche tra coloro che detenevano ruoli di responsabilità a partire soprattutto dal II secolo, quando il numero dei cristiani vide un incremento notevole.
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Il cristianesimo si diffuse in una realtà in cui preesisteva un altro tipo di religione, quella pagana. La religione pagana era politeista e presupponeva un approccio alla fede di tipo strumentale: la pratica religiosa aveva lo scopo di raggiungere determinati obiettivi; i riti stessi venivano celebrati, ad esempio, per placare l’ira degli dei o per ottenerne la protezione.
La fede nell’antica religione romana non separava sfera temporale e sfera spirituale. Infatti, gli uomini con incarichi politici avevano anche un ruolo dal punto di vista religioso; l’imperatore stesso era spesso divinizzato e la sua figura era circondata da un’aura sacra. La religione era così parte integrante della vita politica. Paganesimo e cristianesimo divennero, nella fase conclusiva dell’Impero, due sistemi di credenze, valori e modi di intendere la realtà che influirono notevolmente sul potere politico e sull’azione degli imperatori.
2Gli imperatori tra paganesimo e cristianesimo
Gli imperatori che si susseguirono nella fase che precede la fine dell’Impero d’Occidente si trovarono nella condizione di confrontarsi con la religione cristiana e con i suoi fedeli. Diverse furono le politiche messe in atto, così come furono differenti gli atteggiamenti assunti sia verso i fedeli sia verso il credo di questa religione. Si possono individuare alcuni momenti particolarmente significativi per illustrare le dinamiche interne all’Impero romano per ciò che concerne la sfera religiosa e in particolare per il ruolo assunto dal cristianesimo e dal paganesimo.
3La politica religiosa di Costantino
3.1L'Editto di Milano
Costantino ebbe un’ascesa al potere particolarmente turbolenta, caratterizzata dalle lotte che si registrarono in seguito all’abdicazione degli Augusti Diocleziano e Massimiano nel 305. L’anno successivo Costantino venne proclamato imperatore dalle truppe.
Per ciò che concerne la politica religiosa, fondamentale fu l’emanazione dell’Editto di Milano nel 313. Costantino, insieme a Licinio, cioè colui che aveva ottenuto il titolo di Augusto d’Oriente, promulgò infatti un documento che riconosceva la libertà di religione per tutti gli abitanti dell’Impero. Per i cristiani fu un traguardo importantissimo: la loro religione venne considerata lecita ed essi non dovettero più temere di essere perseguitati.
Infatti, in tempi recenti, Diocleziano aveva messo in atto persecuzioni durissime contro i cristiani: coloro che erano sospettati di praticare il cristianesimo, erano sottoposti a controlli e chi non intendeva abiurare alla religione cristiana, veniva torturato e ucciso.
Costantino invece adottò una politica religiosa estremamente favorevole ai cristiani. Essi non solo non dovettero più temere per la loro vita, ma poterono praticare in libertà la loro religione e vennero reintegrati dei beni che Diocleziano aveva confiscato loro.
Costantino, inoltre, permise alla Chiesa di consolidarsi come istituzione concedendole la possibilità di creare tribunali religiosi, di ottenere lasciti ed esenzioni fiscali.
Costantino, che si sarebbe fatto battezzare poco prima di morire, non bandì il paganesimo, ma proibì la celebrazione di alcuni riti – come quelli che presupponevano dei sacrifici cruenti – e ammise, probabilmente per strategia politica, la coesistenza di paganesimo e cristianesimo, pur favorendo in maniera netta il secondo tra i due.
3.2Il concilio di Nicea
Il ruolo fondamentale che il cristianesimo poteva ricoprire come cemento ideologico e fattore di coesione sociale all’interno dell’Impero, fu ben chiaro a Costantino quando, rimasto solo al potere dopo aver ucciso Licinio nel 324, convocò nel 325 a Nicea il primo concilio ecumenico.
In questa assemblea di circa trecento vescovi, provenienti dall’Oriente e dall’Occidente dell’Impero, si pronunciò una ferma condanna dell’arianesimo e la formulazione di una dottrina unica ed uniforme del cristianesimo. Secondo Costantino, era fondamentale evitare scissioni e risolvere in maniera chiara le dispute di stampo teologico che potevano sorgere. All’uniformità religiosa corrispondeva, infatti, una maggiore unità politica e sociale.
La politica a sostegno della chiesa venne portata avanti anche da Costanzo, il figlio di Costantino. Egli vietò la celebrazione dei sacrifici, una pratica tipica dei culti politeistici, attraverso i quali si cercava di ottenere il sostegno e la protezione dagli dei.
4Giuliano l’Apostata
Nel 361 fu al potere per soli due anni l’Imperatore Flavio Claudio Giuliano, nipote di Costantino. Si guadagnò l’appellativo di Apostata, cioè di colui che rinnega e abbandona la propria religione, da parte dei cristiani. Giuliano, infatti, sebbene fosse stato educato secondo i principi cristiani durante l’infanzia e la prima giovinezza, si era poi avvicinato al politeismo, dedicandosi allo studio della filosofia greca e in particolare del neoplatonismo.
Egli si allontanò dal cristianesimo che venne poi da lui giudicato al pari di una superstizione. Giuliano cercò di restaurare e valorizzare, a detrimento del cristianesimo, la religione politeista e pagana. Al contempo, mise in atto contro i cristiani una politica discriminatoria: essi non furono perseguitati fisicamente, ma furono allontanati dagli uffici pubblici, dalle scuole, dalla corte.
5Teodosio e il ruolo di Ambrogio, Vescovo di Milano
5.1L’Editto di Tessalonica
L’ortodossia cristiana ebbe un nuovo difensore nell’imperatore Teodosio, un generale nato in Spagna. Teodosio era salito al potere nel 379, ottenendo la nomina ad Augusto d’Oriente.
Teodosio venne battezzato e, nel febbraio 380, fu autore di un editto fondamentale per la cristianità. In quell’anno emanò infatti l’editto di Tessalonica, in base al quale il cristianesimo assunse il ruolo di religione ufficiale dello stato nel rispetto dei dettami stabiliti dal concilio di Nicea. Roma e Alessandria d’Egitto vennero riconosciute come le sedi episcopali più importanti.
Inoltre, l’imperatore Teodosio mise in atto una serie di azioni volte a contrastare il paganesimo e i culti tradizionali, a indebolire l’arianesimo – molto diffuso a Oriente – e a combattere le eresie.
5.2Teodosio e la pubblica penitenza
Ebbe una grande influenza sul governo di Teodosio I e in particolare sulla realizzazione della sua politica religiosa Ambrogio, il vescovo di Milano. Proprio a questa figura è associato un episodio decisamente rivelatore del nuovo ruolo assunto dalla religione cristiana e dalla gerarchia della sua organizzazione.
Nel 390 Teodosio aveva ordinato il massacro di centinaia di abitanti della città di Tessalonica, l’odierna Salonicco, in seguito allo scoppio di una sommossa popolare. Il vescovo di Milano, Ambrogio, decise allora di punire in maniera estremamente severa l’Imperatore per questo atto.
Teodosio venne scomunicato, cioè escluso dalla comunità dei fedeli. Ambrogio pretese poi che l’Imperatore facesse pubblica penitenza per poter di nuovo rientrare nella comunità cristiana. Alla vigilia del Natale 390, nella basilica di Milano, Teodosio si inchinò così di fronte al vescovo per ottenere il suo perdono. L’obiettivo di Ambrogio era quello di dimostrare che l’imperatore non si trovava in una posizione superiore alla chiesa, ma al suo interno.
Due anni dopo, nel novembre del 392, Teodosio, con l’Editto di Costantinopoli, definì ulteriormente la portata della sua politica antipagana. Nell’Impero furono vietati i sacrifici, il culto delle divinità pagane, le pratiche divinatorie, la consultazione delle viscere, l’ingresso ai templi pagani.
La ricaduta politica di queste misure fu evidente quando l’Occidente si sollevò contro la loro attuazione e nominò come imperatore Flavio Eugenio, sostenuto dalla vecchia aristocrazia patrizia. Si ebbe così un conflitto che ebbe come epicentro l’Italia; a vincere fu Teodosio che non tardò a far applicare anche in questa area dell’Impero il contenuto dell’Editto.
Anche i figli di Teodosio portarono avanti la politica del padre, altri editti vennero infatti emanati per impedire la celebrazione dei culti pagani. Progressivamente, il cristianesimo riuscì ad affermarsi e a sopravvivere alla fine dell’Impero romano d’Occidente.
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Domande & Risposte
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In cosa credono i cristiani?
Il cristianesimo è una religione monoteista fondata sulla solidarietà, sull’amore e sulla fratellanza. I cristiani credono in un solo Dio e nella salvezza ultraterrena.
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In cosa credono i pagani?
Il paganesimo, visto in opposizione al cristianesimo, è una religione politeista e presuppone un approccio alla fede di tipo strumentale: la pratica religiosa aveva lo scopo di raggiungere determinati obiettivi. I riti pagani venivano celebrati, ad esempio, per placare l’ira degli dei o per ottenerne la protezione.
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Cosa dice l'Editto di Milano?
Riconosceva la libertà di religione per tutti gli abitanti dell’Impero.