Sì (per ora) al crocifisso nelle scuole: la Corte di Strasburgo ammette il ricorso dell'Italia
Una sentenza dello scorso novembre giudicava la presenza del crocifisso sui muri delle scuole "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni". Il governo italiano aveva presentato un ricorso, ora accolto. Esulta la Gelmini: "La religione cattolica esprime, per il nostro Paese, un irrinunciabile patrimonio morale e culturale"
Sì (per ora) al crocifisso nelle scuole. La Corte dei diritti dell'Uomo ha accolto il ricorso che era stato presentato dal governo italiano contro la sentenza del 3 novembre 2009, con la quale i giudici di Strasburgo avevano bocciato l'esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole italiane, considerandolo "una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni".
Esulta il ministro Mariastella Gelmini: "Esprimo grande soddisfazione per l'accoglimento, da parte della Corte di Strasburgo, del ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza che impediva la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche. Questo atto riavvicina le istituzioni europee alle idee e alla sensibilità dei cittadini e rappresenta un'importante vittoria dell'Italia nella difesa della sua cultura e delle sue radici cristiane. La religione cattolica - continua il ministro - esprime, per il nostro Paese, un irrinunciabile patrimonio morale e culturale. La scuola pertanto, nel rispetto di tutte le altre religioni, deve valorizzare la specificità dei principi cattolici, espressamente riconosciuta dalla nostra Costituzione."
Posizioni simili vengono espresse anche dal ministro degli esteri Franco Frattini, che esprime "vivo compiacimento", e dalla Conferenza Episcopale Italiana, che attraverso il suo portavoce Domenico Pompili parla di un "segnale interessante, che dimostra come attorno al crocifisso si sia creato un consenso ben più ampio di quello che si sarebbe immaginato".
La vicenda giudiziaria sul crocifisso nelle aule ebbe inizio nel 2002, quando Soile Lautsi Albertin, una cittadina italiana di origine finalndese, aveva chiesto di togliere i crocifissi dalle aule della scuola di Abano Terme dove studiavano i suoi figli. Dopo la risposta negativa dell'istituto, la donna si era rivolta alla magistratura italiana, che ha continuato a darle torto. E' stata la Corte europea dei diritti dell'uomo, nel 2007, a ribaltare le decisioni dei giudici italiani, stabilendo persino un risarcimento, a carico del Governo italiano, di cinquemila euro per danni morali.
Un anno fa aveva invece destato scalpore la storia di un insegnante di un istituto professionale di Terni che quando entrava in classe staccava il crocifisso dal muro e lo riappendeva alla fine della lezione. Era stato denunciato dal preside dell'istituto alla Procura della Repubblica, e aveva persino rischiato il licenziamento. Non è, quello del crocifisso nelle scuole, un problema soltanto italiano. Nel 2008 un giudice di Valladolid, in Spagna, aveva imposto di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola pubblica.
Ora la patata bollente passa nelle mani della Grande Camera, ma passeranno diversi mesi prima che quest'ultima si esprima. La "Grande Chambre" è composta da 17 membri, i cui nominativi verranno resi noti nei prossimi giorni. Dopo la sentenza dello scorso novembre, Studenti.it aveva domandato ai suoi lettori cosa ne pensassero di tutta questa vicenda. Il 55% degli interpellati si era detto d'accordo con il ricorso del Governo e riteneva che il crocifisso dovesse essere esposto nelle classi. Solo per il 32% dei nostri lettori il crocifisso avrebbe dovuto essere tolto dalle scuole della penisola.