Covid-19, gli effetti della variante inglese nelle scuole. Burioni lancia l'allarme
Il virologo Roberto Burioni solleva dubbi sulla riapertura delle scuole: i giovani sarebbero i più esposti alla variante inglese del Covid-19
COVID-19
Il 2021 è iniziato bene, o almeno così sembra. Effetto della nuova campagna vaccinale iniziata in tutta Europa, che procede spedita con le prime dosi. Le seconde, quelle che porteranno effettivamente allo sviluppo degli anticorpi, saranno disponibili fra circa un mese, portando così buona parte degli individui più a rischio nella società ad essere finalmente coperti contro il virus.
Mentre si attende di conoscere gli effetti - uno dei dubbi riguarda infatti soprattutto la trasmissibilità o non trasmissibilità del virus dagli individui vaccinati a quelli non vaccinati - si continua però a parlare della riapertura delle scuole, su cui il governo sembra fermissimo: sì alla riapertura dal 7 gennaio al 50%.
VARIANTE INGLESE DEL COVID
Ed è proprio questa riapertura a preoccupare il virologo Roberto Burioni, che su Medicalfacts lancia un dubbio:
Abbiamo qualche notizia in più riguardo alla variante inglese e non è buona - scrive lo scienziato sul suo sito. Questa variante più contagiosa pare circolare con particolare intensità nei bambini (0-9 anni) e nei ragazzi (10-19) anni rispetto alle altre fasce d’età. Un elemento che deve portarci a una sorveglianza particolarmente attenta nel capire tempestivamente se questa variante (che ormai non è più inglese, visto che si isola dovunque) comincerà a circolare nelle scuole che il 7 gennaio riapriranno.
Sembra che i vaccini sviluppati siano comunque efficaci anche contro questa variante: un motivo in più - sostiene Burioni - per continuare a vaccinare le categorie più fragili.