Che cosa sono le foibe: ricerca per la scuola
Che cosa sono le foibe? Cosa intendiamo quando parliamo di foibe? Dove si trovano e perché sono importanti nella storia del Novecento? Ricerca
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Che cosa sono le foibe
Cosa sono le foibe? Sono profonde spaccature naturali del terreno tipiche delle montagne del Carso, diffuse in Friuli-Venezia Giulia. Le foibe furono il palcoscenico di un orrendo spettacolo che si svolse tra il 1943 ed il 1947: migliaia di uomini furono gettati all’interno di queste fosse. La tragedia delle foibe è stata analizzata e documentata dal giornalista e storico Gianni Oliva. Egli ha scoperto che le foibe non erano solo luoghi di esecuzioni, ma anche di disperazione, poiché i soldati nemici, i cristiani e i partigiani arrestati erano detenuti nelle foibe prima di essere uccisi. L’obiettivo principale di questa tragedia era quello di cancellare un intero gruppo di persone dalla storia, ed è una tragedia che non può essere facilmente dimenticata.
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Innanzitutto, per comprendere la situazione storica, si deve sapere che nei primi vent’anni del 1900, e tutt’oggi, nella regione del Friuli vivevano persone appartenenti ad etnie differenti: italiani e slavi (quest’ultimi si possono poi ulteriormente dividere in croati, sloveni, serbi...). Con l’instaurarsi del regime fascista in Italia, il governo di Mussolini attuò una politica di italianizzazione forzata in questa zona del paese. A partire dal 1922 furono introdotti una serie di provvedimenti: l’impossibilità di parlare lingue differenti dall’italiano in ambito pubblico, per esempio, o la modifica del proprio cognome slavo in italiano.
Nacquero così i primi movimenti rivoluzionari e organizzazioni antifasciste di matrice social-comunista (TIGR e Borba, poi l’OF, il Fronte di Liberazione Sloveno). Alla fine degli anni ‘30, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la politica di snazionalizzazione si rivelò un vero e proprio buco nell’acqua: l’unico risultato fu quello di alimentare l’odio da parte della popolazione “allogena” (slovena, croata) nei confronti dello Stato Italiano.
Non appena Hitler invase la Polonia (1 settembre 1939), quasi tutte le province balcaniche si allinearono con l’Asse ad eccezione della Jugoslavia, la quale però stava per giungere ad un accordo con la nazione tedesca. Mentre il capo di stato jugoslavo Cvetković si trovava a Vienna per incontrare il Führer e firmare l’accordo, a Belgrado fu organizzato un colpo di stato che non permise la riuscita del concordato.
Hitler attaccò la Jugoslavia, la conquistò e divise i suoi territori tra Italia e Germania. 800.000 croati e sloveni entrarono a far parte del Regno d'Italia. L'OF organizzò quindi delle rivolte cittadine che provocarono la risposta dello Stato Italiano: furono costruiti ben 202 campi di lavoro in cui vennero integrati partigiani e rivoltosi.
L'armistizio di Cassibile
Il 3 settembre del 1943 l’Italia firmò segretamente con gli Alleati l'Armistizio di Cassibile: l’esercito italiano iniziò a sgretolarsi a poco a poco lasciando spazio alle truppe della Wehrmacht. La conseguenza fu un vero e proprio vuoto di potere a seguito del quale si affermarono in modo stabile, verso la fine del 1943, i movimenti comunisti slavi che rimasero nascosti per l’intera durata della guerra.
Queste organizzazioni puntarono a rafforzare il trinomio italiano=padrone=fascista: in questo periodo ebbe inizio la vicenda delle foibe, durante la quale vennero processati e condannati un considerevole numero di innocenti, uccisi per raggiungere l'obiettivo di cancellare ogni traccia del regime fascista italiano.
Dal 1 ottobre 1943 ebbe luogo l’Operazione Nubifragio organizzata dalla Germania nazista, che così ottenne il dominio su tutto il Friuli e l’Istria. Hitler, per placare le correnti comuniste venute alla luce in seguito all'armistizio, mise a capo di questa regione Friedrich Rainer, che cercò di instaurare una nuova politica di germanizzazione. Questa politica fu differente da quella fascista, perché rese maggiormente partecipe la popolazione locale negli ambiti pubblici, pur mantenendo i poteri più forti (l’esercito, per esempio) in mano tedesca.
È in questo periodo che la Risiera di San Sabba venne adibita a lager: fu nei fatti l’unico campo di concentramento italiano provvisto di un forno crematorio. Nel 1944 intanto il regime fascista di Mussolini perse completamente potere. Gli italiani, insieme a sloveni e croati, si ritrovarono nelle mani di generali tedeschi che impedirono loro qualunque forma di libertà di espressione.
Ascolta su Spreaker.La Resistenza
All’inizio del 1944 si sviluppò la Resistenza italiana, che però non possiede una corrente unitaria. Si contavano:
- i GAP (Gruppi di Azione Patriottici) di matrice comunista,
- il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)
- le Brigate Osoppo guidate dalla Democrazia Cristiana.
Questi tre gruppi entrarono poi in contrasto con la Resistenza jugoslava.
Sempre in questo periodo, grazie all’OF, la Slovenia riuscì a proclamarsi indipendente e la Croazia venne sottratta all’Italia per essere annessa alla Jugoslavia.
Rilevante, soprattutto, fu l’ascesa del maresciallo Tito, capo del partito comunista jugoslavo, che diventò capo del governo e dittatore. Tito aveva un obiettivo politico ben preciso: annettere tutti i territori abitati da slavi (quindi anche gran parte del Friuli) alla sua nuova Jugoslavia.
Nel frattempo, la Resistenza italiana cercò di creare un fronte unico con quella slovena e croata, ma fallì poiché gli allogeni pretendevano innanzi tutto di definire i confini degli stati che sarebbero nati a seguito della lotta partigiana. Diversi furono i protagonisti che ebbero un ruolo centrale nella vicenda: Palmiro Togliatti e Georgi Dimitrov indussero i rispettivi eserciti a combattere uniti per un’unica liberazione nazionale. Il CLN (che dirigeva la Resistenza italiana) e l’OF trovarono quindi un accordo ed unirono le forze rinviando la questione dei confini al dopoguerra.
Nella prima metà del 1945, parallelamente alla lotta partigiana slava, si sviluppò la seconda ondata del fenomeno delle foibe, nonostante l’alleanza con il CLN: altre migliaia di persone furono gettate nelle cavità.
Nei primi mesi del 1945 entrano in scena gli Alleati: Winston Churchill, primo ministro del governo britannico, e Franklin Delano Roosevelt, presidente degli USA, avevano posizioni differenti riguardo a come intervenire nella vicenda del Friuli: sostenere la Resistenza o porre fine agli infoibamenti?
Tutt’ora le forze partigiane erano divise, nonostante l’accordo stipulato tra il governo jugoslavo e quello italiano.
Gli Alleati decisero di seguire il consiglio di Roosevelt, optando quindi per l’attendismo sino a quando, il 14 aprile del 1945, gli sloveni attaccarono Trieste. Il nuovo presidente degli USA Truman (eletto il 12 aprile dello stesso anno) decise allora di intervenire a favore dell’Italia: il 2 maggio gli Alleati trovano un accordo con Tito e i territori contesi vennero divisi dalla Linea Morgan (l’attuale confine friulano). Il maresciallo jugoslavo fu costretto a firmare l’accordo a causa del mancato appoggio di Stalin.
Col finire di questa contesa territoriale, finì anche la vicenda delle foibe.
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