Cos'è la disabilità: tipologie e definizione
Cosa si intende per disabilità e chi è il disabile? Tipologie di disabilità, definizioni OMS, valutazione e relazione con la società
Cos'è la disabilità
Nel maggio 2001 l’O.M.S. ha pubblicato la nuova classificazione internazionale del funzionamento della salute e disabilità (ICF).
Lo scopo dell’ ICF è quello di fornire un modello di riferimento linguistico standardizzato che permetta la comunicazione in tutto il mondo per affrontare i problemi relativi alla salute e all’assistenza sanitaria.
Secondo le nuove indicazioni la disabilità è intesa come la conseguenza o il risultato di una relazione tra condizione di salute di una persona, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano più elementi in cui vive un individuo.
In passato gli indicatori della salute si basavano sui tassi di mortalità. Oggi invece l’ICF pone al centro la qualità della vita di ogni persona affetta da patologia quindi, non solo più diagnosi ma interazione tra individuo e ambiente.
Classificazione della disabilità
La prima classificazione che risale al 1980 (ICDH) cioè la classificazione intenazionale dalla menomazione, disabilità e handicap evidenziava le mancanze. L’ICF del 2001 evidenziava maggiormente la possibilità di uno sviluppo. Non si valuta quindi la persona per la sua disabilità, ma per quello che sa fare. Quindi l’inclusione sociale non dipende solo dagli sforzi della persona per adattarsi all’ambiente, ma anche da quanto lo stesso ambiente è accogliente nei suoi confronti.
- Menomazione: è definita come qualsiasi perdita o anomalia temporanea o permanente a carico di organi, arti, funzioni organiche.
- Disabilità: è definita come qualsiasi restrizione o carenza a svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per un essere umano.
- Handicap: secondo l’OMS è un fenomeno sociale nel quale interagiscono caratteristiche del soggetto e richieste dall’ambiente sociale di appartenenza. È una situazione di svantaggio a conseguenza di una menomazione e disabilità che impedisce e limita la possibilità alla persona di ricoprire un ruolo nella socità in relazione all’età, sesso e fattori socio-culturali.
Valutazione della disabilità
La ripartizione della disabilità prevede una valutazione sulla base di specifiche competenze professionali che si evidenziano in un determinato modo:
- Contestualizzazione: la disabilità di una persona, i suoi punti di forza e le sue debolezze devono essere valutate nel suo contesto di vita.
- Sistematicità: la rilevazione delle diverse componenti deve essere lunga e ripetuta ad intervalli regolari per valutare il funzionamento della persona ed il suo progresso.
- Valore proattivo: la possibilità di prevedere il futuro eliminando le barriere architettoniche.
Disabilità e società
In ogni società ci sono persone con disabilità. Sia in passato che oggi si sono cercate soluzioni per migliorare il loro stile di vita. Diversamente da oggi, la disabilità un tempo veniva etichettata come una situazione problematica, svantaggiosa per la persona e per la società. Oggi invece c’è una maggiore consapevolezza dei problemi relativi all’integrazione delle persone disabili.
In primis si è cercato di eliminare le strutture segreganti e favorire diritti al disabile cambiando anche la normativa, però affinché avvenga un’effettiva integrazione non è sufficiente modificare la normativa ma anche la mentalità delle persone e la società deve creare condizioni per ottenere questi diritti.
Fattori che favoriscono l'integrazione dei disabili
I fattori che favoriscono l’integrazione vanno ricercati anche al di fuori della persona e dipendono da:
- La qualità dei servizi socio sanitari presenti sul territorio, che devono occuparsi della persona non solo in momenti di difficoltà, ma essere di supporto psicologico anche durante la vita quotidiana.
- Caratteristiche degli ambienti scolastici e lavorativi. All'interno della scuola e dei contesti lavorativi emergono molti fenomeni che costituiscono vincoli per l’integrazione.
Fattori che ostacolano l'integrazione dei disabili
I fenomeni che determinano ostacoli all’integrazione sono:
- Effetto priorità: la prima impressione che si ha di una persona è basata soprattutto sulla rilevazione delle caratteristiche fisiche.
- Si cerca sempre di trovare persone simili a noi stessi, che possiedono caratteristiche nelle quali possiamo ritrovarci
- Deresponsabilizzazione del gruppo: stabilire prima di un incontro responsabilità all’interno del gruppo, preparare qualcuno ad intervenire in caso di necessità per evitare il fenomeno dell’essere spettatori.
- Esistono ancora oggi stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone disabili.
Disabilità e scuola
Il processo di integrazione dei disabili nella scuola dura da tanti anni. La svolta c’è stata nel 1977 con la legge 517. In passato i bambini sordi e ciechi avevano diritto all’istruzione in appositi istituti, tutti gli altri soggetti affetti da menomazioni erano destinati a scuole speciali o differenziate.
Nelle scuole differenziate erano iscritti i bambini che presentavano un ritardo nello sviluppo cognitivo e per questo si cercavano percorsi differenti che man mano avrebbero permesso un rientro nelle scuole tradizionali.
Questo rientro non avveniva quasi mai a causa dei fenomeni sociali di quel periodo: elevata mobilità delle persone dal sud al nord, mancanza di adeguati strumenti linguistici, severità e rigidità nelle scuole di allora, genitori che non erano in grado di offrire supporti adeguati ai propri figli.
Col passare del tempo, l’integrazione dei soggetti con handicap nella scuola è stata progressivamente facilitata, e oggi esistono programmi speciali - per BES e DSA, ad esempio - che consentono di proseguire con una didattica ad hoc parallelamente al resto dei programmi per la classe. Anche la somministrazione dei compiti e dei test finali è valutata e condotta con diverse modalità previste dalla legge.