Sallustio: contesto storico
Sallustio vive durante il periodo convulso che va dalla caduta della repubblica fino all'ascesa di Cesare al potere dopo le sanguinose guerre civili.
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Contesto Storico
Sallustio vive durante il periodo convulso che va dalla caduta della repubblica fino all’ascesa di Cesare al potere dopo le sanguinose guerre civili.
Dopo la morte del dittatore Silla (78 a.C.), la situazione si aggrava ulteriormente. Segno della crisi dei tempi è il tentato colpo di stato attuato da Catilina che viene sventato nel 63 a. C. da Cicerone, portavoce degli interessi del senato. Intanto, i successi militari in oriente di Pompeo, generale già distintosi nel 73 a.C. nella repressione della rivolta iberica capeggiata da Sertorio (leader democratico scampato alle liste di proscrizione sillane) e le trame strategico politiche di Cesare a Roma, portano nel 60 a.C. al primo triumvirato tra gli uomini più in vista dell’epoca: Pompeo, generale carismatico, amato dai suoi soldati, Crasso, l’uomo più ricco di Roma e il democratico Cesare, della nobile gens Iulia, che si apre così la strada verso la conquista del potere.
Grazie a questo patto, Cesare potè negli anni successivi dedicarsi alla conquista della Gallia (58-50), dove si procurò prestigio presso l’opinione pubblica romana e soprattutto presso il suo esercito.
Tale prestigio però non andava bene al senato, che non vedeva di buon occhio il potere che Cesare stava pian piano conquistando: così il senato concesse a Pompeo poteri straordinari e nel 49 volle che egli intimasse a Cesare di sciogliere i suoi eserciti. Per tutta risposta Cesare con l’esercito varcò il Rubicone, che costituiva il confine dell’Italia entro il quale era vietato guidare le milizie. La guerra civile era così dichiarata.
La guerra tra Cesare e Pompeo durò dal 49 al 45 e si concluse con la morte di Pompeo, nel 48 in Egitto e la vittoria di Cesare, ormai signore di Roma.
Cesare conservò formalmente le istituzioni repubblicane, ma in realtà le sostituì con un regime sostanzialmente monarchico: il suo potere si fondava essenzialmente sull’appoggio degli eserciti, dei veterani e della plebe di Roma; nel suo significato storico, esso si giustifica come costruttiva adeguazione dello stato alle complesse esigenze dell’impero mediterraneo, che la repubblica oligarchica senatoriale non era più in grado di soddisfare.
L’opera di Cesare è interrotta nel 44 a.C. da una congiura di senatori, guidati da Bruto e Cassio, che uccidendo il tiranno mirano a restaurare la libertà repubblicana: si tratta peraltro di una libertà riservata alla sola classe dirigente, che non ha alcun valore per il popolo, come dimostrano le violente reazioni romane contro i tirannicidi.