Petronio: il contesto storico
Breve riassunto del contesto storico di Petronio: l'era del dispotismo neroniano dopo una lunga pace augustea
PETRONIO: RIASSUNTO DEL CONTESTO STORICO
Dato certo della vita di Petronio è che visse durante l’epoca neroniana, come si desume dai riferimenti interni alla sua opera. Si tratta di un periodo molto delicato per la storia del principato, dopo il periodo di stabilità e di pace raggiunto durante il principato augusteo. La lunga pace sociale che il regime augusteo era riuscito ad assicurare all’impero, era stata il risultato di un’ambiguità di fondo, che consisteva nel mantenimento formale delle magistrature repubblicane dietro le quali in realtà si nascondeva il potere assoluto del princeps (primus inter pares).
Ciò dava l’illusione alla classe senatoria, duramente provata dalle guerre civili, di una pur tenue continuità con la repubblica e soprattutto le consentiva di credere che il principato non si sarebbe trasformato in dispotismo di stampo orientale . Cosa che invece non accadde, quando l’ultimo degli imperatori Giulio-Claudi salì al potere, nel 54 d.C. a soli 17 anni.
PETRONIO: RIASSUNTO DELL'ETA' NERONIANA
Nerone, nei primi cinque anni regnò sotto la tutela del filosofo Seneca e del prefetto del pretorio Afranio Burro. Presto, però, Nerone volle liberarsi da ogni controllo per poter percorrere la strada del dispotismo. Dopo aver sparso sangue tra gli stessi componenti della sua famiglia e avendo allontanato anche lo stesso Seneca, nel 65 Calpurnio Pisone organizzò una congiura contro il principe, considerato ormai un grave pericolo per Roma. La congiura fu però repressa e i partecipanti condannati a morte. Lo stesso Seneca venne ritenuto complice e fu costretto a suicidarsi.
Mantenere in vita il modello augusteo era ormai impossibile: il principato, sin dalla seconda parte del regno di Augusto, si evolveva sempre più verso un regime assoluto, fondato sull’appoggio di eserciti e sul consenso delle province. Il potere era esercitato dall’autocrate che aveva al suo servizio un esercito di funzionari fedele ed inquadrati in una salda burocrazia. Quindi il principe non aveva più bisogno di una classe gelosa delle sue tradizioni come quella senatoria; egli al contrario, necessitava di un ceto a lui fedele da porre a capo degli uffici di stato.
Questo ci spiega perché in questo periodo è sempre maggiore l’ascesa ai vertici dello stato di nuove classi di aristocratici, provenienti dalle province o dagli eserciti, o addirittura di liberti, ovvero gli schiavi affrancati, come mirabilmente descriverà Petronio nel suo romanzo, nell’episodio della cena di Trimalchione.
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