Confronto tra Manzoni e Vassalli: il Seicento descritto ne I promessi sposi e ne La chimera

Confronto tra le caratteristiche del Seicento descritte da Manzoni ne "I promessi sposi" e quelle evidenziate da Vassalli nel romanzo storico "La chimera"

Confronto tra Manzoni e Vassalli: il Seicento descritto ne I promessi sposi e ne La chimera
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Il Seicento in Manzoni e Vassalli: differenze e analogie

Il Seicento
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Sia I promessi sposi di Manzoni che La chimera di Vassalli sono due romanzi storici ambientati nel Seicento ma se quello di Vassalli racconta quest’epoca in tutta la sua durezza e crudeltà, il romanzo di Manzoni lo fa in modo edulcorato.
Tanto per Manzoni come per Vassalli, il Seicento è il secolo dell'ingiustizia e della violenza ed è proprio qui che affondano le radici delle atrocità e della corruzione del presente e, secondo Manzoni, quello nel quale si celebra il trionfo del male che è radicato nella natura stessa dell’uomo. Un secolo buio, dunque, e forse proprio per questo scelto come tempo storico della narrazione.
Vassalli sceglie la campagna lombarda, la "bassa" novarese per l’ambientazione del suo romanzo. Manzoni sceglie il borgo attorno a Lecco.

Il 600 secondo Manzoni

Manzoni vuole sì raccontare la storia di due promessi sposi, ma vuole soprattutto ricostruire un quadro preciso della società in cui sono vissuti, dei comportamenti, dei costumi, della lingua e delle diverse condizioni sociali. Il racconto, infatti, si muove su due piani tra loro intrecciati:

  1. il piano della "grande storia" (la guerra del Monferrato, quella della secessione di Mantova, la carestia, la peste) ricostruita attraverso precisi documenti e libri di economia;
  2. il piano della "piccola storia", ovvero la storia privata di Renzo e Lucia.

La campagna ne "I promessi sposi" è simbolo di solidarietà, tranquillità, amicizia, un luogo in cui i contadini vengono idealizzati. Lucia vive nella sicurezza della casa materna, soffre ma trova sempre aiuto e conforto. Responsabili della violenza sono politici e nobiltà, oziosa, cinica, prepotente e superba. C'è sì anche un clero corrotto, che riduce la religione a formalismo e diplomazia o che, per debolezza o viltà, tradisce la sua missione (vedi le figure del padre priore e di don Abbondio) ma c'è anche il Cardinale, esempio della funzione positiva della Chiesa, c'è fra Cristoforo, che sente come suo principale dovere quello di difendere i deboli e di opporsi ai prepotenti, ci sono i frati Cappuccini che, nel lazzaretto, sacrificano la propria vita per curare gli appestati.

Il 600 per Vassalli

Vassalli racconta un mondo fuori dalla storia, mettendo in luce soprattutto le analogie che legano quel periodo al mondo attuale, narrandoci la storia personale di Antonia, facendo di questa la grande storia.
La campagna per Vassalli è il luogo degli odi di cortile "che si iniziavano da un panno steso, un pollo morto, un bambino morsicato da un cane e poi duravano per secoli", dello sfruttamento dei più poveri (i "risaroli", lo strato più basso della società, considerati ancora meno di un animale).
Ne deriva una visione completamente diversa dei contadini rispetto a quella di Manzoni: quelli di Vassalli vivono ai margini della storia, presentati in una luce negativa, anche se non sono definiti "gente malvagia". In loro non c’è una vera volontà del male, proprio perché non sono consapevoli della portata delle loro azioni. Essi agiscono per ignoranza, paura, superstizione e sotto la spinta di istinti quasi animaleschi.

Proprio per questo Vassalli dà grande spazio alla tematica sessuale, vista sotto i suoi aspetti più violenti (molestie, incesto, prostituzione, castrazione, stupro) con la prostituzione presentata da una parte come uno strumento di oppressione e dall'altra come unico mezzo per sopravvivere.
Antonia è un'esposta e, a differenza di Lucia Mondella, è disperatamente sola contro un mondo che le è ostile e neanche l'amore dei genitori adottivi riuscirà a salvarla. Ella, del resto, è "segnata" nel suo stesso destino di "diversa", una realtà, questa della "diversità" che in Manzoni non ritroviamo.

Violenza e ingiustizia nel Seicento in Manzoni e Vassalli

Anche la violenza e l'ingiustizia (che per entrambi gli scrittori sono una caratteristica del Seicento) sono presentate in modo diverso nei due romanzi: ne "La chimera" la responsabilità ricade interamente sul clero corrotto e ambizioso (don Teresio, piccolo prete di campagna, il vescovo Bascapè e l'inquisitore Manini vogliono solo tutelare i propri interessi personali o affermare il proprio potere). La Chiesa ha escogitato il terribile strumento del Tribunale dell'Inquisizione, mentre i nobili giocano un ruolo di scarsa importanza. Anche la superstizione e il fanatismo, che noi oggi consideriamo tipici dell'epoca, hanno ne "La chimera" un ruolo fondamentale, mentre ne "I promessi sposi" sono presenti ma non hanno lo stesso rilievo: qualcosa di simile a quanto denunciato da Vassalli si può trovare solo nelle pagine dedicate agli untori.
L'altro elemento fondamentale che differenzia la visione del Seicento di Vassalli da quella di Manzoni è che il Seicento de "La chimera" è “senza provvidenza”. Se appare un po' di bene (l'amore dei Nidasio per Antonia, la premura di lei nei confronti di Biagio, la gentilezza del nobile decaduto che dà del voi ai contadini e ne rispetta le mogli) è un bene che non produce effetti, mentre il male, anche quando nasce da piccole cose (invidie, pettegolezzi, chiacchiere di stalla) cresce a dismisura e porta a compimento il destino delle persone. Artefice di tutto questo - si apprende con triste rassegnazione - è il "nulla".

Tutti i riassunti dei capitoli de I promessi sposi

I riassunti de I promessi sposi:

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