Confronto fra Dante, Petrarca e Boccaccio | Video
Confronto fra Dante, Petrarca e Boccaccio: video con Emanuele Bosi sulle caratteristiche e sulle differenze tra le Tre Corone fiorentine
CONFRONTO TRA DANTE, PETRARCA E BOCCACCIO
Dante, Petrarca e Boccaccio sono definiti le Tre corone della lingua fiorentina, quella che ha dato i natali alla nostra lingua, l’italiano. Eppure, nonostante li si ricordi spesso insieme, i tre poeti sono piuttosto diversi tra loro.
DANTE
Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, vive in pieno medioevo. Delle sue date di nascita e morte conosciamo con certezza solo gli anni: 1265 e 1321. Il momento storico che Dante vive è quello dei Comuni in lotta fra loro. Avrai sentito certamente parlare delle due fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, gli uni sostenitori del papato, gli altri dell’imperatore. Bene: Dante fu Guelfo. Guelfo bianco, per la precisione, sostenitore della parte più popolare e moderata di questa linea politica.
Perché ti stiamo raccontando tutto questo? Per farti capire che nell’ideologia di Dante ci sono due pilastri che tornano anche nelle sue opere: il ruolo di Dio e la politica. Dante fu priore, venne esiliato dalla sua città, ma soprattutto fu sostenitore di un’etica politica rigidissima, che ritroviamo anche in tanti passi della Divina Commedia. Inoltre fu un grande, grandissimo fautore della divisione dei poteri: la religione da una parte, il potere temporale – cioè politico – dall’altra.
Le sue opere principali oltre alla Divina commedia, sono il De Vulgari eloquentia, in cui tenta di stabilire una lingua volgare italiana da Nord al Sud; La Vita Nuova, una raccolta di poesie, il De Monarchia, un saggio politico nel quale Dante affronta il rapporto tra potere temporale e potere spirituale, e Il Convivio, una sorta di “banchetto del sapere” che l’autore offre ai suoi lettori.
PETRARCA
Vediamo ora chi è invece Francesco Petrarca. Di lui sappiamo qualcosa in più. Ad esempio, sappiamo che nasce il 20 luglio 1304 e muore il 19 luglio 1374, che si forma in Francia, che conosce molto bene le opere di Dante e che disdegna la cultura della sua epoca, rivelandosi invece un grandissimo amante dei classici.
Il suo Canzoniere, forse lo sai già, è dedicato a Laura, donna amata e sua fonte di ispirazione. Ma nel 1348, a causa della peste, Laura muore: le sue poesie allora iniziano a diventare più profonde, le tematiche più cupe. Nel suo Secretum, Petrarca dialoga nientemeno che con Sant’Agostino, l’autore delle Confessioni, che lasciò una vita di beni materiali per dedicarsi unicamente alle sue scritture.
Petrarca, in sostanza, rispetto a Dante si distacca un po’ dalla sua concezione teologica, acquisendo invece una visione più provvidenziale. Le Rime di Petrarca sono dolci, armoniose. Il tema dell’amore e anche del successivo dolore d’amore, è trattato con delicatezza. Petrarca è, sostanzialmente, un precursore dell’Umanesimo.
E veniamo all’ultima delle Tre Corone: Giovanni Boccaccio. Di lui conoscerai sicuramente la sua opera più famosa, il Decameron. Questo tipo di scritto dovrebbe già darti la misura di quanto Boccaccio sia diverso dai suoi due celebri colleghi.
Di Boccaccio sappiamo che vive tra il 16 giugno 1313 e il 21 dicembre 1375, e che vive anche lui il famoso periodo della peste di Firenze, che fa, appunto, da cornice al suo capolavoro.
Quello che devi sapere di Boccaccio, però, è che il momento storico in cui vive, e la sua storia personale, lo collocano nella Firenze dei mercanti, la classe borghese che inizia a soppiantare la nobiltà medievale cittadina. Il mondo del mercante è un mondo assai poco spirituale e molto, molto contemporaneo per noi. Quando Boccaccio si concede, nel Decameron, di essere licenzioso e raccontare gli amori illegittimi e piccanti in cui i suoi personaggi si imbattono, lo fa perché la società che racconta – che poi è quella in cui vive – glielo permette. La morale di Boccaccio è una morale molto moderna, dove gli affari iniziano a prendere il posto della religiosità, l’amore carnale inizia a sovrastare quello ideale, dove la “donna-angelo” è di ispirazione quasi mistica per il poeta.
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