Confronto tra don Rodrigo e Fra' Cristoforo nei Promessi sposi

Confronto tra la visione della vita di Cristoforo rispetto a quella di Don Rodrigo. I due personaggi nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni

Confronto tra don Rodrigo e Fra' Cristoforo nei Promessi sposi
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PROMESSI SPOSI

Quali sono le differenze fra Don Rodrigo e Fra Cristoforo?
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Don Rodrigo e Fra Cristoforo si incontrano per la prima volta quando il frate decide di andare nel castello del nobile per affrontarlo direttamente e distoglierlo dai suoi propositi.

Don Rodrigo è nel frattempo a pranzo con i suoi ospiti, fra i quali sono presenti molte importanti personalità. Dopo un’animata discussione che degenera quasi in rissa, fra Cristoforo e Rodrigo si appartano per poter parlare più liberamente.

SCONTRO FRA DON RODRIGO E FRA CRISTOFORO

L’episodio dello scontro diretto fra i due è altamente drammatico. Infatti, l’atteggiamento arrogante del nobile ci induce già a prevedere un esito insoddisfacente: avremo più un duello che un dialogo conciliante.

Davanti all’aggressione di Don Rodrigo, fra' Cristoforo è titubante, ma solo perché cerca le parole più adatte per entrare nell’animo del suo interlocutore, così da persuaderlo senza offenderlo.

Il frate è un personaggio dotato di coraggio e personalità, che soccorre gli umili, aiuta i deboli e combatte contro i potenti.

FRA' CRISTOFORO

Frate Cristoforo ha capito che i valori più importanti della vita sono l’umiltà, la carità, il perdono e soprattutto ha la convinzione che tutto faccia parte di un quadro provvidenziale.

Lo spirito guerriero che animava Lodovico, ora è frenato dalla forza della fede.

Nel frate è presente la forza non violenta dell’onore e della giustizia: la sua figura è quella di un profeta disarmato, il suo linguaggio è quello della verità.

Il frate affronta il potente esponendo con prudenza e in modo reale l’oggetto della sua richiesta.

Don Rodrigo è forte del suo privilegio derivato dalla sua condizione sociale e, senza porsi alcun problema nella sua coscienza, cerca di prevalere sugli altri con la violenza, servendosi addirittura delle istituzioni che dovrebbero garantire la giustizia. Aggredisce il frate per distogliere da sé le accuse e le responsabilità; le sue parole sono violente e tendono a ferire, diversamente da quelle di padre Cristoforo, che per tutta la durata del dialogo continua a sperare di redimere il signorotto.

Quindi possiamo dire che i due hanno una visione della vita totalmente diversa; infatti fra Cristoforo si basa sul valore religioso.

Ha degli ideali ben precisi ed essendo convinti sui suoi pensieri e sulle sue azioni è anche determinato nello svolgerli, motivo per cui, nonostante sia disarmato, riesce a mettere alle strette Don Rodrigo.

Fra' Cristoforo considera la vita come un qualcosa da vivere per aiutare gli altri, fare giustizia, ma sempre attraverso il bene e gli ideali religiosi.

Don Rodrigo, sebbene sia colui che, con il suo agire avventato e prepotente, rende possibile tutta la vicenda, è l’unico personaggio di cui non ci venga fatta mai una vera e propria presentazione, né fisica, né morale. Noi lo conosciamo solo attraverso i simboli e gli attributi della sua forza e della sua autorità: il palazzotto, gli sgherri.

ma anche attraverso il suo agire e le relative conseguenze.

DON RODRIGO, CHI È

Don Rodrigo non è un tipo di malvagio, un anti-ideale: la sua individualità, invece, è prodotta da un complesso di motivi storici. In Don Rodrigo ci sono tutte le caratteristiche del perfetto cattivo: orgoglio di casta, puntiglio e natura borghese.

Questo suo comportamento emerge quando anziché abbandonare l'idea dell'impresa di rapire Lucia, specialmente dopo il discorso di fra Cristoforo, è costretto a condurre l'impresa fino in fondo per una questione di puntiglio ed orgoglio familiare nei confronti di suo cugino Attilio.

Don Rodrigo è il nobilotto che reputa tutto ciò che gli si trova intorno, uomini e cose, come una sua proprietà, e cerca far valere il suo diritto con la forza, circondato di bravi.

Il mondo non è lo più stesso: ci sono lo Stato e la legge; c’è la borghesia sopra di lui, il podestà, il console, il notaio, l’avvocato; questo lo rende ancor più cattivo, costringendolo ad agire con la violenza e la corruzione. La sua vita non ha scopo; l’ozio rode in lui tutto ciò che di elevato vi aveva posto la natura e lo tramuta in male.

Ciò che lo spinge e al tempo stesso lo frena è questa domanda costante: Cosa diranno di me i miei pari?. Così, per esempio, si può affermare che la sua grandezza artistica e la sua forza di suggestione, che si diffonde segretamente per tutto il romanzo, è proprio in quell’assoluta insensibilità morale, in quell’assoluta mancanza di pensiero, nella prepotenza bruta e capricciosa, in una vita d’istinto che non sa e non sospetta mai la propria immoralità. Per don Rodrigo le tenebre sono perfette illuminate solo per un lampo, e rese più sensibili dalla profezia di fra Cristoforo, precipitosamente troncata da una misteriosa paura.

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Don Rodrigo si lascia intimorire da fra Cristoforo, uomo disarmato, solo perché non ha un proprio ideale, un proprio pensiero ben deciso su cui contare e si spaventa per le parole del cappuccino che lo portano a riflettere per la prima volta.

Lui vive solo con l’idea di potenza che mette sempre in atto senza scrupoli, preoccupandosi solo di acquisire altro potere per non sfigurare davanti a suoi pari.

Manzoni mette in chiara evidenza la tenacia e lo spirito combattivo con cui Fra' Cristoforo combatte la superbia, la prepotenza e l'orgoglio dei signorotti come Don Rodrigo, e lo scopo che lo guida: la pace.

Fra i due il vincitore apparentemente può sembrare il potente che resta sul campo di battaglia, mentre l’umile si allontana a capo chino. In realtà l’oppressore è stato smascherato e resta a pensare, confuso fra la rabbia e il timore della profezia del frate.

Don Rodrigo è dunque il perdente, mentre il frate ha riaffermato il valore della giustizia e può allontanarsi amareggiato ma sereno: le sue sicurezze sul piano morale non sono state sconfitte.

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