Confronto fra Catullo e Ugo Foscolo
Catullo e Foscolo a confronto: analogia e differenze fra il Carme 101 di Catullo e In morte del fratello Giovanni di Ugo Foscolo
CATULLO E UGO FOSCOLO: CONFRONTO
Catullo e Foscolo sono due autori molto diversi fra loro: eppure, dall’analisi comparativa del Carme 101 di Catullo e del sonetto In morte del fratello Giovanni di Foscolo è possibile mettere in luce molte analogie e corrispondenze, ma anche notevoli diversità.
L’incipit di Foscolo Un dì s’io non andrò sempre fuggendo di gente in gente è ripreso direttamente da Catullo: Multas per gentes et multa per aequora vectus, scrive il poeta. Sembra quasi una traduzione.
IL TEMA DEL VIAGGIO
Il tema del viaggio e del peregrinare è però affrontato in modo molto diverso: quello che per Catullo è vectus, cioè essere trasportato, quasi senza un atto volontario, in Foscolo diventa fuggendo, un atto volontario e che in più chiarisce subito la situazione di costrizione a cui il poeta è sottoposto con l’esilio.
In Catullo il viaggio diventa l’occasione per rendere gli onori funebri al fratello morto lontano da Roma, per Foscolo il viaggio non è piacere né occasione, né tantomeno il raggiungimento di una meta, è solo fuga, dolorosa e necessaria.
Infatti, mentre Catullo è già presso la tomba del fratello (advenio), Foscolo si trova lontano, non ha alcuna certezza di poter compiere questa visita, può solo promettere al fratello defunto e a se stesso che un giorno, appena sarà cessata la sua condizione di esule, lo farà (me vedrai seduto).
FOSCOLO E CATULLO: DIFFERENZE
Già dalla seconda quartina Foscolo prende le distanze da Catullo.
Il poeta latino sviluppa l’intero carme sul sentimento del doloroso distacco dal fratello morto e sulla pietas. Il poeta come io narrante rimane l’unico personaggio. Il rito e gli onori funebri da rendere al proprio defunto costituiscono il motivo della visita alla tomba del fratello e la “conclusione” di un rapporto che tra morti e vivi non può sussistere. Catullo non ha alcuna speranza di instaurare un dialogo col fratello (mutam nequiquam alloquerer cinerem), emerge piuttosto un senso di rassegnazione e un addio per sempre (atque in perpetuum, frater, ave atque vale).
Foscolo apre la seconda quartina inserendo in posizione di rilievo, all’inizio del verso, il personaggio della madre, anziana e provata dal distacco da entrambi i figli. Si tratta di una figura drammatica che lega e unisce i fratelli e che in qualche modo rende possibile un rapporto tra di loro (parla di me col tuo cenere muto). In contrapposizione a questo quadro di affetti familiari il poeta ribadisce in forma ancora più esplicita la sua condizione di esule, costretto a rimanere lontano dalla patria.
Nella prima terzina il destino personale del poeta viene accomunato alla sorte del fratello. Come lui, Foscolo si sente tormentato dalle tempeste dei propri dolori e prega di potersi riposare in un porto tranquillo.
Se pure il tema del mare era presente anche in Catullo, i termini scelti da Foscolo, tempesta e porto usati in contrapposizione, sono molto distanti dal multa per aequora del poeta latino, che rimanda invece ad un’idea di distesa d’acqua immensa e tranquilla.
La poesia di Foscolo è come irrorata di acqua fecondatrice con un rapporto acqua-vita che viene più volte ripreso.
Nell’ultima terzina Foscolo dimostra chiaramente che il suo messaggio poetico non è tanto, o non solo, la morte del fratello o il dolore della madre, ma la propria situazione tragica. Egli non può sperare altro per sé che la quiete della morte e come unica consolazione la restituzione del proprio corpo alla madre quindi anche alla propria terra.
FOSCOLO E CATULLO: SOMIGLIANZE
In sostanza possiamo considerare il sonetto di Foscolo come una libera interpretazione del carme 101 di Catullo e non una imitazione o ancora una traduzione.
Il modello del poeta latino sembra essere utilizzato quasi come pretesto per riflettere sulla propria condizione, evidenziandone i punti simili e le profonde differenze.
Anche il tono delle due poesie è molto diverso: pacato quello di Catullo, pervaso da una tristezza che trova consolazione nel poter eseguire i riti funebri; più drammatico e tragico quello di Foscolo, che si identifica con il destino del fratello e nega la possibilità di placare il dolore nel rito della sepoltura e poi della cura della tomba.