Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo: trama, analisi e personaggi
Indice
1Il nuovo romanzo ottocentesco
Il romanzo storico italiano della prima metà del XIX secolo ha per modelli l’Ivanhoe di Walter Scott e i Promessi Sposi di Manzoni nella versione ventisettana, ma questi modelli vanno in crisi per ragioni di natura socio-culturale e insieme linguistico-letteraria. Il romanzo storico si era diffuso in tutta Europa come espressione culturale delle emergenti borghesie nazionali, ma in Italia questa classe era ancora immatura e incapace di definirsi su un piano ideologico e culturale, di emergere come forza sociale e definirsi all'interno di un àmbito politico, cosa che anzitutto significava risolvere il problema dell'Unità nazionale, un obiettivo che all'inizio dell'Ottocento sembrava ben lontano dall'essere raggiunto.
A questa prima, enorme problematica è strettamente legata quella linguistico-letteraria: i modelli efficaci per il romanzo italiano scarseggiano e appaiono deboli in particolar modo sul piano linguistico, fatta salva l'opera manzoniana che non a caso viene fatta oggetto di imitazioni a volte non particolarmente felici come La monaca di Monza di Gabriele Rosini, e altre opere che oscillano tra il recupero dei modelli classici con una prosa piena di arcaismi, e l'uso di un fiorentino parlato molto banalizzato.
A questa situazione vengono date svariate risposte, e così il romanzo storico si lega alla memorialistica producendo racconti con una collocazione assai vicina alla contemporaneità e con un lungo sviluppo cronologico. Si muovono su questi binari Il buco nel muro (1862) e Il secolo che muore (1885) di Francesco Domenico Guerrazzi, romanzi che raccontano, con una forte coloritura autobiografica, saghe famigliari che si collocano nel pieno dell'epopea risorgimentale; nel 1840 Niccolo Tommaseo pubblica il suo Fede e bellezza, dove abbandona il punto di vista realistico tipico dei romanzi storici romantici per adottare una visione intima, introspettiva, comunque assolutamente soggettiva.
Le Confessioni d'un italiano di Ippolito Nievo si muovono all'interno di quest'orizzonte: il protagonista, Carlo Altoviti, all'età di ottantatré anni, nel 1858, racconta la sua vita emotiva, famigliare e politica così strettamente legata alle vicende di fine Settecento, con il crollo dell'Ancien Régime, l'avvento dell'età napoleonica prima e di quella della Restaurazione poi, fino all'inizio dei moti risorgimentali culminati nel 1848, un lungo racconto personale che si sviluppa nei decenni immediatamente precedenti all'Unità per concludersi pochi anni prima di questa.
2Confessioni d'un italiano: trama
Carlo, orfano di madre e figlio di padre sconosciuto, nasce nel 1757 e cresce nel castello del conte di Fratta, nei pressi di Portogruaro, la cui moglie è sorella della defunta madre del protagonista; Carlo nonostante il legame di parentela non viene considerato come un membro della famiglia, e ne viene mantenuto distante e isolato.
La prima parte del racconto si concentra inoltre nella rassegna dei vari personaggi che abitano il castello, e tra questi si distinguono per il loro rilievo Clara e la Pisana, figlie del conte e cugine di Carlino: la prima di carattere chiuso e dotata di un profondo sentimento religioso, la minore, dotata di un carattere imprevedibile e passionale, sarà protagonista di una storia d'amore destinata a segnare l'intera esistenza di Carlo. Un'attrazione che si manifesta già dall'adolescenza in entrambi e che spinge Carlo a studiare per guadagnare un posto in società e diventare così un pretendente alla mano della cugina; gli studi però s'interrompono quando muore il cancelliere del conte e Carlo torna al Castello per sostituirlo.
Siamo ormai alla vigilia delle guerre napoleoniche, e gli eventi prendono una piega inaspettata: Clara decide di farsi monaca, la Pisana raggiunge la madre che s'era trasferita a Venezia, il conte muore e Carlo prende parte a una rivolta a Portogruaro, e quando riesce a tornare al castello lo trova devastato.
Nell'aprile 1797 riceve una lettera dalla contessa che lo invita a Venezia perché conosca il padre, che si scopre essere un membro della nobile famiglia degli Altoviti, che finalmente lo riconosce come figlio legittimo.
La Pisana, nel frattempo, sposa un aristocratico veneziano che presto lascia per vivere con Carlo; questi, per sfuggire agli uomini del nobile tradito, si rifugia a Milano dove è nata la Repubblica Cisalpina e da lì invia soldi alla Pisana; entra a far parte dell'esercito agli ordini del comandante Ettore Carafa di cui, si scopre in seguito, che la Pisana era divenuta amante al solo scopo di ingelosire Carlo.
Finita la guerra, Carlo viene nominato prefetto delle Finanze a Bologna, ma abbandona presto quest'occupazione per trasferirsi a Venezia, dove per volere della Pisana sposa una donna da cui ha due figli, Donato e Giulio.
Nel 1820 partecipa ai moti contro re Ferdinando e finisce in prigione, viene salvato dall'intervento della cugina e insieme scappano a Londra, dove vivono di elemosine fino alla morte di lei.
Carlo quindi ritorna a Venezia, dove muore il figlio Donato, e partecipa ai moti del 1848 con il grado di colonnello; Giulio, l'altro figlio, dopo aver partecipato alla difesa della Repubblica Romana nel 1849 muore combattendo in Argentina. A questo punto Carlo è rimasto solo e assiste alla rovina del castello di Fratta, metafora della fine dell'Ancièn Regime.
3Le Confessioni: tra memorialistica e formazione
Scritto tra il 1857 e il 1858, e pubblicate per la prima volta nel 1867 a sei anni di distanza dalla morte dell’autore, Le confessioni d’un italiano sono considerate una delle opere letterarie più importanti legate all’epopea del Risorgimento italiano.
“Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, [...]; e morrò per la grazia di Dio italiano [...]”, così recita l'incipit delle Confessioni che, attraverso una lunga analessi, raccontano la storia della vita dell'ormai ottuagenario protagonista Carlo Altoviti, del suo processo di maturazione e della presa di coscienza del suo essere italiano, che avviene con la partecipazione diretta agli episodi più importanti del Risorgimento fino al 1858, cioè alla vigilia dell'Unità italiana.
Nelle Confessioni Nievo intreccia le caratteristiche del romanzo di formazione con quelle del romanzo storico, mescolando le vicende personali e familiari del protagonista con avvenimenti storicamente recenti, che vengono narrati con il tono della memorialistica.
È proprio attraverso l'aspetto memoriale, che ponendo la prospettiva narrativa in un'ottica assolutamente personale, riesce a legare le caratteristiche del romanzo storico con quello di formazione in una sintesi innovativa in cui il processo di formazione del protagonista acquista un valore esemplare e si arricchisce di un senso politico e civile, proprio perché inserito all'interno di dinamiche storiche.
La memoria ha un tono determinante anche sul piano letterario, essendo la lente attraverso cui il narratore/protagonista racconta la sua storia, che si sviluppa attorno ai due nuclei tematici dell’impegno politico di Carlo e del suo amore per la Pisana.
Guardando alla vita di Nievo ci si accorge come il primo nucleo tematico delle Confessioni sia ricco di riferimenti autobiografici, offrendo perciò un ulteriore piano di lettura dell’opera; nato nel 1831, Nievo è discendente di una famiglia patrizia veneta, è nipote di quel Carlo Marin che partecipa in prima persona alle vicende del 1797 e che, modello di riferimento per il giovane Nievo, gli ispira la figura del protagonista Carlo Altoviti, mentre Il castello di Fratta è ispirato a quello di Colloredo frequentato dallo scrittore nella sua infanzia, e che si trova in Friuli e, come dice lo stesso Nievo in una corrispondenza privata, è proprio sul ricordo giovanile delle montagne friulane che si modella la descrizione del paesaggio in cui si svolgono i primi e il capitoli delle Confessioni: tutto questo testimonia come l’inclinazione autobiografica dell’opera non si limiti al mero aspetto letterario.
Il secondo nucleo tematico, che parte dal contrastato amore per la Pisana ma che abbraccia tutta la sfera emotiva di Carlo Altoviti, in particolare per quanto riguarda l’infanzia, dà l’opportunità a Nievo di applicare le prospettive descrittive più interessanti e innovative: Carlo evoca un passato ormai lontano, la realtà ne esce deformata dalla lente del tempo assumendo forme ora idilliache, ora grottesche, che lo scrittore rende con toni narrativi volutamente ironici usati, ad esempio, per raccontare i personaggi che abitavano il castello di Fratta durante l’infanzia di Carlo, rendendo quella realtà ridicola e distante.
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Domande & Risposte
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Chi è stato Ippolito Nievo?
Patriota, romanziere e soldato.
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Come è morto Ippolito Nievo?
Nel naufragio della nave Ercole che, nella notte tra il 4 e 5 marzo del 1861, percorreva la tratta Palermo a Napoli. Non ci furono superstiti e non fu mai trovato neanche il relitto.
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Cosa ha scritto Ippolito Nievo?
Ippolito Nievo ha scritto novelle (La nostra famiglia di campagna, La Santa di Arra, Il Varmo), scritti politici e storici (Venezia e la libertà d'Italia, Frammento sulla rivoluzione nazionale) e il suo romanzo più famoso è Le Confessioni d’un italiano.