Comunicare le emozioni con i nuovi mezzi di comunicazione
Svolgimento della tipologia D "Comunicare le emozioni con i nuovi mezzi di comunicazione"
L'esplosione del tvb, con tutte le varie ed eventuali
possibili variazioni di intensità a seconda di quante
consonananti si inserivano sembra già appartenere a un'epoca
lontana, una moda in disuso che ci fa sorridere quando
risfogliamo i diari di qualche anno fa. Ora le sigle stesse sono
sostituite da combinazioni di punti e virgole, i cosiddetti
emoticons, che per chi “non è del
mestiere” assomigliano a codici incomprensibili difficili da
decifrare. Eppure nascondono semplici sorrisi, baci affettuosi,
simpatiche linguacce e faccine tristi. Quale sarà la
prossima frontiera del comunicare è difficile dirlo ma se
guardiamo indietro possiamo vedere ciò che abbiamo lasciato.
Il formato lettera, che ora sembra essere nient'altro che il baluardo degli ultimi romantici, qualche tempo fa era l'unico filo visivo che legava persone lontane. La comunicazione epistolare con gli amici conosciuti in vacanza, con quella fiamma che era lontana, anche la cartolina dell'amico in giro per il mondo, ci costringevano a un attento esame quotidiano della buca delle lettere nella speranza di scorgere la busta attesa. E poi la sorpresa, la carta con il suo profumo di vita, una grafia che esprime identità. Ricordi lontani.
Alla lettera come il mezzo di eccellenza per le comunicazioni a distanza si sostituisce poi, con l'era del pc in stato avanzato, la mail. E pian piano chi è sprovvisto di un indirizzo virtuale diventa irraggiungibile per il resto della tribù computerizzata e quindi viene emarginato dalle comunicazioni sociali. Se non si vuol essere un outsider si deve interagire costruendosi piano piano identità parallele che rispecchino quella reale con la possibilità di aggiungere sempre un pizzico o, perchè no, una bella cucchiata di fantasia. E dalla semplice mail si passa a blogs, my space, facebook, messenger e chi più ne ha più ne metta con una moltiplicazione degli utenti giorno dopo giorno a una velocità da far girar la testa. Attraverso queste finestre sul mondo presentiamo noi stessi, parliamo o chattiamo con sconosciuti o con amici seduti a fianco a noi con la stessa disinvoltura, ci creiamo degli interessi virtuali e scambiamo le nostre opinioni reali.
E' un dato di fatto che la comunicazione si va via via raffreddando ed è un luogo comune che non c'è più interazione. Tutte queste tecnologie altro non sono che la dimostrazione di un bisogno di esprimersi, parlare di sé, comunicare e comunicarsi, che precedentemente non c'era. Non credo che qualche anno o decennio fa si sentisse il desiderio di far conoscere al mondo i propri interessi musicali, preferenze sessuali, credo politico e religioso, situazione sentimentale, pregi e difetti, cibo preferito o animale del cuore. Semplicemente si era più riservati, si cercava di tenere il proprio nucleo emotivo lontano da sguardi indiscreti e la comunicazione privata era un qualcosa che doveva rimanere tale.
Le varie tecnologie creano bisogni ma sono anche sintomatiche di essi in un continuo dialogo tra necessità avvertite dal profondo e desideri costruiti dall'esterno. Per cui non solo ci adattiamo al mondo ma è anche il mondo che si adatta a noi. E probabilmente il fatto che la comunicazione oggi sia più veloce e funzionale riflette un cambiamento sociologico importante. Si preferisce il messaggio alla telefonata perchè permette di risparmiare tempo, è meno invasivo, più economico. Allo stesso modo la mail arriva prima della lettera, non dobbiamo andare a comprare il francobollo né tanto meno preoccuparci di imbucarla. Si usano acronimi e abbreviazioni che ormai sono diventati un codice universale che non ha più lingua ne (quasi) età. Tutto questo perché l'obiettivo dell'uomo moderno, la sua ossessione continua, sembra dover essere ottimizzare il tempo.
Le ventiquattro ore che compongono la giornata classica sembrano non bastare mai eppure sono sempre le stesse solo che si moltiplicano gli impegni, il lavoro, lo studio e quindi si risparmia dove si può. Si trascurano i rapporti umani, quelli con il collega, l'amico, il panettiere o meglio diventano semplicente più “mediati” ma contemporaneamente possiamo tenerci in contatto con il mondo intero. E' questo lo stupefacente paradosso della comunicazione postmoderna che ci affascina per le possibilità che offre e ci terrorizza per le strade che sbarra. E come in ogni altra cosa basterebbe cogliere il bello del nuovo senza scordare le possibilità del vecchio ma purtroppo i vantaggi della tecnologia appaiono immediatamente evidenti e gli svantaggi non ci lasciano che un sapore nostalgico in bocca di emozioni dimenticate e non ben identificate.
Il formato lettera, che ora sembra essere nient'altro che il baluardo degli ultimi romantici, qualche tempo fa era l'unico filo visivo che legava persone lontane. La comunicazione epistolare con gli amici conosciuti in vacanza, con quella fiamma che era lontana, anche la cartolina dell'amico in giro per il mondo, ci costringevano a un attento esame quotidiano della buca delle lettere nella speranza di scorgere la busta attesa. E poi la sorpresa, la carta con il suo profumo di vita, una grafia che esprime identità. Ricordi lontani.
Alla lettera come il mezzo di eccellenza per le comunicazioni a distanza si sostituisce poi, con l'era del pc in stato avanzato, la mail. E pian piano chi è sprovvisto di un indirizzo virtuale diventa irraggiungibile per il resto della tribù computerizzata e quindi viene emarginato dalle comunicazioni sociali. Se non si vuol essere un outsider si deve interagire costruendosi piano piano identità parallele che rispecchino quella reale con la possibilità di aggiungere sempre un pizzico o, perchè no, una bella cucchiata di fantasia. E dalla semplice mail si passa a blogs, my space, facebook, messenger e chi più ne ha più ne metta con una moltiplicazione degli utenti giorno dopo giorno a una velocità da far girar la testa. Attraverso queste finestre sul mondo presentiamo noi stessi, parliamo o chattiamo con sconosciuti o con amici seduti a fianco a noi con la stessa disinvoltura, ci creiamo degli interessi virtuali e scambiamo le nostre opinioni reali.
E' un dato di fatto che la comunicazione si va via via raffreddando ed è un luogo comune che non c'è più interazione. Tutte queste tecnologie altro non sono che la dimostrazione di un bisogno di esprimersi, parlare di sé, comunicare e comunicarsi, che precedentemente non c'era. Non credo che qualche anno o decennio fa si sentisse il desiderio di far conoscere al mondo i propri interessi musicali, preferenze sessuali, credo politico e religioso, situazione sentimentale, pregi e difetti, cibo preferito o animale del cuore. Semplicemente si era più riservati, si cercava di tenere il proprio nucleo emotivo lontano da sguardi indiscreti e la comunicazione privata era un qualcosa che doveva rimanere tale.
Le varie tecnologie creano bisogni ma sono anche sintomatiche di essi in un continuo dialogo tra necessità avvertite dal profondo e desideri costruiti dall'esterno. Per cui non solo ci adattiamo al mondo ma è anche il mondo che si adatta a noi. E probabilmente il fatto che la comunicazione oggi sia più veloce e funzionale riflette un cambiamento sociologico importante. Si preferisce il messaggio alla telefonata perchè permette di risparmiare tempo, è meno invasivo, più economico. Allo stesso modo la mail arriva prima della lettera, non dobbiamo andare a comprare il francobollo né tanto meno preoccuparci di imbucarla. Si usano acronimi e abbreviazioni che ormai sono diventati un codice universale che non ha più lingua ne (quasi) età. Tutto questo perché l'obiettivo dell'uomo moderno, la sua ossessione continua, sembra dover essere ottimizzare il tempo.
Le ventiquattro ore che compongono la giornata classica sembrano non bastare mai eppure sono sempre le stesse solo che si moltiplicano gli impegni, il lavoro, lo studio e quindi si risparmia dove si può. Si trascurano i rapporti umani, quelli con il collega, l'amico, il panettiere o meglio diventano semplicente più “mediati” ma contemporaneamente possiamo tenerci in contatto con il mondo intero. E' questo lo stupefacente paradosso della comunicazione postmoderna che ci affascina per le possibilità che offre e ci terrorizza per le strade che sbarra. E come in ogni altra cosa basterebbe cogliere il bello del nuovo senza scordare le possibilità del vecchio ma purtroppo i vantaggi della tecnologia appaiono immediatamente evidenti e gli svantaggi non ci lasciano che un sapore nostalgico in bocca di emozioni dimenticate e non ben identificate.