Commedia dell'arte: storia, caratteristiche, autori

Storia e caratteristiche della commedia dell'arte, genere nato in Italia nel XVI secolo e caratterizzata da un diverso modo di produrre gli spettacoli rispetto al passato.
Commedia dell'arte: storia, caratteristiche, autori
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1Cos'è la commedia dell'arte? Definizione

Commedia dell'Arte: comici italiani e francesi
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La Commedia dell’Arte è il nome che è stato dato ad uno stile teatrale che, nato in Italia agli inizi del Cinquecento, si diffonde poi nel resto d’Europa incontrando ovunque un enorme successo, soprattutto in Francia.   

Rispetto al teatro tradizionale, o anche al teatro per come lo intendiamo noi oggi, la Commedia dell’Arte si caratterizza per l’assenza di un copione che gli attori devono recitare dopo averlo mandato a memoria. La struttura delle varie commedie si regge infatti su scenari che ne segnalano agli attori l’indirizzo complessivo, ma senza indicare ad essi alcun tipo di battuta o dialogo, la costruzione dei quali era lasciata, di volta in volta, all’espressione di ciascuno di essi; tuttavia non si deve pensare però che gli attori si abbandonino alla totale improvvisazione.   

1.1Caratteristiche della commedia dell'arte

Pierrot e altri personaggi della tradizione teatrale della Commedia dell'Arte
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Le caratteristiche innovative della Commedia dell’Arte sono diverse e possono essere comprese appieno solo se si cala questo fenomeno nel panorama culturale cinquecentesco, relazionandolo quindi sia al teatro medievale che a quello contemporaneo. Si possono individuare tre principali punti d’innovazione: 

1. La professionalizzazione – Tra rappresentazioni sacre e morali, opere carnascialesche e giullari di corte il Medioevo risulta un periodo assai ricco di rappresentazioni di tipo teatrale, ma nessuna di queste viene messa in atto da attori professionisti. La prima novità della Commedia dell’Arte è proprio che le opere vengono messe in atto da attori professionisti, cioè che recitano per mestiere, riuniti in compagnie dove si ritrovano esperti di recitazione, musicisti e acrobati che non guadagnano dal sostegno di un ricco signore che gli commissiona delle opere, ma dal pubblico che paga per assistere gli spettacoli, un pubblico assai vasto che coinvolge non solo gli elementi più ricchi della società, ma anche gli strati più popolari. 

2. Distanza dal teatro colto contemporaneo – La Commedia dell’Arte mette in scena spettacoli in cui l’effetto comico viene ricercato, com’era d’uso all’epoca tramite volgarità ed allusioni esplicite ai più bassi istinti corporali. Uno stile quindi assai distante anche dalle composizioni teatrali che nello stesso lasso di tempo vengono scritte e diffuse nell’ambiente cortigiano: si pensi alla fortuna del dramma pastorale di cui sono esempi magnifici quelli scritti dal Castiglione, dal Tasso e dal Guarini. Opere colte, caratterizzate dal continuo richiamo alla classicità greca e latina, pensate all’interno della chiusa realtà cortigiana e concepite per rivolgersi ad essa, opere in cui l’attore deve attenersi ad un preciso copione scritto: tutte cose che ne marcano la distanza dal tipo di proposta messa in scena dagli attori dell’Arte. 

3. Il teatro colto e gli schemi fissi – Alcuni studiosi hanno ipotizzato una derivazione diretta delle commedie dell’Arte dal teatro delle rappresentazioni popolari diffusa nella Campania e nel Lazio dell’età arcaica e poi codificate nei testi di autori come Plauto: ovviamente un’idea del genere è assolutamente irricevibile. Tuttavia è evidente che lo stile della Commedia dell’Arte peschi a piene mani dalla tradizione teatrale di Plauto e Terenzio, riprendendone scenari e schemi narrativi: i primi sono di solito costituiti da una via o una piazza con delle case (rare sono le ambientazioni d’interno), sfondi su cui si muovono personaggi che riprendono tipologie cristallizzate: i giovani amanti e sognatori, i vecchi sciocchi e severi, i servi squattrinati e furbi, i soldati vanagloriosi e i parassiti; personaggi fissi che danno vita a farse ricche si equivoci, giochi di parole volgari, interventi magici, capriole e agnizioni.  

2Attori, personaggi, maschere della commedia dell'arte

Arlecchino, personaggio della Commedia dell'arte. Illustrazione tratta dal libro Illustrato di costumi veneziani di Jan Grevenbroeck, acquerello. Italia, XVIII secolo
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I personaggi fissi di cui si è appena parlato, e che erano già patrimonio della commedia latina arcaica, vengono quindi ripresi dalla Commedia dell’Arte. Se però per le commedie latine si parla di personaggi diversi accomunati dalle stesse caratteristiche, con la nuova Commedia si compie un ulteriore passo avanti cristallizzando questi tipi in personaggi che ritornano, sempre uguali a loro stessi in ogni commedia; una soluzione dovuta dal fatto che non si tratta di opere di autori, ma di attori, che scelgono quindi di concentrarsi su un singolo personaggio per svilupparlo al meglio

Nascono così le maschere come le conosciamo ancora oggi: Pantalone, Arlecchino, Pulcinella, Scapino, Colombina sono solo i nomi più celebri di una lunga lista di personaggi, di tipi, che in quei nomi conoscono una cristallizzazione che caratterizza le varie personalità protagoniste della Commedia dell’Arte

Capitan Spaventa
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Arlecchino, Pulcinella, Scapino e Colombina hanno il ruolo dei servi poveri ma scaltri; Pantalone, ed altri personaggi simili a lui, sono invece le maschere dei vecchi o dei padroni, altri personaggi cristallizzati sono quelli dei giovani amanti, mentre una menzione particolare merita la maschera del capitano: i vari Capitan Spaventa e Fracassa, infatti, vengono fatti parlare con toni magniloquenti e con evidenti accenti spagnoli, poiché rappresentano una satira contro gli spagnoli al potere in gran parte dell’Italia. Ai vari personaggi vengono attribuite anche specifiche capacità fisiche, motivo per cui agli attori sono richieste capacità atletiche non indifferenti per compiere gesti eclatanti, correre su cornicioni o fare salti mortali: tutte cose che arricchiscono la recitazione ben oltre l'idea che ne abbiamo noi oggi. 

2.1La recitazione nella commedia dell'arte

Commedia dell'arte. Spettacolo comico all'aperto
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Si è detto che la Commedia dell'Arte propone una rappresentazione di tipo attoriale e non autoriale, in cui è l'attore, che interpreta personaggi fissi cristallizzati in maschere, ad avere il ruolo predominante nella costruzione dei dialoghi, che sono lasciati alla sua creatività. Quando si parla della creatività degli attori però, questa non va intesa nel senso che gli attori recitassero, ogni volta, a braccio. Essi infatti fanno riferimento a raccolte stampate e scritte in cui sono messi a disposizione campionari di battute, chiuse, discorsi di tipo morale, soliloqui, e tutto quello che può essere utile alla recitazione e che l'attore manda a memoria ed utilizza nei vari spettacoli a prescindere da quale spettacolo si tratti. 

Effettivamente, più che un atto di libera creatività (che sarebbe enormemente difficile riproporre ad ogni spettacolo), l'inventiva degli attori si concretizza nella riproposizione di formule prestabilite e fisse, che sceglie tra quelle che ritiene più adatte alla messa in scena

Inoltre ogni rappresentazione scenica è coordinata tra gli attori ed una figura che ha funzioni che, per semplicità, potremmo paragonare a quelle di un moderno regista: il corago, che coadiuva gli attori nella scelta delle battute da recitare, nei tempi e nei modi di recitazione

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3Il successo della Commedia dell'Arte

Nata in Italia, la Commedia dell'Arte ed i suoi interpreti conoscono una fortuna rapida e duratura. In patria il fenomeno si conclude con la riforma teatrale messa in atto da Carlo Goldoni a metà del XVIII secolo, mentre in altre zone d'Europa il successo di questa forma teatrale dura più a lungo.  

Uno dei paesi in cui la Commedia ha un successo più solido è la Francia. Gli attori italiani si trasferiscono oltralpe già dalla seconda metà del Cinquecento e in breve tempo la compagnia di Commedia parigina diventa nota come Comèdiens du Roi (Commedianti del Re), per la protezione ed il favore che i re francesi le concedono. Gli attori italiani nel Seicento formano una vera e propria colonia culturale nella capitale francese e ne influenzano pesantemente l'ambiente culturale: un commediante, Tiberio Fiorillo, è il maestro di Moliére, riformatore del teatro francese.  

Nello stesso periodo nascono le prime compagnie teatrali francesi che però devono condividere gli spazi con le affermate compagnie italiane che continuano a proporre al pubblico francese delle commedie in italiano: la barriera linguistica era facilmente aggirabile dall'estrema fisicità della recitazione proposta, che rendeva espliciti dialoghi e situazioni anche se espressi in italiano. Le fortune delle compagnie italiane, fortemente legate alla corona di Francia, durano fino alla Rivoluzione francese, dopo la quale si fondono definitivamente con quelle francesi. 

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