Come usare imperfettivi e perfettivi in russo
L'aspetto imperfettivo e perfettivo dei verbi russi: ecco la guida su come e quando si usano, le differenze con l'italiano ed esempi
Introduzione
Il russo è una delle lingue più parlate al mondo, principalmente per la vastità del territorio del suo paese.
A noi appare spesso difficile e incomprensibile, anche perché non è scritta con l'alfabeto latino ma con quello cirillico. Magari ci immaginiamo che il sistema verbale, così complesso in italiano, in russo non possa che essere ancora più complicato.
In realtà, invece, in russo esistono solamente tre tempi verbali, il presente, il passato e il futuro, per cui a ben vedere molto più semplice del sistema italiano.
Tuttavia, risulterebbe una lingua ben povera e non sarebbe possibile esprimere grandi sfumature, quindi nel sistema verbale russo occorre considerare anche un altro elemento: l'aspetto del verbo. Esistono due aspetti per ogni verbo, al passato e al futuro, che indicano la durata dell'azione nel tempo.
Vediamo come usare i verbi imperfettivi e perfettivi per poter padroneggiare al meglio la lingua russa, perché solo l'aspetto verbale ci permette di esprimere tutte le sfumature di un'azione.
Cos'è l'aspetto del verbo?
Prima di capire come usare i verbi perfettivi e imperfettivi occorre aver ben presente il significato di aspetto del verbo.
Con questo termine si intende un sistema binario di verbi, per cui in russo ogni verbo presenta due tipologie d'azione, due aspetti per l'appunto, che ne cambiano il significato definendo la durata nel tempo.
La forma principale del verbo, ovvero quella base che troviamo anche nel vocabolario, costituisce l'aspetto imperfettivo, perché descrive l'azione in modo proprio. Si chiama imperfettivo perché l'azione non è finita, ma continua nel tempo oppure si ripete.
Dalla forma imperfettiva deriva l'altro aspetto, quello perfettivo, secondo determinate regole grammaticali. Si chiama perfettivo perché descrive un'azione che si è conclusa.
Proprio per questo motivo non può esistere un aspetto perfettivo nel presente, che quindi ha solo l'aspetto imperfettivo.
In pratica, i due aspetti di uno stesso verbo presentano lo stesso significato lessicale, ma differiscono per la presenza o meno di uno o più suffissi, che ne determinano il significato più specifico.
L'aspetto imperfettivo
Come detto, l'aspetto imperfettivo indica l'azione come fatto generale e non ne specifica il risultato, se è stata portata a compimento oppure no. Si usa per formare le frasi al presente e che non è ancora conclusa.
Un altro caso tipico è quando descriviamo un'azione ripetitiva generalmente accompagnato da un avverbio di frequenza, sia al presente che al passato.
Sempre all'imperfettivo vanno i verbi che contestano un'azione, ad esempio in una frase come "Non sono andato in macchina, ma in bicicletta". Infine, quando il risultato non ricopre alcuna importanza, ad esempio nelle frasi come "Ieri leggevo un libro".
L'aspetto imperfettivo, quindi, si utilizza per tutte quelle azioni che non hanno una precisazione collocazione temporale o che non hanno una connotazione di azione definita e specifica. Non indicano, ad esempio, che si è letto un determinato libro, ma solo che si è letto un libro.
L'aspetto perfettivo
L'aspetto perfettivo indica un'azione concreta, che non solo è stata svolta ma che è terminata, si è conclusa.
Al passato traduce il passato prossimo italiano che descrive, appunto, un'azione che ha un inizio e una fine ben definita.
Al futuro, invece, indica un'azione specifica: "Domani studierò il secondo capitolo" e non semplicemente "Domani studierò".
Con l'aspetto perfettivo l'azione è ben definita nel tempo e nelle modalità, non occorre aggiungere altro e si presenta "finita", dunque "perfetta".
Per coniugare i verbi perfettivi occorre tener presente le declinazioni, per cui risultano più complicati dei verbi con l'aspetto perfettivo.
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