Indice
Introduzione
Sebbene tratteggiata in modo sempre più realistico all'interno di film, fiction o serie tv, la figura dello psicoanalista resta avvolta da un alone di mistero soprattutto per i non addetti ai lavori e per chi non ne ha un'esperienza diretta.
In questo articolo proviamo semplicemente ad illustrarvi come si fa a diventare uno psicoanalista.
Le origini
Le origini della psicoanalisi sono riconducibili a Sigmund Freud, il medico viennese che nei primi anni del 1900 propose una nuova modalità di cura basata sull'utilizzo della parola: i pazienti, lasciati liberi di parlare in un contesto neutrale, come lo studio del professor Freud, e distesi su un divano avevano così la possibilità di esplorare le difficoltà che attanagliavano il loro presente, spesso legate a eventi del passato.
La formazione
In Italia si può diventare psicoanalisti attraverso un lungo percorso di formazione accademica e personale. Lo psicoanalista è un particolare tipo di terapeuta che si è formato in una scuola di specializzazione ad indirizzo psicoanalitico.
Per poter accedere alla specializzazione è necessario aver conseguito l'abilitazione all'esercizio di psicologo (o medico) dopo la laurea in Psicologia (o Medicina).
Come anticipato, un tassello importante in questo percorso professionale consiste nell'analisi personale, che costituisce un training fondamentale per conoscere meglio se stessi ed il metodo da applicare poi nel trattamento dei propri pazienti.
Si rileva, quindi, come diventare psicoanalisti comporti una grande motivazione verso questo tipo di lavoro oltre che un notevole investimento in termini sia di tempo che di denaro.
I concetti
Alcuni concetti teorici e clinici sono diventati parte integrante della psicoanalisi: tra questi, data la grande rilevanza attribuita al rapporto tra analista e paziente, figurano quelli di transfert e contro-transfert che descrivono l'insieme di reazioni emotive che il paziente porta in seduta e determinano vissuti particolari anche da parte del professionista.
Il ruolo chiave di tali vissuti all'interno della relazione terapeutica rende necessario un lavoro terapeutico personale che lo stesso analista è tenuto a svolgere su di sé prima di seguire pazienti.
Questo rende praticamente tale figura professionale differente da altre affini come, ad esempio, quella dello psichiatra, un laureato in medicina che intervenire sul paziente anche o soltanto a livello farmacologico.