Imprenditore sociale – Dirigente di organizzazione no profit: chi è, cosa fa e percorso di studi

Non esiste un percorso standard per diventare un dirigente di organizzazione no profit: ecco però dei consigli per avvicinarsi alla carica

Imprenditore sociale – Dirigente di organizzazione no profit: chi è, cosa fa e percorso di studi
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Come diventare un dirigente di organizzazione no profit

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Quella dell’imprenditore sociale è una figura molto delicata. Si mira a raccogliere denaro da investire in attività benefiche, senza mire di guadagno. Al tempo stesso, però, si ha l’assoluta necessità di tenere in piedi un sistema che rischia di crollare proprio a causa dell’assenza del conseguimento di un utile.

Di seguito spieghiamo nel dettaglio le responsabilità di un dirigente di organizzazione no profit. Chi è questa figura, che percorso di studi ha seguito per ricoprire questa carica e in che cosa consiste il suo lavoro.

Chi è il dirigente di organizzazione no profit

Volendo essere estremamente sintetici, un dirigente di organizzazione no profit ha il compito di gestire e coordinare tutte le attività nelle quale si cimenta la propria società. Nel dettaglio, si richiede a questa figura una costante partecipazione al processo di determinazione di quelli che sono gli obiettivi programmatici dell’organizzazione. Il tutto al fianco di un’assemblea, sia essa di soci o membri, e al consiglio direttivo.

Il tutto nel pieno rispetto dello statuto stilato, al quale dovrà sempre fare riferimento. Come detto, non si tratta di un’organizzazione a scopo di lucro, in grado di modificare il proprio approccio a un mercato di vario genere per accrescere i bilanci.

Cosa fa il dirigente di organizzazione no profit

Enorme la sua responsabilità, dovendo contribuire a individuare i progetti da sviluppare, procedendo inoltre a elaborarli in alcuni casi. Pianifica con altri le attività quotidiane e le coordina. Al fianco di figure specializzate, inoltre, tenta di procurarsi le necessarie risorse finanziarie per continuare a seguire il proprio obiettivo sociale e umanitario.

Sotto quest’aspetto i metodi sono svariati, dalla partecipazione a dei bandi cittadini, regionali, privati o anche europei, alla raccolta fondi attraverso donazioni di soggetti privati interessati. Spazio poi anche alla gestione di attività commerciali. Queste sono consentite, a patto però che i proventi economici siano sfruttati unicamente per la copertura delle spese dell’organizzazione stessa o per fini stabiliti e ben chiariti pubblicamente.

Il dirigente deve inoltre occuparsi anche nel controllo sia della gestione che dell’amministrazione finanziaria dell’organizzazione no profit. Ciò vuol dire predisporre tutta la documentazione utile a redigere i bilanci. Non mancano, infine, un impegno costante con gli stakeholder e i partner, occupandosi di pubbliche relazioni al fine di generare una rete di associazioni ed enti, mantenendo rapporti istituzionale e sovrintendendo le campagne comunicative in fase di lancio.

Le regole da seguire

Questa professione non è propriamente regolamentata. Non c’è un albo professionale che detti dei parametri entro i quali rientrare. Differente invece il discorso per l’organizzazione in sé. Una no profit, infatti, è disciplinata dalle normative sul Terzo Settore.

Un Decreto ha modificato negli ultimi anni il quadro legislativo per gli enti del settore. Introdotto il Registro Unico nazionale e la figura degli Enti del Terzo Settore. Le organizzazioni che intendono acquisire personalità giuridica, divenendo di fatto un Ente, devono iscriversi al Registro Unico.

Il percorso di studi

Come detto, il dirigente di organizzazione no profit non può essere paragonato a un normale lavoro.

Ritrovarsi a occupare questa posizione è qualcosa di non convenzionale, si potrebbe dire. Ciò si traduce nell’assenza di un percorso formativo specifico. Non ci sono dei passi da compiere inseriti in uno schema ben strutturato.

Detto ciò, si richiede almeno il VI livello del Quadro Europeo delle Qualifiche. Ciò corrisponde al primo ciclo dei titoli accademici. Generalmente parlando, questa figura deve vantare una buona, se non ottima, conoscenza delle normative sul Terzo Settore. Lo stesso dicasi dei meccanismi finanziari. Nello specifico particolare esperienza dev’essere accumulata sul sistema dei bandi.

Con riferimento alle responsabilità indicate in precedenza, è facile comprendere come delle buone doti organizzative siano imprescindibili, così come ottime capacità relazionali. Quest’ultimo aspetto vale tanto per la gestione interna della no profit, quanto per le pubbliche relazioni e il confronto con le istituzioni governative. A seconda dello specifico campo in cui si opera, poi, si avrà bisogno di un ventaglio di attitudini specialistiche.

Come si diventa dirigente di organizzazione no profit

Semplificando, e di molto, si potrebbe ridurre a due i modi grazie ai quali raggiungere la dirigenza di una no profit. Il primo, e più lungo, prevede l’inizio di una collaborazione a degli specifici progetti. Il tutto in cambio di un rimborso o un’indennità (non un vero guadagno, insomma). Ciò può avvenire anche attraverso il Servizio Civile Universale.

In questo modo si avrà la chance di conoscere l’ambiente e farsi conoscere, lavorando dall’interno fino a rendersi indispensabile e ottenere delle promozioni, per così dire, considerando l’obiettivo di non monetizzazione.

La seconda strada da seguire, ben più rapida ma estremamente complessa, prevede la fondazione di una propria organizzazione no profit. Negli enti minori il dirigente è quasi sempre il fondatore.

Volendo tracciare il profilo tipico di questa figura “professionale”, non c’è un percorso di studi fisso. Tendenzialmente si tratta di soggetti in possesso di una laurea, anche se in campi differenti.

Molti di questi dirigenti hanno esperienza nel campo della dirigenza di aziende e organizzazioni. Il salto in questo ambito avviene quasi sempre in maniera graduale. Ha inizio una collaborazione in quanto dirigenti, portando avanti due vite professionali in parallelo, per poi effettuare il salto definitivo.

Com’è ormai chiaro, non esiste una procedura standard per ottenere il lavoro, ma possiamo fornire qualche indicazione:

  • Si consiglia di mettere piede nell’organizzazione dal basso, come volontario o magari creando un’iniziativa che necessiti del supporto della stessa. Nel giro di alcuni anni si potrebbe riuscire a “scalare posizioni”;
  • Inutile inviare curriculum ma, una volta dentro, per avere speranze dirigenziali è necessario che il CV sia di alto livello manageriale;
  • Di fondamentale importanza la coltivazione del proprio network personale. Occorre studiare l’ambiente di riferimento, generando la giusta rete di connessioni in grado di rendere possibili i progetti prefissati.

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