Colonizzazione del Nord America: sviluppo e crisi del sistema coloniale
Indice
1Colonizzazione del Nord America: premesse
A seguito del periodo dei conquistadores nel XVI secolo, la corona spagnola istituì il Vicereame della Nuova Spagna, la quale si espanse man mano prendendo il controllo di ampie zone del Nordamerica, quali i territori dell’attuale Arizona, California, Colorado, Nevada, Nuovo Messico, Texas, Wyoming e Utah.
Tra il XV e il XVI secolo, mentre gli spagnoli si concentravano in America centrale e in quella meridionale, gli inglesi, guidati da Giovanni Caboto (1445-1498) e il figlio Sebastiano (1484-1557) e i francesi, con Giovanni da Ferrazzano (1485-1528), esplorarono le zone dell’America del Nord: questo fu l’inizio della successiva colonizzazione del Canada, costa occidentale americana e della Groenlandia nel XVII secolo.
Se i britannici ebbero modo di colonizzare quasi indisturbatamente i territori della costa occidentale nordamericana, ciò è dovuto al fatto che sia gli spagnoli, con Lucas Vázquez de Ayllón (1567-1635) ed Esteban Gómez (1483-1538), che i francesi, con Jacques Cartier (1491-1557), le reputavano inutili e, soprattutto, perché questi erano molto più impegnati nelle faccende europee.
2Colonizzazione del Nord America: le prime occupazioni europee
2.1L’inizio della colonizzazione inglese
Le spedizioni inglesi degli esploratori Martin Frobisher (1535/39-1594), John Davis (1550-1606) e Henry Hudson (1570-1611) contribuirono alla maggiore conoscenza e alla consolidazione della presenza britannica nei territori nordamericani. Infatti, oltre a cercare un passaggio a nord-ovest per l’Asia, gli inglesi erano sin dall’inizio interessati a questi luoghi.
Il più antico insediamento europeo nell’America Settentrionale fu Saint John’s, nella zona di Terranova in Canada, fondata nel 1497 proprio dagli inglesi grazie a Giovanni Caboto. La colonia di Roanoke, nell’attuale Carolina del Nord, fu il secondo insediamento britannico ad opera dell’esploratore inglese Sir Walter Raleigh (1553-1618), fondata nel 1583 ma fallì pochi anni dopo.
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2.2Gli avversari degli inglesi in America: Francia e Olanda
Tra il XVI e il XVII secolo, le maggiori potenze europee erano coinvolte nella Guerra degli Ottant’anni: il conflitto tra Francia, Inghilterra, Olanda, da una parte, e Spagna e Portogallo, dall’altra, oltre svolgersi nei territori europei si propagò anche in quelle coloniali. Da alleati militari in Europa, gli inglesi, i francesi e gli olandesi si contesero i territori dell’America Settentrionale.
L’esploratore francese Samuel de Champlain (1567-1635) riprese le spedizioni di Jacques Cartier, fondò Montréal e Québec, due colonie stabili francesi nei territori dell’attuale Canada. Successivamente la Francia, tramite la Compagnia francese delle Indie Occidentali, occupò anche la zona della Louisiana, l’attuale Mississippi, al tempo chiamata in onore di Luigi XIV.
Anche gli olandesi si interessarono ai territori nordamericani. Tramite la Compagnia olandese delle Indie Occidentali, la Repubblica delle Sette Province Unite occupò parte delle attuali Connecticut e New Jersey, avendo come base principale New Amsterdam, la corrente New York, fondata nel 1626. A seguito delle guerre anglo-olandesi, questo porto passò agli inglesi nel 1674.
3Colonizzazione del Nord America: la supremazia inglese
3.1La formazione delle colonie inglesi
La Virginia Company fu la società che si occupò della colonizzazione britannica in America del Nord, su concessione del re Giacomo I d’Inghilterra (1566-1625).
La stessa si divise in due altrettanti compagnie, la London Company e la Plymouth Company, le quali operavano sempre con l’autorizzazione della corona britannica ma per territori diversi.
La prima colonia britannica stabile fu Jamestown, fondata nel 1607 dalla London Company.
Di lì in poi, la costa occidentale del Nordamerica si riempì di numerosi emigranti provenienti dall’Inghilterra: dai cadetti delle famiglie nobili oppure imprenditori commerciali, artigiani e agricoltori, ai gruppi di religiosi dissidenti della Chiesa Anglicana e tutta una schiera di perseguitati politici, criminali e vagabondi.
Le motivazioni per cui vi fu un importante flusso migratorio dall’Europa verso l’America del Nord sono tante e le più disparate: ma ciò che accomuna tutti i migranti europei fu la ricerca di una vita nuova, sfruttando le opportunità economiche, politiche e sociali che solo il Nuovo Mondo poteva offrire.
3.2Le tredici colonie del Nord America
Alla metà del diciottesimo secolo, con l’arrivo sempre più massiccio di migranti europei, si formarono le Tredici colonie del Nord America, un gruppo di colonie formalmente appartenenti all’Inghilterra.
Si concentravano sulla costa occidentale nordamericana ed erano: New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud e Georgia.
Ogni colonia era sotto il controllo di un governatore britannico e di un consiglio, entrambi di nomina regia. A queste istituzioni si affiancava un’assemblea legislativa, la quale era eletta dai cittadini. Progressivamente, queste adunanze popolari assunsero sempre più autonomia, tanto da essere legati alla corona inglese solo per formalità.
L’economia delle colonie americane era differenziata a seconda del territorio in cui risiedeva:
- A nord si occupavano di agricoltura, coltivando cereali e allevando bestiame. Aumentarono le fattorie quando le popolazioni autoctone si fecero meno temibili;
- Nel centro e nel sud la grande proprietà terriera era predominante: perciò si affermò il sistema delle piantagioni dove si impiegavano gli schiavi africani;
- Sulla costa, invece, si sviluppò una forte industria cantieristica.
4Colonizzazione del Nord America: la vita nelle colonie americane
4.1La società nelle colonie americane
All’altezza del XVIII secolo la società delle colonie americane era molto disorganica, tuttavia era fortemente meritocratica, tanto legata attaccata all’etica del lavoro, con una mobilità sociale considerevole.
Erano ben visti l’individualismo e la concorrenza agguerrita, poiché vi vedevano nella disuguaglianza sociale un risultato della selezione naturale.
La situazione incerta e in continuo mutamento influì anche sui ruoli sociali delle donne: date l’assenza in casa prolungata degli uomini e l’elevata mortalità degli stessi, la donna dovette assumersi sempre più la responsabilità del sostentamento del proprio nucleo familiare nonché della difesa dei propri beni. Un’uguaglianza di ruoli tra i due sessi non paragonabile a quella europea.
4.2La frontiera americana
Credendo fermamente che si possa sempre migliorare la propria condizione di vita, l’uomo americano era continuamente spinto a cercare nuove possibilità e fortune: questo si tradusse prima in conquista del West, e poi nello svilupparsi di comunità di frontiera del tutto riluttanti e irrequieti nei confronti dell’autorità proveniente dall’esterno.
I coloni europei si dovettero confrontare con le popolazioni indigene chiamate comunemente indiani d’America e/o pellerossa.
Questi erano strutturati in tribù, organizzati in società egalitarie e avevano un’economia di sopravvivenza. I primi contatti con i pellerossa si basavano commercio di pellicce.
Tuttavia, in seguito alla colonizzazione sempre più aggressiva degli occidentali, gli indiani reagirono vigorosamente ma ebbero come effetto di essere quasi completamente massacrati.
5Colonizzazione del Nord America: l’insorgenza americana
5.1Il conflitto con l’Inghilterra
Vittoriosa nella Guerra dei Sette anni, l’Inghilterra acquisì i territori delle colonie francesi e spagnole America nel Nord. Per questo, il governo inglese volle intensificare il controllo politico delle sue colonie che fino a quel momento erano prevalentemente commerciali: fu così stanziato un esercito regolare tutto a spese delle colonie americane.
Col tempo, i coloni americani svilupparono una coscienza politica sempre più definita e basata su valori democratici. Per questo la risposta americana sui provvedimenti del governo centrale non si fece attendere: i coloni prima denunciarono il no taxation without representation, poi compromisero i commerci inglesi con il Tea Party a Boston nel 1773.
5.2La Dichiarazione d’indipendenza americana
Nel 1774 fu convocato il primo Congresso continentale, dove si riunirono tutti i rappresenti delle colonie americane, decisi a sabotare i traffici commerciali britannici. Nel secondo Congresso del 1775, gli americani chiesero alla Gran Bretagna il riconoscimento della propria autonomia. La risposta fu quella del re Giorgio III (1738-1820) che dichiarò guerra ai coloni americani.
Il Congresso americano istituì un esercito e lo affidò al colonnello George Washington (1732-1799). Dopo diverse sconfitte, la prima vittoria americana si ebbe a Boston nel 1776. Proprio in questa occasione, il 4 luglio 1776, venne proclamata la Dichiarazione d’indipendenza, dove si affermava la necessità di riconoscimento della propria autonomia e dell’autogoverno.
Lo svantaggio militare degli americani nei confronti dell’Inghilterra venne compensato dall’appoggio della Francia e della Spagna: la vittoria a Yorktown del 1781 fu decisiva e dopo sette anni il conflitto terminò. Per non perdere del tutto i rapporti commerciali preferenziali con le colonie americane, nel 1783 gli inglesi firmarono il trattato di Versailles, riconoscendo l’indipendenza delle tredici colonie e la sovranità sulle zone ancora da colonizzare.