Come comportarsi al colloquio di lavoro
Il perfetto colloquio di lavoro, ahinoi, non esiste. Il colloquio è infatti prima di ogni altra cosa un incontro fra due persone: il selezionatore e il candidato, che nel momento in cui si trovano di fronte ricoprono in tutto e per tutto un ruolo specifico. Il selezionatore deve capire se la persona che ha di fronte può essere adatta per ricoprire la posizione per cui si è candidata; il candidato deve convincere il selezionatore e contemporaneamente capire se l'azienda e il lavoro possono davvero essere adatti a lui.
Per avvicinarci al colloquio ideale la cosa migliore è prestare estrema attenzione alla comunicazione non verbale e al modo in cui ci si relaziona agli altri. Sì agli atteggiamenti di apertura e, va da sé, no a quelli di chiusura. Qualche esempio?
- Evitate le braccia conserte o posizioni di estrema rilassatezza che potrebbero risultare fittizie.
- Dimostratevi collaborativi ed esprimete interesse per il lavoro, chiedete informazioni dettagliate sulle mansioni, sulle prospettive professionali, senza affrontare subito l'aspetto economico: per quello avrete tempo nei colloqui successivi.
- Preparatevi a rispondere a svariate domande, soprattutto sulla vostra formazione scolastica e sulle vostre precedenti esperienze di lavoro: domande come queste hanno risposta facile. È bene anche saper rispondere a questioni inerenti la sfera emotiva, creativa e cognitiva: queste, infatti, sono le domande più varie e anche quelle più temute.
Colloquio di lavoro domande
Ma quali potrebbero essere le domande tipo che potrebbero mettervi in difficoltà? Eccone un paio:
- Qual è il tuo sogno nel cassetto?
- Come ti vedi tra 10/15 anni?
Per quanto riguarda domande come queste, dipende dalle vostre ambizioni e dalle vostre esigenze. C'è chi, dopo una formazione di studi scientifici e dopo esperienze di lavoro attinenti e coerenti con gli studi eseguiti e con gli interessi ambiti, vuole diventare un ingegnere piuttosto che un insegnante, e c'è invece chi, dopo studi in matematica e università di economia, al momento del colloquio si trova rispondere che tra dieci anni si vede con marmocchi e famiglia.
Motivate la scelta dei vostri studi oppure, che cosa credete di poter fare? Una possibile risposta al primo quesito sarebbe, per esempio, l'interesse alla letteratura, e quindi agli studi umanistici in generale.
Così, una formazione tipo potrebbe iniziare dalla scelta del liceo classico, alla frequentazione di università orientate all'area della comunicazione o a lettere moderne. E poi gli stage frequentati, il diploma e la laurea ottenuti, potrebbero rappresentare buone basi per affrontare, per esempio, un lavoro caratterizzato al coordinamento in team, piuttosto che per posizioni manageriali, o particolari attitudini ad interagire con le persone, rispondendo così alla domanda sul che cosa sapete fare.
Altra domanda che può mettere in crisi:
- Quali sono i tuoi punti di forza e di debolezza?
Rispondete sempre e comunque con chiarezza: i punti di forza? Grande senso organizzativo. I punti di debolezza? Diplomazia a rischio, nei momenti di stress.
O ancora:
- Perché dovrebbe lavorare per la nostra azienda?
Perché penso di essere la risorsa giusta per voi, perché rispondo a tutte le caratteristiche richieste, perché la vostra linea di prodotti, la vostra filosofia d'azienda e il settore in cui opera, sono tutti elementi per me di grande interesse e motivazione, e così via.
Il discorso è troppo vario e variopinto per cercare di fornire una rigida catalogazione di possibili repliche e poi è ovvio pensare che ognuno di voi abbia pronta una buona risposta. Ma pensiamo anche che consigli ed esempi come questi, possano tornar utili.
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