Cognitivismo e comportamentismo: riassunto

Riassunto su cognitivismo e comportamentismo: esponenti e caratteristiche delle due correnti pedagogiche. Cosa c'è da sapere

Cognitivismo e comportamentismo: riassunto
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COGNITIVISMO E COMPORTAMENTISMO

I meccanismi della mente sono stati studiati da due correnti psicologiche
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Il passaggio dal comportamentismo al cognitivismo è seganto dalla modificazione nella concezione della mente umana: per il comportamento la mente umana è una black box, a cui arrivano input e fuoriescono output, senza possibilità di controllo; secondo il cognitivismo invece la mente umana è un elaboratore di informazioni dove stimoli e risposte esterne sono influenzate da stimoli e risposte interne/soggettive.

Per cui stimolo overt (esterno) porta ad uno stimolo covert (interno) al quale segue una risposta covert che a sua volta porta ad una risposta overt. Semplificando, uno stimolo ambientale induce delle modificazioni mentali che portano ad un'elaborazione emotiva e ad una risposta comportamentamentale che inducono conseguenze nell'ambiente esterno.

Questa teoria porta il nome di Eysenk (Sovert -> Scovert -> Rcovert-> Rovert).

COMPORTAMENTISMO: ESPONENTI

Tra gli autori del comportamentismo, che ne segnano il passaggio/termine, ricordiamo:

  • Staats e il comportamentismo sociale paradigmatico: lo studioso ritiene che uno stimolo, in grado di produrre innatamente o per condizionamento classico una risposta vegeto-emozionale, agisca come rinforzo e induca un comportamento di avvicinamento/allontanamento rispetto all'ambiente;
  • Bandura e l'apprendimento sociale: lo studioso ritiene che l'uomo sia determinato da tre elementi che si influenzano reciprocamente (parliamo di determinismo reciproco), cioè ambiente, mente umana / processi psichici e comportamento. A seconda del livello di gravità di una situazione, il terapeuta potrà agire su uno o tutti questi elementi, sapendo bene che essi si influenzano reciprocamente, per cui la modifica di uno porta a modificare anche gli altri.
    Inoltre Bandura introduce i concetti di "imitazione" (esperimento del pupazzo Bobo: si è visto che i bambino tendono ad apprendere per imitazione i comportamenti che osserva: i bambini osservati da Bandura che avevano appena assistito ad un cartone violento si sono mostrati violenti nei confronti del pupazzo, a differenza dei bambini che non hanno visto il cartone violento) e di "self-efficacy" (capacità di raggiungere i propri obiettivi).

COGNITIVISMO

Il cognitivismo può essere diviso tra una prima corrente cognitivo-razionalista ed una seconda corrente cognitivo-costruttivista.

La corrente cognitivo-razionalista, che trova tra i suoi esponenti Ellis e Beck, ritiene le emozioni come conseguenze dei processi di pensiero, ovvero le emozioni trovano la loro motivazione/causa nei pensieri che li precedono, quindi per comprendere un'emozione basta, secondo questi autori, ricercare i processi di pensieri che vi sono alla base.

CORRENTE COGNITIVO-RAZIONALISTA

Il primo esponente della corrente cognitivo-razionalista è Ellis, con la terapia razionale emotiva (RET).

Ellis riprende in un certo modo il pensiero di Staats, in quanto sostiene che i processi S-> R passino attraverso più fasi:

  • percezione dello stimolo
  • elaborazione dello stimolo
  • attribuzione allo stimolo di significati soggettivi
  • attribuzione allo stimolo di ulteriori significati legati alle proprie motivazioni/scopi/interessi
  • reazioni emotiva conseguente all'elaborazione dello stimolo
  • reazione comportamentale di avvicinamento/allontanamento.

Secondo Ellis il terapeuta ha la funzione di insegnante/guida; inoltre ritiene che il metodo ABC del comportamentismo sia troppo riduttivo, in quanto lo stimolo arriva ancora prima di A, e inoltre ritiene che ad una risposta (C) debba seguire una fase D di discussione ed analisi del comportamento adottato con il terapeuta ed una fase E che rappresenterebbe le conseguenze emotive e cognitive di D.

Altro esponente è Beck, con la psicoterapia cognitiva.

Beck ritiene  che i comportamenti negativi/disadattivi e le emozioni ad essi conseguenti siano la conseguenza di disfunzioni cognitive, ovvero di alterazioni dei processi di pensiero che fanno percepire la realtà in modo sbagliato. Tra queste disfunzioni cognitive ricordiamo:

  • Pensiero dicotomico: la realtà è divisa per categorie gerarchiche che si eliminano reciprocamente (una cosa o è bianca o è nera, o è giusta o è sbagliata, non ci possono essere vie di mezzo);
  • Ipergeneralizzazione: la realtà viene interpretata in base ad un singolo stimolo percepito come universale ("fare di ogni erba un fascio");
  • Astrazione selettiva: percepire solo uno stimolo e ignorare gli altri (se il cameriere non mi serve subito è perchè ce l'ha con me, non viene percepito che potrebbe essere impegnato con altre persone);
  • Lettura del pensiero: il soggetto è convinto di conoscere i pensieri altrui, non si tratta di pensiero magico, ma di pura convinzione, anche se l'altro smentisce (a quella persona so di stare antipatica, anche se lei dice di no);
  • Riferimento al destino: qualsiasi evento accade viene definito come già previsto;
  • Catastrofismo: fare di ogni evento negativo una catastrofe, ampliare eccessivamente le conseguenze che l'evento ha realmente avuto;
  • Squalificazione del lato positivo: non percepire quegli stimoli positivi che possono andare ad influenzare e modificare la concezione che ho della realtà;
  • Minimizzazione: minimizzare l'importanza di un evento, trovargli una giustificazione (assumo droga e so che è sbagliato, ma tanto lo fanno tutti);
  • Etichettamento: attribuire ad una persona un'etichetta e quindi relazionarsi con lei in base all'etichetta che gli è stata data, magari anche erroneamente;
  • Personalizzazione: assumersi eccessiva responsabilità per i fatti che avvengono, pensare che tutto dipenda da sè;
  • Doverizzazione: percepire/elaborare la realtà sulla base di doveri ("devo", "devo fare..","deve essere.."):
  • Ragionamento emotivo: comprende un evento/atteggiamento solo su base emotiva, non tenendo in considerazione la motivazione razionale.

Inoltre, Beck ha introdotto la concezione di pensieri automatici, cioè pensieri che raggiungono la soglia della consapevolezza, perchè il loro tempo di attivazione è troppo rapido, per cui il soggetto evidenzia una risposta emotiva di cui non è consapevole.

CORRENTE COGNITIVO-COSTRUTTIVISTA

Per la corrente cognitivo-costruttivista troviamo invece Kelly, con il testo Psicologia dei costrutti personali e Liotti e Guidano, quest'ultimi due autori che si allontanano dalla matrice cognitivista per avvicinarsi sempre più al piano strutturalista.

Innanzitutto, possiamo dire che il costruttivismo ritiene che, attraverso le nostre capacità, pensieri psichici e cognitivi e comportamenti e reazioni emotive, possiamo elaborare continuamente la realtà, costruirla e ricostruirla. Kelly parla ad esempio di un modo di pensare dicotomico (fa riferimento alle teorie di Beck), ma ritiene che gli estremi di queste dicotomie siano scelti soggettivamente e la loro scelta vada ad influenzare il modo con cui ci relazioniamo con gli altri (esempio: se un'estremo è rappresentato dal concetto di aggressività, che noi scegliamo come contrario di aggressività la timidezza, o la vergogna, o l'insicurezza, o altri, questi andranno a determinare il nostro comportamento).

Le emozioni sono quindi risposte alle possibilità di predizione sociale.

Liotti e Guidano ritengono invece che il nostro modo di relazionarci con gli altri e con l'ambiente, quindi i comportamenti e gli stati emotivi che mettiamo in atto, dipendano da quattro forme di personalità, che loro chiamano organizzazioni cognitive, e che siano state apprese / determinate dalla manifestazione dell'attaccamento alle figure di riferimento nei primi anni di vita.

Queste organizzazioni congnitive si dividono in fobica, dapica (condotte alimentari psicogene), ossessiva e depressiva:

  • una persona fobica tende ad essere insicura e fragile, ricerca relazioni ma, quando l'altra persona si avvicina troppo, si sente oppressa e si allontana;
  • una persona dapica è malleabile, si adatta ad ogni situazione;
  • una persona ossessiva ha bisogno di controllo, distingue senza dubbio ciò che è giusto da ciò che è sbagliato ed interpreta sè e la realtà sulla base della propria posizione occupata in quello momento, ovvero se si trova nel giusto o nello sbagliato;
  • una persona depressiva tende a percepire la realtà in maniera negativa, senza trovare la forza per fronteggiarla.

Questi autori ritengono che se i sintomi di queste quattro organizzazioni diventano eccessivi allora si possa arrivare ad una forma patologica, altrimenti sono anche condizioni di vita favorevoli: il dapico sarà molto socievole e ben voluto da tutti, il fobico sarà molto attento alle relazioni, il depresso sarà molto riflessivo e attento ed eviterà gesti impulsivi. Infine, l'ossessivo avrà sempre il controllo della situazione.

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