La classificazione dei costi in contabilità analitica

Cosa sono i preventivi e i consuntivi? Quali sono le variabili che determinano le diverse tipologie dei costi? Un approfondimento sulla classificazione dei costi operata in contabilità analitica

La classificazione dei costi in contabilità analitica

La contabilità analitica classifica i costi in base a diversi criteri:
1) In base al momento di calcolo si distinguono:
a) i costi preventivi, determinati prima dello svolgimento della gestione per fissare gli obiettivi che l’impresa si propone di raggiungere.
b) i costi consuntivi, determinati alla conclusione del periodo di tempo oggetto di osservazione, in occasione della stesura dei “rapporti di gestione”, nei quali i responsabili attuano il confronto con i costi preventivi, per individuare le cause dello scostamento fra i due e adottare le azioni correttive più appropriate (controllo di gestione).

2) In base al comportamento dei costi al variare della quantità prodotta si distinguono:
a) i costi variabili, che variano in modo direttamente proporzionale al variare della quantità prodotta (costi delle materie prime e delle lavorazioni di terzi ).
Il loro ammontare complessivo è variabile, mentre l’incidenza di tali costi su ogni unità di prodotto finito è costante o fissa e si identifica con il coefficiente angolare della retta passante per l’origine, che rappresenta graficamente la funzione dei costi variabili:

TOT COSTI VARIABILI = costo unitario variabile * Quantità di prodotti
quindi
la funzione dei costi variabili è Y = a X , in cui Y = totale costi variabili, X = quantità prodotte, a = costo unitario variabile costante

aumentando il costo unitario variabile, aumenta l’inclinazione della retta dei costi variabili totali , che al contrario, si abbassa ,se il costo unitario variabile diminuisce.

b) i costi fissi, che non variano al variare delle quantità prodotta , ma solo al variare della capacità produttiva.
Il loro ammontare complessivo è costante, mentre l’incidenza di tali costi su ogni unità di prodotto finito è decrescente all’aumentare della quantità prodotta.
Il grafico che rappresenta i costi fissi è una retta parallela all’asse delle ascisse, la cui distanza da tale asse dipende dalla consistenza della capacità produttiva dell’impresa : maggiore è la quantità massima di prodotti che l’impresa è in grado di realizzare e ,quindi, la sua capacità produttiva, maggiore sarà la distanza della retta dei costi fissi dall’asse delle ascisse, a causa dell’incremento degli ammortamenti calcolati sul più elevato volume dei beni strumentali ,che rappresentano la struttura tecnico-produttiva dell’impresa.

Se la capacità produttiva, nel tempo non subisce cambiamenti, perché l’impresa l’ha correttamente dimensionata in funzione della domanda media del mercato e quest’ultimo non è in grado di assorbire un incremento dell’offerta, l’impresa non aumenta le proprie dimensioni e, mantenendo costante il volume della sua struttura tecnico-produttiva, sostiene costi fissi sempre uguali: il suo sforzo, per minimizzare il costo fisso unitario (= costo fisso sostenuto per realizzare una unità di prodotto finito), consisterà nel cercare di sfruttare al massimo l’esistente capacità produttiva, massimizzando il volume di produzione, entro i limiti fisiologici consentiti dalla struttura tecnico-produttiva a disposizione e dalla capacità di assorbimento del mercato.

Tale manovra sarà tanto più efficace sul costo unitario di produzione, allo scopo di minimizzarlo, quanto maggiore è l’incidenza dei costi fissi e minore quella dei costi variabili sul totale dei costi di produzione.
Se, al contrario, la capacità produttiva, nel tempo subisce cambiamenti, perché l’impresa , che desidera sfruttare le favorevoli condizioni di un mercato in espansione e di una domanda in crescita, aumenta le proprie dimensioni, il volume della struttura tecnico- produttiva si amplia ed i connessi costi fissi aumentano.
L’incremento dei costi fissi, tuttavia, non è graduale e progressivo, ma avviene nel momento di acquisizione dei nuovi beni strumentali per l’intero importo degli ammortamenti calcolati sul loro costo storico.
Graficamente la retta dei costi fissi, che rimane parallela all’asse delle ascisse, si alza, cioè aumenta la propria distanza da essa.
Se, nel corso della propria vita l’impresa affronta più volte un aumento della propria capacità produttiva, il grafico che rappresenta i costi fissi totali presenta un andamento a gradini o salti.

Affinché, tuttavia, l’aumento dei costi fissi sia economicamente conveniente e non provochi un contemporaneo incremento del costo fisso unitario, è necessario che ad una maggiore capacità produttiva corrisponda uno stabile incremento della quantità media prodotta e venduta.
Ciò significa che sarebbe dannoso un aumento dei costi fissi solo per fronteggiare temporanei incrementi della domanda del mercato, perché l’incremento delle vendite sarebbe solo momentaneo e l’impresa, esaurita l’impennata della domanda, non riuscirebbe ad utilizzare la capacità produttiva aggiuntiva.
Il conseguente sovradimensionamento della struttura tecnico-produttiva provocherebbe un aumento dell’incidenza unitaria dei costi fissi e, quindi, del costo unitario di produzione, con evidenti ripercussioni negative sull’efficienza e sulla redditività dell’impresa.

3) In base al numero di oggetti di costo per i quali i costi sono stati sostenuti, distinguiamo:
a) costi speciali, che vengono sostenuti soltanto per n° 1 oggetto di costo
b) costi comuni, che vengono sostenuti congiuntamente per una pluralità di oggetti di costo

La distinzione fra costi speciali e costi comuni è relativa, perchè varia al variare dell’oggetto di costo preso in esame: aumentando l’ampiezza dell’oggetto, aumenta la quantità di costi speciali e diminuisce quella di costi comuni.
Di conseguenza un costo, che è speciale per un oggetto di costo, può diventare comune per un altro più ristretto oggetto di costo.
Ad esempio l’ammortamento di un macchinario, utilizzato da un reparto produttivo che lavora contemporaneamente due prodotti diversi è un costo speciale per il reparto, ma diventa costo comune per ciascuno dei due prodotti.

4) In base alla modalità di attribuzione dei costi ad ogni singolo oggetto di costo, distinguiamo:
a) costi diretti, che si attribuiscono o imputano direttamente all’oggetto di costo, in seguito ad una misurazione oggettiva del fattore produttivo consumato dall’oggetto di costo stesso .
Tutti i costi speciali, essendo stati sostenuti esclusivamente per l’oggetto di costo in esame, rendono possibile tale misurazione oggettiva.
Tuttavia non tutti sono imputati direttamente all’oggetto a cui si riferiscono, a causa dell’eccessiva onerosità di una tale misurazione per alcuni di essi, per i quali la scarsa rilevanza ed incidenza percentuale sul costo complessivo non ne rendono economicamente conveniente una siffatta misurazione.
Ciò significa che sono costi diretti solo una parte dei costi speciali, quelli cioè che per la loro rilevanza e consistenza quantitativa hanno un’elevata incidenza sul costo complessivo dell’oggetto di costo preso in esame e, quindi, rendono economicamente conveniente una loro misurazione oggettiva.
La restante parte dei costi speciali, pur essendo stati sostenuti solo per l’oggetto di costo considerato ed essendo, quindi, misurabili in modo oggettivo con riferimento a tale oggetto, non vengono direttamente attribuiti ad esso

b)costi indiretti, che si attribuiscono o imputano indirettamente all’oggetto di costo, perché non è stata misurata in modo oggettivo la quantità di fattore produttivo consumata dall’oggetto di costo in esame.
Il motivo per il quale tale misurazione non viene effettuata varia in relazione alla diversa tipologia di costi indiretti:
per i costi comuni è tecnicamente impossibile, perché vengono sostenuti contemporaneamente per più oggetti di costo;
per i costi speciali imputati indirettamente, la misurazione oggettiva è tecnicamente possibile, ma non è economicamente conveniente.

In contabilità analitica le categorie di costo più utilizzate sono i costi diretti ed indiretti.

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