Claparéde: funzionalismo e la scuola su misura
Indice
1Vita di Édouard Claparède
Édouard Claparède nacque a Ginevra nel 1873 in una famiglia calvinista. All’università scelse di iscriversi alla facoltà di scienze e intanto frequentò il laboratorio di psicologia, affascinato dalla materia grazie all’influenza esercitata su di lui dal cugino, il celebre medico e psicologo Théodore Flournoy, esponente di spicco della “nuova psicologia” sperimentale.
Nel 1892 si iscrisse poi a medicina nell’università di Lipsia, in Germania e conseguì la laurea a Ginevra cinque anni dopo. Nel 1896 sposò Hélène Catherine Auguste Spir e dal matrimonio nacquero due figli.
In seguito, si trasferì a Parigi per perfezionarsi presso la scuola del medico neurologo Jules Dejerine.
Nel suo testo del 1903, Association des idées, egli narra dei suoi molteplici interessi e della scelta di focalizzarsi nel campo della psicologia biologica. La conoscenza dei metodi di Jean Demoor e Ovide Decroly lo spinsero a indagare ulteriormente il campo dell’educazione.
La sua vita professionale fu non solo diversificata – diresse riviste, partecipò a numerosi convegni internazionali, fece attività di consulenza in ospedali psichiatrici – ma anche brillante dal punto di vista accademico: dal 1904 fu direttore del laboratorio di psicologia all’università di Ginevra; dal 1915 fino alla sua morte fu docente di psicologia sperimentale all’università della sua città.
Inoltre, il suo nome è strettamente congiunto all’istituto J.-J. Rousseau che egli stesso fondò a Ginevra nel 1912 insieme a Pierre Bovet. Questo istituto divenne uno dei centri internazionali più importanti per lo studio della pedagogia, della psicologia infantile e delle scienze dell’educazione.
Il J.-J Rousseau fu infatti un centro pionieristico a livello europeo e il suo motto “discat a puero magister”, un’espressione latina traducibile in “il maestro impari dal fanciullo”, sintetizzava il pensiero di Claparède: il fanciullo deve essere posto al centro del programma educativo, la scuola deve essere strutturata attorno a lui e alle sue esigenze, il maestro deve conoscere a fondo il proprio allievo.
Fu un autore molto prolifico: centinaia sono i suoi interventi, saggi, recensioni e testi. Tra gli scritti: Psicologia del fanciullo e pedagogia sperimentale (1905), vol. I I metodi; vol. II, Lo sviluppo mentale 1905; La scuola su misura, 1920; L’educazione funzionale (1931); La genesi dell’ipotesi. Uno studio sperimentale dei processi del pensiero (1933).
Morì a Ginevra, la sua città natale, nel 1940.
2Pensiero pedagogico di Édouard Claparède
2.1Claparède e l’attivismo
Claparède è considerato uno dei massimi esponenti dell’attivismo pedagogico, tuttavia egli non amava questo termine, perché troppo generico e all’origine di molti malintesi, e preferiva parlare di educazione funzionale.
Tra i teorici dell’attivismo si possono ricordare, oltre a Claparède, John Dewey e Ovide Decroly, Adolphe Ferrière, Maria Montessori. Con attivismo si intende quella svolta pedagogica che si ebbe all’inizio del Novecento e che si concretizzò nell’esperienza delle “scuole nuove”.
Rispetto alla didattica e alla pedagogia tradizionali, i teorici dell’educazione attiva proponevano di:
- affrontare la pedagogia come disciplina strettamente connessa alla psicologia;
- porre al centro del progetto educativo il bambino e il suo ruolo attivo, da cui derivò una forte attenzione attribuita al gioco e alle attività manuali;
- sollecitare l’interesse del bambino nell’apprendimento: individuare i bisogni del fanciullo e ancorare l’azione educativa alle sue motivazioni sono alla base dell’apprendimento;
- impostare la didattica a partire dall’ambiente che circonda l’allievo;
- favorire la socializzazione;
- evitare ogni forma di autoritarismo.
Per Claparède, in particolare, la scuola è una scuola attiva quando le attività del bambino sono conseguenza di un bisogno avvertito dal bambino stesso e volte a soddisfare un suo interesse.
2.2Il funzionalismo e l’educazione funzionale
Per questo pedagogista era fondamentale il nesso esistente tra biologia e psicologia, come d’altronde sostenevano gli esponenti della scuola attiva; egli fu infatti promotore dello studio della pedagogia con un metodo scientifico e a partire dalla psicologia.
Il suo punto di vista è considerato funzionale perché ritiene che le attività mentali siano delle funzioni che rispondono spontaneamente a dei bisogni e che consentono all’uomo di adattarsi all’ambiente. Anche il bambino, dunque, si pone in una posizione attiva nel momento in cui è calato in un contesto in grado di sollecitare determinati bisogni e di conseguenza, delle risposte e delle azioni ricercate dal bambino stesso.
La psicologia funzionale è la disciplina che esamina i motivi che stimolano l’individuo all’azione in vista del suo adattamento all’ambiente. Il legame tra individuo e ambiente e l’origine della condotta umana sono temi affrontati in diverse sue opere. In particolare, nel suo testo fondamentale L’educazione funzionale, egli considera ogni organismo vivente come un sistema che mira a conservarsi intatto e a ristabilire gli equilibri infranti. Il bisogno è definito da Claparède proprio come la rottura degli equilibri, un fatto che determina le azioni dell’uomo.
Per Claparède gli organismi sono regolati da una legge fondamentale, la legge del bisogno in base alla quale si sostiene che ogni attività è sempre suscitata da un bisogno e risponde a un interesse. Questa legge regola anche il comportamento dei bambini e gli educatori dovrebbero modulare la loro azione proprio a partire da questa consapevolezza.
Nel medesimo testo, egli individua cinque leggi che stanno alla base dell’educazione funzionale.
- Legge della successione genetica: lo sviluppo del fanciullo segue un certo numero di stadi che hanno un ordine costante.
- Legge dell’esercizio genetico: il bambino è orientato a svolgere quelle attività e a sviluppare quelle funzioni che sono coerenti con lo stadio di sviluppo che gli è proprio; inoltre, le funzioni ulteriori possono svilupparsi solo se quelle precedenti hanno già avuto un sufficiente sviluppo.
- Legge dell’adattamento funzionale: l’educatore deve stimolare il bambino in base alla sua età in base al principio che ogni azione si realizza quando ha una natura tale da rispondere a un bisogno o a un interesse del momento. La conseguenza è che l’attività stessa del bambino può essere suscitata se il bambino è posto nella condizione di provare un bisogno. Secondo Claparède, questa è la legge più importante dal punto di vista pedagogico.
- Legge dell’autonomia funzionale: il bambino non è un adulto o un essere imperfetto, ma un individuo che ha una sua autonomia e la sua attività mentale è adeguata alle circostanze che gli sono proprie. Con questa legge Claparède polemizza con la scuola tradizionale che tendeva a confrontare il fanciullo con l’adulto e a rilevare delle mancanze nel primo rispetto al secondo. Per Claparède, invece, il bambino va valutato esclusivamente a partire dal suo punto di vista. Ogni essere, infatti, in ogni fase del suo sviluppo, è una unità funzionale autonoma.
- Legge dell’individualità: ogni individuo differisce dagli altri, in misura minore o maggiore, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Da questa legge deriva la necessità di osservare e di conoscere gli allievi nella consapevolezza dell’unicità di ciascuno.
Tutte queste leggi impongono un ripensamento radicale della scuola, la cui impostazione tradizionale è fortemente criticata da Claparède. Secondo la sua concezione, infatti, la scuola dovrebbe essere caratterizzata da:
- centralità del bambino e dei suoi bisogni;
- rispetto dei ritmi di sviluppo dell’allievo;
- sviluppo delle capacità intellettuali e morali del bambino;
- importanza fondamentale data al gioco.
L’obiettivo della scuola è lo sviluppo delle funzioni intellettuali e morali del fanciullo e non un mero accumulo di conoscenze. La scuola non deve stimolare all’attività attraverso i premi o con la minaccia del castigo, ma sapendo porre l’allievo in quelle situazioni atte a far nascere in lui un interesse profondo per ciò che si intende far apprendere. L’educatore deve quindi saper entusiasmare e risvegliare bisogni e interessi nei suoi allievi.
2.3La Scuola su misura
La scuola su misura è il titolo di un testo molto noto pubblicato nel 1920. In questo volume, egli riflette su come organizzare la scuola superiore per meglio valorizzare le diverse attitudini, cioè le disposizioni naturali e le preferenze individuali, che contraddistinguono ciascun fanciullo all’interno di una classe.
Egli considera inadeguati o non praticabili:
- il sistema delle classi parallele (classi per gli studenti con un rendimento più alto e classi per gli studenti più deboli);
- il sistema delle classi mobili (organizzazione basata sulla possibilità data al ragazzo di seguire lezioni di grado diverso a seconda delle materie);
- il sistema delle sezioni parallele (corrispondente ai diversi indirizzi di studio: classico, di avviamento professionale, tecnico, ecc. con accanto scuole professionali, di arte, di commercio...).
L’organizzazione più efficace è considerata quella costruita sul sistema delle opzioni. Nella sua ipotesi, metà delle ore scolastiche dovrebbero essere comuni a tutti gli alunni, nelle restanti ore obbligatorie il ragazzo dovrebbe scegliere liberamente quali corsi seguire. Clarapède è infatti convinto che la scuola debba permettere al singolo di trarre il massimo beneficio in termini di sviluppo e di valorizzazione delle attitudini individuali.