Civiltà del Mediterraneo: storia e caratteristiche dei primi popoli del mare
Indice
1L'arrivo dei Popoli del Mare
Intorno al 1200 a.C. la politica di equilibrio del Vicino Oriente andò in frantumi. Le due forze egemoni, Ittiti ed Egitto, pagarono le conseguenze di una violenta invasione di popoli provenienti dai Balcani. Dall’Anatolia all’Egitto un’ondata di terrore investì le popolazioni, che solo in rari casi seppero resistere a forze ben armate che sbarcavano da robuste e agili navi.
Erano genti diverse che le fonti egizie definiscono i “Popoli del Mare”, ma l’identificazione delle stesse non è certo semplice. Possiamo parlare con certezza degli Achei (Eqwesh nelle fonti) o dei Lici (Lukka delle scritture egizie), mentre molti dubbi permangono sulle destinazioni finali degli invasori. Tra le certezze annoveriamo delle documentazioni attendibili che riguardano l’insediamento in Palestina dei Filistei.
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I Popoli del Mare penetrarono nell’entroterra e sotto le loro armi caddero le città, una dopo l’altra. Quando il grande regno ittita fu aggredito, le popolazioni anatoliche reagirono portando la devastazione ovunque: la capitale Khattusha fu espugnata e il regno crollò, scomparendo per sempre. Il faraone Ramses III (1185-1154 a.C.) riuscì invece a respingere i nemici alle porte dell’Egitto, ma fu costretto ad abbandonare la zona siro-palestinese delle sue dominazioni.
Secondo una visione storiografica ormai superata, che supportava l’attendibilità dell’ipotesi d’importazione del ferro nel Vicino Oriente proprio ad opera dai Popoli del Mare, gli eventi del 1200 a.C. avrebbero caratterizzato il passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro. In realtà, il metallo era già noto molto tempo prima, ed anzi era stato il protagonista di un cambiamento economico nelle società invase. Il ferro presentava infatti diversi vantaggi rispetto al bronzo, soprattutto per quanto riguarda i costi di produzione.
La svolta economica era avvenuta con l’invasione dei Popoli del Mare, che avevano costretto le popolazioni ad un cambiamento dell’organizzazione commerciale di cui il tassello fondamentale era la lavorazione del bronzo. La ricetta del cambiamento era infondo molto semplice: mutare il regime di produzione, dando massima importanza alle lavorazioni del ferro inserite in un’economia domestica.
2I popoli del Mediterraneo orientale
Lo scenario del Mediterraneo orientale alla metà del II millennio a.C. era puntellato da popolazioni interpreti d’importanti civiltà. Diversamente dal Mediterraneo occidentale, la parte orientale del bacino era ricca di arcipelaghi composti da una miriade di isole, a volte di piccolissime dimensioni, che rappresentano il ponte tra Grecia e Vicino Oriente.
La più grande di queste isole era Cipro, su cui c’erano distese di terra fertile che la resero ricca al pari dei centri più floridi delle terre continentali dell’Asia Minore. Alla base di questa ricchezza c’erano i giacimenti di minerali di rame, che permisero ai ciprioti di trattare da posizioni favorevoli con i sovrani di Siria o i faraoni egiziani.
I ciprioti si scontrarono anche con gli Ittiti, subendone una breve dominazione, da cui furono però capaci di risollevarsi. Più complicata fu la resistenza ai Popoli del Mare, ma anche in questo caso, a differenza di regni ben più potenti, le città del regno Alashiya riuscirono a sopravvivere all’invasione.
La storia di Creta, altra grade isola del Mediterraneo, è ancor più significativa di quella di Cipro. Tra il 2000 e 1400 fiorì sull’isola la civiltà minoica, dal nome di Minosse, leggendario sovrano dell’isola. La principale ricchezza del regno era il legname, insieme alle coltivazioni della vite e dell’olivo, seguite dai ricavati dell’allevamento ovino.
La stabilità della civiltà dipendeva dal dominio sui mari, ottenuto grazie a navi che raggiungevano la lunghezza di 20 metri. Il dominio sui mari consentiva ai cretesi di commerciare i propri prodotti per procurarsi i metalli preziosi di cui l’isola, a differenza di Cipro, era priva. Inoltre, come molti popoli marinari dell’antichità, anche i Cretesi erano pirati, e da quest’ultima attività traevano notevoli guadagni, non disdegnando la cattura di prigionieri. La struttura sociale era piramidale, con al vertice il sovrano, attorniato da nobili e funzionari.
La civiltà cretese prosperò fino al 1400 a.C., quando i suoi meravigliosi palazzi crollarono come castelli di carta per non essere più ricostruiti. Già in altre circostanze, l’isola aveva subìto le terribili conseguenze di terremoti - d’altra parte l’Egeo è da sempre zona sismica - ma in quella circostanza non seppe risollevarsi, e la devastazione provocò il contemporaneo crollo delle istituzioni politiche, la fine della supremazia sui mari e la scomparsa della civiltà cretese.
A partire dal 1400 a.C. e sino al 1200, epoca in cui i Popoli del Mare imperversavano, un’altra grande civiltà viveva il suo massimo splendore: i Micenei.
Al vertice della comunità degli “antenati dei Greci” stava il signore, wànax. Fondamentali nella struttura gerarchica erano il comandante militare, un’aristocrazia guerriera e sacerdotale, e i numerosi scribi che esercitavano funzioni amministrative. Alla base della piramide, si trovavano artigiani e contadini che erano totalmente subalterni all’aristocrazia. Solo gli esponenti di quest’ultima potevano disporre di appezzamenti terrieri senza detenerne il possesso, cioè senza esercitare il diritto sulla vendita o sulle modalità di trasmissione ereditaria.
La civiltà micenea esercitò innegabili influenze sia sotto l’aspetto politico che economico: la ceramica micenea è stata rinvenuta in ogni angolo del Mediterraneo orientale, mentre l’espansione di gruppi di Micenei (mercanti e artigiani) è storicamente provata dal Mediterraneo centro-orientale alle coste meridionali dell’Asia Minore, a partire dal 1450.
Insediamenti micenei si diffusero un po’ ovunque, sospinti da un desiderio di espansione politica, non solo a Cnosso quindi, nell’isola di Creta, dove si istaurò il regno (intorno al 1400 a.C) che durò circa due secoli, ma anche sull’isola di Rodi, dove fu esportato un modello che appariva vincente, anche sotto l’aspetto economico.
3I Fenici: marinai, mercanti o pirati?
La storia del Mediterraneo nel periodo trattato è caratterizzata dall’apparizione di nuove civiltà. Tra queste spicca certamente quella dei Fenici, che per evoluzione storica, cultura e lingua, sono un popolo con specifiche caratteristiche rispetto a quelli ricordati.
Il nome dei Fenici (Phòinikes) dice già molto, facendo riferimento al colore porpora delle stoffe che gli stessi commerciavano in tutto il Mediterraneo. Il colore rosso dei tessuti era ricavato da un mollusco, ed anche questo particolare minuto, aggiunge qualcosa al grande rapporto che i Fenici avevano col mare. Spesso si dimentica che i Fenici erano noti anche per la lavorazione del vetro. Per i popoli vicini “fenicio” era sinonimo di mercante e marinaio, per i nemici equivaleva a “pirata”.
La culla della cultura fenicia divennero le terre dell’odierno Libano, con città che sorgevano prevalentemente su promontori, mentre altri centri sorgevano fiorivano su isole antistanti alla costa. Il mondo fenicio era frammentato politicamente, con città autonome, ma legate dalla fedeltà ad un unico sovrano, coadiuvato da un consiglio di anziani, espressione dalle famiglie più importanti di mercanti.
Le pratiche del commercio fecero dei Fenici i diffusori della scrittura, che è alla base dell’alfabeto che ancora usiamo. Essi avevano infatti bisogno di una scrittura rapida che verrà ripresa ed adattata dai Greci. Questo sistema di scrittura (alfabeto fenicio) era assai più accessibile rispetto ai più complessi sistemi di scrittura cuneiforme.
La colonizzazione dei Fenici fu sempre strettamente connessa alle esigenze e incombenze del commercio. Le città da loro fondate erano sostanzialmente degli empori commerciali, basi attrezzate per la navigazione e per i traffici inserite in punti strategici lungo le rotte più importanti. Solo in rari casi queste città divenivano delle vere e proprie colonie d’insediamento, tra queste spicca Cartagine, fondata nel 814-813 a.C., e destina a grandi splendori. Molti furono i centri fondati in Sicilia e Sardegna, tra cui Panormo (Palermo), Cagliari e la splendida Tharros sulla costa occidentale dell’isola.
Alla base di questo imponente movimento di colonizzazione, che continuò nei secoli, stava l’eccezionale capacità nella cantieristica navale e nella navigazione. Non a caso, ai Fenici dobbiamo le prime imprese di esplorazione tra cui, secondo lo storico greco Erodoto, la circumnavigazione del continente africano avvenuta alla fine del VII secolo a.C.