Il 5 maggio: testo, parafrasi e spiegazione alla poesia di Alessandro Manzoni
Indice
1Il cinque maggio: introduzione
Il 5 maggio 1821, durante il suo esilio sull’isola di Sant’Elena, muore Napoleone Bonaparte. Il fatto scuote l’opinione pubblica e ancor di più scuote, offrendo un motivo di riflessione, Alessandro Manzoni che compone quest’ode di getto, nell’arco di tre giorni. Il componimento, nonostante l’ostacolo posto dalla censura austriaca, circola largamente e ha un grandissimo successo finché non viene finalmente pubblicato da un editore torinese e tradotto in varie lingue.
La poesia innanzitutto esprime il senso di smarrimento e di riflessione scaturito dalla morte dell'imperatore francese, figura storica di enorme rilevanza che il Poeta ammirava per il suo genio e la sua forza, nonostante non ne condividesse del tutto le azioni e la politica. Manzoni era affascinato da questa figura che aveva cambiato il volto dell'Europa con le sue campagne militari e le riforme politiche. Con la sua morte, avverte la fine di un'era e, attraverso questo componimento, cerca di cogliere e trasmettere la grandezza ma anche le contraddizioni di Napoleone, così come l'impatto che la sua morte ha sull'immaginario collettivo e sulla storia.
2I temi e la metrica
L’autore rievoca, commosso, la figura di Napoleone, che tanto lo attrae, partendo dal momento della sua morte: questo evento provoca un grande sgomento poiché Napoleone ha retto le sorti di un’intera epoca e di un intero continente. Non resta che il silenzio, la terra è attonita, è presto per dire se quella di Napoleone fu una vita gloriosa o meno ma è certo che la sua fu un’esistenza caratterizzata da imprese leggendarie che lasciarono il mondo sbigottito.
Questa rievocazione si svolge intorno a due temi centrali:
- La grandezza di Napoleone, per quanto sconvolgente, non è che un pallido riflesso della grandezza di Dio, unico a cui vanno ricondotte le sorti e le vicende umane. La storia, infatti, trova un senso solo se rapportata a un disegno divino e provvidenziale e questa è espressione vividissima dell’idea di Manzoni sul senso della storia e la presenza di Dio.
- La sconfitta di Napoleone e la sua sofferenza nel solitario esilio, diventano un momento di riflessione e di pace spirituale se vissute cristianamente e attraverso la fede. Napoleone, nei suoi ultimi giorni, doveva essersi rifugiato nella preghiera e questo placò il suo dolore, secondo Manzoni.
Lo stile è incalzante, rapido e caratterizzato da bruschi cambi di scena che vogliono rendere il vivere frenetico e avvincente di Napoleone.
Nel testo troviamo l’uso alternato di due tempi verbali la cui scelta non è certo casuale:
- Il tempo dominante è il passato remoto, usato per parlare di Napoleone e delle sue imprese, e serve a segnare una realtà compiuta, terminata. Spesso usato in apertura del verso e a inizio strofa vuole dare l’idea di una svolta fra un “prima” glorioso e un presente in cui tutto si è spento.
- Il presente segna invece il momento della scrittura del poeta, fa riferimento al momento presente in cui Manzoni scrive, ma anche al tempo della fede (Dio che atterra e suscita/che affanna e che consola) e indica un tempo immutabile ed eterno.
L’ode è un componimento che conta strofe di sei settenari con schema rimico ABCBDE.
Alcune delle figure retoriche più usate in questo componimento sono:
- Sineddoche: l’uso di una parte per il tutto, simile alla metonimia, la troviamo ad esempio in v.6 la terra termine utilizzato per indicare l’intera umanità.
v. 56 si breve sponda (una così piccola terra) cioè l’Isola di Sant’Elena. - Anastrofe: l’inversione del normale ordine con cui si succedono gli elementi della frase, la troviamo in A calpestar verrà (v.12), Di mille voci al sonito (v. 17), Mista la sua non ha (v. 18).
- Antonomasia: usata per indicare, utilizzando un attributo più possibile rappresentativo, un personaggio, la troviamo ai vv. 33-34: Massimo Fattore cioè Dio.
Fu vera gloria? Ai posteri / l’ardua sentenza
Alessandro Manzoni, Il cinque maggio
3Testo e parafrasi
Testo
Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:
Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Prode remote invan;
Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;
E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre
La gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.
Parafrasi
4Guarda il video su Il cinque maggio
5Approfondisci le opere e il pensiero di Alessandro Manzoni
La figura di Alessandro Manzoni ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per la letteratura e la cultura italiana nel suo complesso, lasciando un'impronta duratura sulla letteratura e la cultura europea e mondiale. E' stato un intellettuale impegnato, che ha partecipato attivamente alla vita politica e culturale del suo tempo, svolgendo un ruolo fondamentale nella formazione della lingua e della cultura italiana moderne. Ecco alcune opere per approfondire il suo pensiero: