Cimabue: vita, opere e stile
Indice
1Chi è Cimabue?
Cimabue, pseudonimo di Cenni di Pepo, fu un celebre pittore fiorentino del Duecento, vissuto dal 1240 circa al 1302. Secondo la tradizione fu il maestro di Giotto da Bondone (1267 ca. - 1337).
Cimabue, con il suo stile personale, superò i dettami formali del suo tempo. Abbandonò progressivamente le figure idealizzate dell’icona bizantina andando verso soggetti sempre più dotati di umanità e di emozioni.
Nel corso Duecento la pittura europea iniziava distaccarsi dagli stilemi bizantineggianti. Tuttavia il contesto italiano fu quello più rivoluzionario, proprio grazie all’apporto di Cimabue. Non a caso, egli fu considerato nel Rinascimento uno dei padri della pittura italiana.
2Biografia di Cimabue
Della sua vita si sa effettivamente molto poco di certo: solamente che si trovava a Roma nel 1272 e che lavorò ad un mosaico nel Duomo di Pisa nel novembre 1301, dove morì nel gennaio successivo, ossia nel 1302.
2.1Inizi
Attraverso varie ricostruzioni sappiamo che Cimabue, Cenni o Bencivieni di Pepo nacque a Firenze, intorno al 1240, da una famiglia nobile che lo mandò a studiare Lettere presso il convento di Santa Maria Novella. Qui entrò in contatto con maestri d'arte bizantina, chiamati a lavorare a Firenze.
2.2Primi capolavori e maturità
Intorno al 1270 realizzò il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo, e nel 1272 si recò a Roma. Al rientro a Firenze dipinse il grande Crocifisso della Santa Croce.
Il periodo più attivo di Cimabue fu all’incirca nel 1280, anno in cui realizzò la bellissima Maestà del Louvre e dove le committenze si moltiplicarono per la sua fama. In questi anni iniziò anche la collaborazione con Giotto.
2.3Cimabue: il periodo di Assisi e morte
Cimabue venne chiamato ad Assisi dal papa Niccolò IV (1227-1292) per realizzare gli affreschi dell'abside nella Basilica Superiore (oggi molto rovinati). Mentre, nella Basilica Minore affrescò la Madonna in Trono con San Francesco.
Alla fine del Duecento realizzò la Madonna in Maestà per la Chiesa di Santa Trinità di Firenze, oggi agli Uffizi. Tra il 1301 e il 1302 Cimabue si recò a Pisa per la decorazione dell'abside del Duomo. Morì però nel 1302, lasciando incompiuta l'opera.
3Lo stile di Cimabue
3.1Modelli
Il primo modello di Cimabue fu senz’ombra di dubbio l’iconografia bizantina, caratterizzata per un astrattismo idealista, atemporale, legato all’eternità. Anche il lavoro di Giunta Pisano (1190 ca. - 1260 ca.) influì sullo stile del pittore toscano.
Vasari stesso accennò al fatto che aveva avuto “maestri greci”. Ciò che è notevole è che sin da subito, già negli anni ’70, Cimabue non recepì l’iconografia così com’era, ma tentò di aggiornarla con una grande intensità espressiva.
3.2Caratteristiche formali
Pur senza rompere del tutto con i modi bizantini, Cimabue li fece suoi e li portò alle estreme conseguenze. Fu a un passo dal rinnovamento perseguito in pittura da Giotto (1267-1337) e in scultura da Nicola Pisano (1210/1220 – 1278/1287).
Le sue figure si fecero col tempo sempre più sinuose rispetto a modelli rigidi, e si fecero pesanti rispetto a modelli quasi eterei. Mentre, nella composizione delle sue opere si nota come le sue figure andavano debordando fuori dai margini.
Il suo approccio pittorico virò progressivamente al naturalismo, con passaggi sempre più sfumati e meno netti. Le figure diventarono dunque voluminose, vigorose e muscolose.
Cimabue è ritenuto il padre della pittura italiana. Senza il suo contributo e la sua influenza su figure come Giotto, non avremmo avuto il Rinascimento. Le novità portate avanti dal pittore in quel tempo avevano un respiro sperimentale quasi spregiudicato.
4Opere di Cimabue
4.1Il Crocifisso di San Domenico
È un dipinto di grande pregio, realizzato ad Arezzo intorno al 1270. Lo schema iconografico riprende il Christus patiens introdotto in Italia da Giunta Pisano. Nonostante la schematicità della rappresentazione anatomica si intravedono comunque degli elementi innovativi.
Cimabue aggiornò infatti l’iconografia classica con il Cristo che deborda occupando tutta la fascia sinistra della croce. Esasperò l’uso di pennellate fini per rendere gli incarnati, restituendo così vigore muscolare e volumi del tutto originali.
Le figure dei due dolenti, Maria Vergine e San Giovanni, hanno la mano sulla guancia ad esprimere la loro sofferenza. È una sottolineatura del rilievo psicologico che l’artista volle dare ai personaggi, invitando lo spettatore a immedesimarsi col loro dolore.
Secondo gli studiosi la somiglianza del Crocifisso di San Domenico con quelli di Giunta Pisano fu il risultato di una specifica richiesta dei domenicani di Arezzo.
4.2Il Crocifisso di Santa Croce
Il Crocifisso di Santa Croce ha datazione incerta (1272-1280) ma da cui traspare uno stile più personale con un maggiore distacco rispetto ai motivi bizantini. Purtroppo ad oggi ha subìto danni disastrosi per l’alluvione di Firenze del novembre 1966.
Controversa fu anche l’attribuzione. Per lo più oggi gli studiosi sono del tutto concordi nell’attribuirla a Cimabue per la sua altissima qualità pittorica. Tuttavia, altri ammettono anche la partecipazione della bottega in alcuni punti della tavola.
Con quest’opera Cimabue superò alcuni elementi bizantini: la separazione netta tra i muscoli, la resa del morbido panneggio, il colore pieno di sfumature piuttosto che pennellate nette e dure.
4.3La Maestà del Louvre
La tavola raffigurante la Madonna in trono con bambino è datata attorno al 1280 e arrivò al Louvre a seguito delle spoliazioni Napoleoniche. Fu esposta nel museo parigino fin dal 1814.
Il trono è disegnato nella prospettiva inversa tipica delle icone (che “vanno verso” lo spettatore, non lo “attirano a sé”). Gli angeli nonostante fossero più piccoli non rendono ancora la prospettiva della profondità: sembrano essere uno sull’altro, piuttosto che uno dietro l’altro.
Benché i lineamenti fossero ancora spigolosi, Cimabue riuscì a rendere i volti e gli abiti realistici — per quegli anni — grazie alla sua straordinaria qualità nel chiaroscuro, e le sue figure dotate di un reale volume fisico.
Con quest’opera Cimabue riuscì a stabilire un nuovo canone pittorico con cui tutti i suoi successori si dovettero confrontare. Primo tra loro fu Duccio di Buoninsegna (1255 ca - 1319), con la celebre Madonna Rucellai del 1285.
4.4Le opere di Cimabue ad Assisi
Gli affreschi della basilica superiore di San Francesco ad Assisi furono una delle opere più importanti di Cimabue. Sebbene sia incerto il periodo di realizzazione, è probabile che fu sotto Niccolò IV, ossia tra il 1288 e il 1292.
Ad Assisi Cimabue dipinse storie della Vergine, una serie di Apostoli e storie dell'Apocalisse nella Basilica Superiore. Mentre, in quella Inferiore, il pittore affrescò la Maestà di Assisi, nella quale figura anche San Francesco.
Le opere di Cimabue della Basilica Superiore sono molto rovinate. La più interessante rimane la Crocifissione. La sua drammaticità intensa, potrebbe essere stato il punto d’incontro con la riflessione francescana sulla Passione.
Il corpo del Cristo è inarcato quasi come la vela di una barca spinta dal vento, il perizoma appare volare e gli angeli sembrano sbattere contro la croce, mentre intorno regna la disperazione. Il pianto silenzioso della Madonna accompagna l’evento, in contrasto con le braccia drammaticamente alzate della Maddalena — tema poi ricorrente sia nella pittura che nella scultura successive —.
5Eredità di Cimabue
Cimabue fu un’artista di primo piano della fine del Duecento italiano, un genio che seppe, da una parte, conservare l’antico retaggio bizantino e, dall’altra, aggiungere qualcosa di originale e di progressivamente personale.
In particolare il merito di Cimabue nella storia della pittura italiana fu quello di aver stabilito un rapporto più diretto tra la tradizionale immagine sacra bizantina e la figura umana reale. La sua fama però venne presto oscurata da quella di Giotto.