Charles Baudelaire | Video

Baudelaire avvertì nella sua opera la crisi irreversibile della società del suo tempo. Per questo i suoi testi appaiono vari e complessi. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile apre la strada al simbolismo

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Particolare importanza ebbero anche i suoi lavori di critico e di studioso di problemi estetici; i suoi scritti furono raccolti e pubblicati postumi col titolo Curiosità estetiche e Diari intimi nel 1909. Baudelaire non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo. Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, seppe esprimerli in una forma nuova, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo inconscio.

Fu il poeta della città "febbrile", pervertita, dei vizi e delle miserie degli uomini. La ricerca ansiosa dell’ideale, il desiderio e la paura della morte, la fuga dalla vita monotona e normale, la complessità e le contraddizioni dell’uomo furono temi ricorrenti della sua poesia. Nella poesia “L’homme et la mer”, tratta da Les Fleurs du mal, Baudelaire compara il mare all’animo umano. L’immensità della distesa marina, la mutevolezza delle sue onde, diventano immagini simboliche che corrispondono ai diversi aspetti e al mistero dell’animo umano. L'esasperazione della ricerca romantica si razionalizza nella coscienza dell'avvenuta frattura storica tra l'immagine dell'arte e la sostanza della vita, tra idéal e spleen. La negazione della morale collettiva e la rappresentazione del male, del demoniaco, del grottesco vengono ideologicamente poste a fondamento della vita così come della poesia.

Il poeta, scrive Baudelaire, è come l'albatro. L'albatro domina col suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherzi e di disprezzo; e sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra. Anche il poeta è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori e in queste dimensioni domina sovrano; anche lui come l'albatro può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Il poeta insomma ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà quotidiana è un incapace e riceve l'incomprensione e il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro.

Il poeta è venuto sulla terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno: ribelle alle convenzioni, inabile alla vita pratica, destinato a gettare il discredito sulle comuni passioni, a sconvolgere i cuori, a testimoniare per mezzo dell'Arte d'un mondo magicamente e idealmente perfetto. Per questo il poeta è deriso e perseguitato; per questo Baudelaire nel 1857 venne processato per il suo capolavoro “I fiori del male”, accusato di immoralità. La bellezza della poesia baudelairiana è "sinistra e fredda". La stesura di Les fleurs du mal ha richiesto «furore e pazienza», come il poeta scrive alla madre in una lettera del 1857.

Dal punto di vista formale, infatti, il lavoro sul verso alla ricerca di una perfezione sempre sfuggente fu quasi ossessivo, quasi un continuo duello con la materia da modellare. Nell'io lirico di Spleen et ideal, il poeta proietta se stesso: il suo destino, simile a quello di un angelo decaduto, è quello di essere contemporaneamente attratto dal cielo e dall'abisso.

Nel degradato mondo della metropoli moderna l'angelo decaduto si aggira attratto dai paradisi artificiali degli stupefacenti, dal vizio, dalla maledizione che lo perseguita mentre cerca la strada della salvazione.

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