Cesare Lombroso: la fisiognomica e la teoria dell'uomo delinquente

Fisiognomica e teorie di Cesare Lombroso, criminologo, medico e antropologo, considerato il padre della criminologia moderna. E' stato il fondatore dell'antropologia criminale ed esponente del positivismo.
Cesare Lombroso: la fisiognomica e la teoria dell'uomo delinquente
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1La vita di Cesare Lombroso

Ritratto di Cesare Lombroso (realizzato da Giacomo Grosso), 1835-1909: antropologo e criminologo italiano
Ritratto di Cesare Lombroso (realizzato da Giacomo Grosso), 1835-1909: antropologo e criminologo italiano — Fonte: getty-images

Lombroso nasce a Verona il 9 novembre del 1835 in un ambiente particolarmente vitale e ricco di contrasti.

La sua formazione famigliare, infatti, vede contrapporsi l’ortodossia religiosa del padre all’approccio scientifico e marcatamente liberale del cugino David Levi, a sua volta influenzato dalla complessa figura di Paolo Marzolo, medico e linguista.

In questo contrasto sono proprio le idee innovative ad avere la meglio, e Lombroso sceglie di seguire gli interessi personali e non il percorso di studi deciso dal padre.

Così nel 1853 si iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Pavia, dove si approccia per la prima volta alla psichiatria.

Questo ampliamento degli interessi è uno dei tanti che Lombroso manifesta durante la sua carriera universitaria, mostrando una sensibilità onnivora per le scienze naturali e per l’antropologia che, all’epoca, era una scienza ancora nascente.

Nel 1859 la sua vita di studente conosce un momento di svolta: durante il Risorgimento, allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza riesce a raggiungere Genova dove si unisce alle truppe Sabaude come medico di campo, partecipando così al conflitto, offrendo supporto sanitario alle truppe.

Lombroso rimane legato a lungo all’esercito, fino al 1865, e dopo la guerra viene inviato in Calabria nell’ambito delle operazioni militari contro il brigantaggio, occasione che gli dà modo di compiere osservazioni di particolare interesse sia nell’ambito antropologico che sanitario.

Nel 1863 è nuovamente a Pavia, dove rientra in contatto con l’ambiente accademico che, valorizzando i suoi studi di psichiatria, gli affida la cattedra dell’università.

2Lombroso e il metodo sperimentale

Dopo un breve, e definitivo, ritorno nell’esercito in seguito allo scoppio della terza guerra d’indipendenza, ritorna stabilmente a Pavia dove diventa parte di quel gruppo di medici deciso a riformare la materia sulla base del metodo sperimentale e con il supporto di materie come la chimica e la fisica.

Fisiognomica del viso: esempi. Illustrazione tratta da "L'uomo delinquente" (1876) di Cesare Lombroso, edito da Hoepli, Milano
Fisiognomica del viso: esempi. Illustrazione tratta da "L'uomo delinquente" (1876) di Cesare Lombroso, edito da Hoepli, Milano — Fonte: getty-images

Lombroso, inoltre, stringe i rapporti tra psichiatria e medicina legale, e nel 1870 tiene un corso di medicina legale in cui si confronta il comportamento del criminale con quello della persona sana

Nello stesso periodo compie i suoi studi sulla pellagra individuando il legame tra questa malattia e l’alimentazione

Sono proprio gli studi sulla pellagra, discusse dai suoi colleghi e mal tollerate dai produttori di mais, a produrre un lento ma inesorabile distacco con l’ambiente pavese che si consuma definitivamente nel 1875, anno in cui assume l’incarico di professore ordinario di medicina legale all’università di Torino.

Nel capoluogo piemontese, dove rimane fino alla morte, vive uno dei periodi professionalmente più felici della sua vita: gli studi e le ricerche portano la sua figura all’attenzione della comunità scientifica europea, mentre nella sua facoltà promuove una serie di profonde innovazioni.

Insegna medicina legale fino al 1904, e antropologia criminale dal 1907 fino alla morte.

3Interessi diversi, diverse sperimentazioni

Monumento a Cesare Lombroso di Leonardo Bistolfi a Verona
Monumento a Cesare Lombroso di Leonardo Bistolfi a Verona — Fonte: getty-images

Ciò che colpisce della figura professionale di Lombroso è senz’altro la sua vastità d’interessi, la consapevolezza di dover aprire la medicina all’influsso di altre scienze per renderla davvero moderna ed efficace

La sua curiosità, che spazia dalle scienze vere e proprie fino a quelle più recenti come l’antropologia, e che arriva ad abbracciare pseudoscienze come la frenologia, è il sintomo di un’intelligenza vivace, capace d’intersecare aree del sapere spesso considerate distanti, ed è anche la causa di una massiccia produzione di articoli e saggi scientifici

Sebbene al giorno d’oggi i suoi studi si possono considerare superati, quando non proprio antiscientifici, vale la pena ricordare Lombroso come una sorta di precursore, un uomo dotato di grande curiosità, intuizione e di uno sguardo penetrante

L’acutezza del suo spirito d’osservazione emerge già durante la prima guerra d’indipendenza, quando ha modo di osservare da vicino i soldati affetti da cretinismo, gotta e pellagra, malattie legate a vario titolo al malfunzionamento della tiroide.

Anni più tardi concentra i suoi studi sulla pellagra, e nel 1870 pubblica i Dialoghi sulla pellagra. Dedicati ai contadini, in cui individua la causa della malattia in un fungo presente nel mais, alimento alla base della dieta dei contadini del lombardo-veneto fino agli inizi del XX secolo.

In realtà si è poi scoperto che questa malattia è causata dalla scarsa presenza di una particolare vitamina nel mais, cosa che andava a incidere sul funzionamento della tiroide: un caso che comunque dimostra il grande intuito di Lombroso e la sua capacità di osservazione.

3.1Lombroso e l'antropologia criminale

Cesare Lombroso
Cesare Lombroso — Fonte: getty-images

Il suo nome, tuttavia, è indissolubilmente legato all’antropologia criminale, una pseudoscienza fondata sull’assunto che i soggetti criminali avessero delle proprie caratteristiche fisiche.

La teoria di Lombroso è in realtà parecchio complessa e articolata, e poggia su una pluralità di osservazioni e di adattamenti di varie discipline, in essa si possono ritrovare tracce della teoria del darwinismo sociale di Spencer quanto dei presupposti della frenologia e dell’osservazione diretta tipica del metodo scientifico.

In Genio e follia (1872) e nel L’uomo delinquente (1876) si definisce l’idea della differenza tra persone di genio, mattoidi (una categoria clinica creata da Lombroso) e criminali.

Questi ultimi vengono definiti come persone che compiono atti illeciti perché su un gradino evolutivo inferiore a quello della norma (e qui si sente l’influenza del darwinismo sociale) e che possono essere riconosciute tramite alcune caratteristiche fisiche (qui invece c’è l’influsso della frenologia);

in particolare Lombroso crede di individuare un particolare anatomico determinante in una fossetta alla base del cranio, scovata attraverso l’esame autoptico del cranio del brigante calabrese Villella, una particolarità che, riscontrata anche in altri crani di soggetti criminali, è alla base della convinzione di Lombroso della presenza di un’anomalia del cranio nei soggetti criminali.

4Lombroso e l'eredità difficile

A Lombroso va senz’altro dato il merito di avere, per la prima volta, provato a inquadrare i fenomeni criminali nell’ambito di una cornice sociale. Tuttavia la sua teoria oggi è stata ampiamente sconfessata e giudicata antiscientifica, così come tutti i presupposti ideologici che la incorniciano.

Il suo approccio all’antropologia, infatti, risente di una visione del darwinismo sociale che è impregnata di razzismo: per la teoria lombrosiana l’inclinazione al crimine è frutto, come si è visto, di una conformazione fisica che denunciava una sua intima forma di sottosviluppo, una visione che si avvicina molto alle idee a lui contemporanee che, in epoca coloniale, giustificavano la sottomissione dei popoli africani con una loro supposta inferiorità fisica e morale, e una loro arretratezza intellettuale.

Inoltre, gli studi e le osservazioni su cui Lombroso ha costruito la sua teoria sono stati fatti in buona parte sui corpi di quei meridionali che si erano dati al brigantaggio.

Inoltre, poiché considerava l’inclinazione al crimine la conseguenza di un dato biologico non modificabile, egli considerava i criminali incapaci di qualsiasi riabilitazione ed era, perciò, un fautore della pena di morte.

Museo Cesare Lombroso a Torino: nella foto, gli strumenti utilizzati dall'antropologo e criminologo italiano
Museo Cesare Lombroso a Torino: nella foto, gli strumenti utilizzati dall'antropologo e criminologo italiano — Fonte: getty-images

Non stupisce perciò che l’apertura al pubblico del museo Lombroso, avvenuta nel 2009, sia stata oggetto di critiche fortissime, soprattutto da parte delle comunità dell’Italia meridionale.

Come suggerisce il caso della pellagra, è probabile che il modo migliore per approcciarsi all’opera di questo scienziato sia quello di contestualizzarla, d’inserirla cioè nella giusta prospettiva storica: se da un lato non si può negare l’efficacia e l’acume di certe intuizioni, d’altra parte è evidente come le sue conclusioni siano state viziate dal clima culturale dell’epoca e, in definitiva, ormai prive di alcun valore scientifico.