Carducci: le 10 cose da sapere per superare l'interrogazione
Quali sono le 10 cose che devi tenere a mente per superare un'interrogazione su Giosuè Carducci? Una lista delle risposte alle domande più frequenti

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Giosuè Carducci

Poeta maremmano, filologo, illustre esponente della poesia italiana della fine dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento, Giosuè Carducci è ricordato per aver dato grande impulso al dibattito sul classicismo, ma anche per una celebre e ironica frase arrivata fino a noi: Colui che potendo esprimere un concetto in dieci parole ne usa dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.
Di seguito vedremo quali sono i principali punti da tenere a mente sulla sua vita e la sua poetica per affrontare un'interrogazione, a partire dalle domande più frequenti dei professori. Intanto, ti consigliamo di recuperare anche questi due contenuti:
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10 cose da sapere su Giosuè Carducci
Quali sono le 10 cose più importanti da sapere su Giosuè Carducci? Vediamole:
- Carducci vive alcuni momenti di grande sofferenza: quando è ancora ragazzo muoiono presto il padre e il fratello, poi dopo alcuni anni la madre e uno dei quattro figli avuti da sua moglie Elvira Menicucci.
- Carducci in un primo momento mostra grande entusiasmo per i moti risorgimentali: appoggia repubblicani e giacobini e diventa fortemente anticlericale. In seguito, questo atteggiamento si affievolirà e si avvicinerà piuttosto agli ideali monarchici. È qui che diventa il vate dell’Italia umbertina e viene nominato, nel 1890, senatore del Regno.
- Nel 1904 viene insignito del Premio nobel per la letteratura: è il primo italiano a vincerlo. La motivazione è: non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica.
- Lo stile di Carducci si rifà al classicismo. Il suo modo di scrivere è vitale, energico, ma anche estremamente realista. Per lui classicismo non significa attingere a un repertorio arcaico di figure e parole, ma prendere determinati stilemi e calarli nella contemporaneità. Carducci rifiuta del tutto gli elementi surreali tipici del Romanticismo.
- Il classicismo parte da un riferimento alla lingua latina. Riprodurla del tutto però non è ovviamente possibile: il volgare non possiede vocali brevi e lunghe, che sono quelle che in latino sono in grado di fare la differenza tra un significato e un altro delle parole. La scelta, perciò, è quella di usare ciò che di distintivo la lingua italiana ha: gli accenti. La metrica barbara di Carducci, quindi, è quella che utilizza un metro basato sulle vocali accentate, capace di dare ritmo alle strofe.
I migliori risultati nelle poesie di Carducci si hanno con pentametro ed esametro, riproposti senza rime. Una scelta molto importante, perché è quella che porterà alla creazione del verso libero. - Il classicismo in Carducci si afferma, abbiamo detto, come forza vitale calata nella contemporaneità. Ma in cosa si notano, quindi, gli stilemi tipici del classicismo? Sostanzialmente, nella ricerca di un equilibrio, nelle scelte retoriche, nello studio della metrica. Si distingue invece dal classicismo più tradizionale perché non è interessato a riprendere i temi tipici del paganesimo, quanto piuttosto a calare quel mondo in una nuova e diversa realtà contemporanea.
- I temi tipici di Carducci sono:
- La storia, che rappresenta ideali di vita laica e repubblicana;
- Il ricordo della Maremma toscana e della sua infanzia;
- Il ruolo del poeta e dell'artista nella società contemporanea. - Le Rime nuove sono la più ampia raccolta delle poesie di Giosuè Carducci, composte e raggruppate fra il 1861 e il 1887. Sono composte da nove libri nei quali si spazia da liriche che richiamano l'antichità e il mondo classico, con riferimenti anche a Foscolo e Leopardi, a componimenti più intimisti e familiari.
- San Martino è forse la poesia più nota di Giosuè Carducci. Composta nel 1883, è composta da quattro quartine di settenari e fa riferimento alla festa della maturazione del vino nuovo. Il linguaggio è semplice e diretto, e i temi sono:
- Il paesaggio naturale e il borgo in festa;
- Lo scenario domestico, nel quale si affaccia alla fine un presagio di morte e la consapevolezza della vacuità della vita.
Il verso usato è l'anacreontico, il tempo verbale il presente. - Il comune rustico si trova nel Libro VI delle Rime nuove ed è stata composta nel 1885. Presenta sei strofe di sei versi endecasillabi ciascuna, e le rime sono distribuite secondo lo schema AABCCB. L'ambientazione non è tipicamente classica, ma medioevale, e mostra al suo interno un'attenzione particolare per la figura del Console, cerniera tra la politica e la comunità. I pericoli della civiltà, sembra dire questa figura, sono tali solo se provenienti dall'esterno.
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