Capretta uccisa a calci: le dinamiche psicologiche della violenza di gruppo
Il 29 agosto 2023 un gruppo di ragazzi uccide violentemente una capretta dopo una festa divulgandone i filmati online come una goliardata di cui ridere. Si tratta però di un sintomo grave della fragilità soggettiva e della scarsità dell'educazione emotiva e relazionale dei nostri tempi.
Indice
Violenza di gruppo
Indipendentemente dal tipo di violenza perpetrata o dalla vittima, sia essa umana o animale, la violenza di gruppo sottintende sempre delle dinamiche psicologiche piuttosto specifiche che rendono tale il cosiddetto branco.
Viene infatti spontaneo chiedersi come sia possibile tale crudeltà, come possano accadere certi tragici eventi, messi in atto da individui spesso molto giovani e, talvolta, insospettabili.
Ebbene, la spiegazione può essere rintracciata in alcuni fenomeni specifici:
- diffusione di responsabilità: si tratta di un fenomeno psicologico per cui, alla presenza di molti soggetti, il senso di responsabilità soggettiva percepita diminuisce drasticamente, attribuendola maggiormente all’esterno;
- dimostrazione di machismo: questa tendenza strettamente legata alla cultura e al contesto di riferimento conduce alla messa in atto di comportamenti aggressivi al solo scopo di risultare sufficientemente virili agli occhi degli altri partecipanti. Molto spesso questo fenomeno ha la meglio anche sui valori e le volontà soggettive che si discosterebbero da tali agiti in un contesto differente;
- negazione della dignità della vittima: nel momento in cui ci si scaglia con tale violenza su una vittima, accade spesso che si crei una percezione distorta della vittima stessa, che viene oggettificata e privata di qualsiasi diritto;
- emulazione e senso di appartenenza: questo punto necessita di poche spiegazioni. Quando si agisce in branco, per molti appartenenti la spinta ad agire è unicamente la paura dell’esclusione e la difficoltà ad autodeterminarsi
L'indifferenza al dolore altrui
Vien da chiedersi poi, oltre a quali siano le cause scatenanti di questi eventi, come visto nel paragrafo precedente, come sia possibile una tale indifferenza al dolore. Sebbene i fattori sopracitati che portano alla messa in atto di questi comportamenti spieghino in parte questa indifferenza, ve ne sono sicuramente altri che contribuiscono a rinforzarla.
Tra questi troviamo:
- mancata educazione emotiva: quando non si viene educati al riconoscimento ed al rispetto delle emozioni proprie e altrui, vengono spesso ignorati o fraintesi i segnali che si ricevono, portando così a comportamenti che risultano quasi automatici e puramente emulativi;
- desensibilizzazione alla violenza: sebbene l’informazione su certi eventi sia essenziale, la continua e pesante esposizione a immagini e contenuti inerenti alla violenza possono generare una desensibilizzazione rispetto alle reazioni più naturali, diventando quasi un’abitudine, e per questo considerata normale;
- mancata supervisione e/o educazione socio-relazionale: questo vale soprattutto per i più giovani, ma non solo. Sebbene sia necessario dare fiducia ai giovani nel loro muoversi nel mondo e tra le relazioni, è altrettanto necessaria una attenta supervisione da parte degli adulti e una adeguata educazione rispetto alle modalità di stare in relazione e al riconoscimento di dinamiche relazionali inadeguate. In questo modo sarà più facile riconoscere i campanelli d’allarme di dinamiche di questo tipo;
- tratti soggettivi: oltre a quanto già detto, non dobbiamo mai perdere di vista l’influenza di alcuni tratti soggettivi. Se molti vengono mossi dall’emulazione, dal non voler essere esclusi, altri agiscono per spinte interne. Spesso si tratta di traumi, di difficoltà di gestione della rabbia, di difesa verso un senso di grande vulnerabilità. Questi tratti vanno riconosciuti per poter essere presi in carico e gestiti in modo adeguato;
Effetti psicologici della violenza gratuita
Un aspetto curioso è osservare quanto questo tipo di notizie possa lasciare alcuni indifferenti e al contempo scuotere fortemente altri.
Non è facile da spiegare: sicuramente influiscono aspetti altamente soggettivi come il carattere, la sensibilità, la storia di vita ed il momento di vita attuale. Ciò che però rende notizie di questo tipo altamente perturbanti è il carattere di imprevedibilità e l’assenza di motivazione. Si tratta di pura violenza gratuita, non c’è uno scopo, se non quello ricreativo di pochi.
Se osserviamo la natura, scopriamo che l’essere umano è una delle pochissime specie che mette in atto comportamenti violenti al solo scopo di divertirsi, e questo entra quindi in contrasto con il nostro sistema di sopravvivenza. Non è concepibile per il nostro cervello, e ciò lo rende inaccettabile, disgustoso ed emotivamente molto pesante.