Canto XXXII Purgatorio: spiegazione e analisi | Video

Canto XXXII Purgatorio: spiegazione e analisi del canto più lungo della Divina Commedia

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redazione

CANTO 32 PURGATORIO

Canto 32 Purgatorio: analisi e spiegazione. Video a cura di Chiara Famooss
Fonte: redazione

Il canto 32 del Purgatorio è il più lungo di tutta la Divina Commedia. Dante si trova nel Paradiso Terrestre e Beatrice lo invita ad osservare quello che sta per succedere. L'intero episodio descritto da Dante dura 160 versi. 

La processione che Dante introduce nel canto 29 del Purgatorio inizia a spostarsi verso il Sole, e quindi verso Dio. Procediamo dall’inizio. Subito dopo che Beatrice si è disvelata, Dante resta abbagliato dal suo divino splendore. Ma le sette donne che rappresentano le virtù teologali e cardinali invitano Dante a non fissarsi su Beatrice ma a guardare quanto sta per succedere.

Beatrice scende dal carro e si forma un circolo di anime intorno a un albero spoglio, e insieme mormorano il nome di Adamo. L’albero è l’albero della conoscenza del bene e del male descritto nel libro della Genesi. Il grifone che invece guida il carro rappresenta Cristo. Il grifone lega il carro all’albero e immediatamente quest’ultimo si ricopre di fiori rossi, che richiamano il sangue, dunque del sacrificio della croce.

A questo punto Dante cade in un sonno profondo, ma viene risvegliato da Matelda. In questo momento il grifone-cristo sale in Cielo, tornando quindi al Padre, e Beatrice rimane a guardia del carro, seduta sulle radici dell’albero e accompagnata dalle 7 fanciulle. Cosa ci vuole comunicare qui Dante? Che è la teologia a guardia della Chiesa, ed è assistita dalle virtù teologali e cardinali. Dante piega elementi biografici e poetici a ulteriori significati.

Beatrice parla e annuncia a Dante la sua missione: scrivere la Commedia e descrivere, come un profeta, i tre regni oltremondani. È questa la missione da compiere e Dante, se farà ciò, sarà finalmente degno della vita eterna. La Commedia dovrà essere un’opera scritta per salvare il mondo dalla selva del peccato.

A questo punto cominciano a succedere cose straordinarie: un’aquila graffia l’albero e colpisce il carro. Con questa immagine Dante rappresenta l’Impero Romano che perseguita i cristiani. L’aquila torna indietro e lascia una penna sul carro: questo equivale alla donazione di Costantino, che ha dato origine al potere temporale della Chiesa.

A un certo punto però un drago emerge dalla terra e spacca il carro, portandone via un pezzo. Comincia adesso una terribile, mostruosa metamorfosi spuntano infatti sette spaventose teste – i sette vizi capitali? – tre sulla parte del timone e quattro ai rispettivi angoli del carro. Le teste sul timone hanno due corna, mentre le altre una sola.

Sul carro compare una prostituta custodita da un gigante. Questa guarda lascivamente Dante per corromperlo, il gigante se ne accorge e la picchia selvaggiamente.

Insomma, succedono davvero tantissime cose in questo canto. Con il linguaggio allegorico che usa qui, Dante vuole fare una sorta di riassunto della nostra storia, a partire dal peccato di Adamo fino alla corruzione nella curia papale e poi l’alleanza tra il papato e il regno di Francia, con lo spostamento del papa ad Avignone.

Ma oltre a rappresentare gli eventi storici, Dante qui descrive anche il suo dramma interiore, le lacerazioni dello spirito, alla tentazione dei beni terreni e del potere. Questi ultimi canti del Purgatorio, fino al 33, hanno la funzione di una cerniera tra le due cantiche (Purgatorio e Paradiso) e Dante riesce a ricreare un unico moto narrativo.

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