Canto XXX Purgatorio, Divina Commedia | Video
Canto XXX Purgatorio, Divina Commedia: spiegazione e analisi del canto in cui Dante incontra Beatrice. A cura di Chiara Famooss
CANTO XXX PURGATORIO
Nel Canto XXX del Purgatorio, un canto fondamentale all’interno della Divina Commedia di Dante: qui il lessico e il tono si innalzano e compare finalmente la figura di Beatrice. Questo canto del Purgatorio si apre con la fine della processione dei sette candelabri. Il tono è teso e solenne, e si chiude con l'invocazione di Beatrice da parte di uno dei ventiquattro anziani della processione.
Beatrice fa la sua comparsa a partire dal verso 22. Ha il viso coperto ma, per una forza misteriosa, viene riconosciuta dal poeta. Dante è turbato, si gira verso Virgilio, ma si accorge che lui non c’è più. La parte che segue è quella del rimprovero di Beatrice. La donna lo fissa con sguardo altero, rivela la sua identità e gli chiede come abbia osato arrivare fino al Paradiso Terrestre, luogo di felicità per gli uomini. Dante non riesce a sostenere lo sguardo della donna ed abbassa il suo, ma vede il suo volto riflesso nelle calme acque del Lete.
Dante è impietrito, Beatrice tace. A quel punto il poeta si pente e scoppia in un pianto disperato. Ma perché Beatrice rimprovera Dante? In gioventù il poeta aveva mostrato grandi virtù, ma, dopo la morte della donna, aveva preferito seguirne altre, rifiutando la sua bellezza. Questo lo aveva portato su una strada sbagliata. Per salvarlo non c'era altro modo che mostrargli l'Inferno e la strada che lo avrebbe invece portato alla salvezza. Ed ecco quindi che, con l'aiuto di Virgilio, la donna aveva riportato Dante sulla giusta via. Ma per proseguire il viaggio, ora, era necessario il suo pentimento.
Il tono della Cantica, abbiamo detto, è aulico. Dante fa grandissimo uso di figure retoriche e simbolismi: troviamo un continuo rinvio a piani di significati diversi e complessi.
I sette candelabri che troviamo in apertura, ad esempio, rappresentano i sette doni dello Spirito Santo, ma diventano anche immagine delle sette stelle della costellazione dell'Orsa minore che guida i viaggiatori e i marinai. Il sollevarsi degli angeli al verso 18 richiama lo scenario del Giudizio universale, quando tutte le anime usciranno dai loro sepolcri cantando l'Alleluja. Beatrice e Virgilio vengono definiti Madre superba e dolcissimo patre: in entrambi i casi Dante si dipinge come un bambino appena smarrito. Al verso 81 il silenzio di Beatrice dopo il rimprovero a Dante viene rotto da un coro angelico, che dà voce alla fiducia che i peccatori pentiti ripongono nel perdono di Dio.
Il pianto stesso di Dante può essere letto su più piani. Da un lato c'è l'espressione narrativa pura, dove le lacrime del poeta aprono la strada alla seconda parte del rimprovero della donna. Su un piano letterario, però, questo mostra il travaglio psicologico di Dante, il suo evolversi su un piano emotivo e fisico. Facciamo adesso un piccolo excursus sulla figura di Beatrice: chi è esattamente?
Nella realtà storica Beatrice è Bice, figlia di Folco Portinari nata a Firenze nel 1266, sposa di Simone de’ Bardi, uno dei protagonisti della vita politica fiorentina dell’epoca.
Muore nel 1290, all’età di soli ventiquattro anni. Nella storia letteraria, però, è diventata immortale come la donna amata da Dante. Beatrice compare per la prima volta nella Vita Nuova di Dante. Dopo la morte della donna, Dante sembra riuscire a trovare l'amore in un'altra persona, ma solo attraverso Beatrice sa di poter giungere a dio.
Nella Commedia Beatrice è, invece, una figura concreta, dura, severa. Ed ecco la cosa davvero interessante: in quest’opera la figura di Beatrice si muove su un filo doppio. Da una parte è la persona storica, che ha una dimensione reale, che viene riproposta e ricordata. Dall’altra parte, però, è una figura simbolica: Beatrice è allegoria della Teologia, mentre Virgilio rappresenta la Filosofia. In quest’ottica capiamo meglio anche il rimprovero di Beatrice a Dante. Quello che la donna sta cercando di dirgli è che per troppo tempo il poeta ha fatto affidamento alle filosofie e alle speculazioni umane trascurando la Teologia. In sostanza, il poeta si sarebbe affidato troppo alla filosofia e al puro intelletto, cadendo in un errore talmente tanto grave da non essere redimibile se non con il viaggio che Dante sta affrontando.