Canto IV Inferno, Divina Commedia | Video
Canto 4 Inferno, video: Chiara Famooss ci spiega il canto in cui Dante incontra filosofi, medici, poeti e altri uomini di valore nel limbo
CANTO 4 INFERNO
Dante si trova nel primo cerchio, il limbo dei non battezzati. Ci sono uomini, donne e bambini non battezzati e le grandi anime del mondo pagano. Il quarto canto dell'Inferno della Divina Commedia interrompe la visione drammatica dei primi tre canti. Il racconto si fa più disteso e Dante rende omaggio a uno dei suoi dubbi teologici più profondi: l’assenza del battesimo è peccato? Non è una colpa, ma le anime del limbo soffrono comunque, e lo fanno per l’assenza di Dio.
Il Limbo nasce per rispondere a un problema che la gente comune sentiva: dove vanno le anime di coloro che non hanno potuto liberarsi in tempo – attraverso il battesimo – del peccato originale? Non potevano andare nel Purgatorio e nel Paradiso, ma per alcuni teologi nemmeno nell’Inferno. Per rispondere a questa domanda Dante inventa una soluzione: il Limbo è il primo cerchio dell'Inferno, in quanto l'esclusione dalla vista di Dio è di per se stessa già male massimo, ma non fa parte dell'Inferno vero e proprio.
Da un punto di vista spaziale, l’autore rispetta la suddivisione in due sezioni de Limbo:
- 1) il Limbo degli infanti e della folla anonima di uomini e donne in difetto delle oggettive condizioni necessarie alla salvezza;
- 2) il Limbo (castello) degli illustri (Limbus famae) suddivisibile a sua volte in due sezioni:
- - illustri per vari titoli e meriti,
- - sapienti veri e propri.
Proprio per questa ragione, il quarto dell’Inferno è un canto molto affollato: filosofi, poeti, medici, astronomi, comandanti ed eroi.
Le anime del limbo sono in uno stato di quiete che contrasta con le anime degli ignavi del canto precedente. Anche gli ignavi non hanno peccato, ma neanche fatto bene. Quelle del limbo sono anche anime buone, ma sono comunque tristi anche se non soffrono.
Nel limbo Dante e Virgilio si trovano al cospetto del Castello dei Sapienti che viene descritto con un numero simbolico: sette mura, sette porte. I numerosi abitanti sono indicati dal poeta con una lunga elencazione, che sottolineano l’ampiezza dello scibile umano e il suo modo di porsi a servizio della verità. Perché il castello? Dante pensa in modo medievale e per lui il segno di forza e di impero si concretizza nel castello.
Qui i sapienti riposano e riflettono sul mondo e sulla bellezza. Tra questi Dante colloca anche il suo adorato maestro. Per un attimo l’impressione è quella di non essere più nell’inferno, ma in un luogo quasi felice. Questo perché il limbo è come un purgatorio che non prelude l’incontro con Dio, un’attesa che è destinata a restare frustrata per l’eternità.